È diventato un insulto, sinonimo di deficiente o ignorante. Tuttavia affermare che la terra non è una sfera che gira su se stessa, ma è piatta e stabile, è considerata da alcuni una posizione legittima e difendibile.
Recentemente Beppe Grillo, dopo la sua conversione all’uso dei vaccini firmando un patto trasversale per difendere la scienza da ciarlatani e imbonitori, è ricorso al termine. Alle polemiche di alcuni dei suoi ha risposto accusandoli di avere una mentalità pari a quella dei “terrapiattisti”. Per l’assonanza dell’affermazione della terra piatta con alcune polemiche del cristianesimo contro Galileo e Copernico dei secoli scorsi, vale la pena indicare confini e limiti di una ripresa del tutto estranea alle Chiese storiche.
Mi servo di un articolo «I nuovi credenti della terra piatta negli Stati Uniti» di Jean-François Mayer sul sito Religioscope (6 dicembre 2018) per rilevare alcune curiosità in merito.
Dopo le discussioni dei sec. XVI-XVII, la riaffermazione della terra piatta è riemersa in circoli marginali ed eccentrici nell’ambito anglosassone e nord-americano nel XIX secolo per spegnersi alla fine del XX secolo. Ma, sorprendendo molti, all’inizio della seconda decade del XXI secolo è riapparsa, conquistando una qualche udienza grazie ai social.
Alla Flat Earth International Conference di Denver (USA, 15-16 novembre 2018) hanno partecipato 650 persone da tutti gli Stati Uniti e dal mondo intero. Una riunione similare è prevista a Barcellona in questo mese, a Toronto (Canada) in agosto, nel Regno Unito a settembre, a Dallas (USA) a novembre del 2019.
La terra sarebbe piatta attorno al centro costituito dal polo Nord, mentre ai suoi confini circolari vi sarebbe un muro di ghiaccio. La strampalata affermazione ha ricevuto nuova credibilità e diffusione grazie ai social. «C’è più conoscenza su You Tube che in tutte le università e le biblioteche messe assieme», ha detto uno dei relatori. E la diffusione avviene attraverso i contatti diretti in strada e nelle piazze, ma soprattutto sui social. Non è casuale che i “campioni” del gruppo non sono né scienziati né religiosi, ma uomini di spettacolo, sportivi, cantanti e simili.
Un movimento senza leader e senza regole interne che vede incrociarsi varie appartenenze: vegani, creazionisti, vegetariani, antivaccini, antivivisezionisti ecc. accumunati dal sospetto di un grande imbroglio perseguito dalle élites e incanalato dai percorsi scolastici e dalla ricerca scientifica. In nome di un’esigenza “critica”, molti di essi partono da seri dubbi in merito alle spiegazioni date per gli attentati dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York, sviluppando il sospetto su molti aspetti della comunicazione istituzionale: «vogliono trasformarci in robot».
Le autorità impediscono la verità e perseguono una grandiosa impresa di menzogna. Non è casuale che la pretesa conquista dello spazio sia nata da scienziati tedeschi ex nazisti e che la NASA (agenzia spaziale americana) sia piena di massoni e occultisti. Non manca chi sospetta dei gesuiti recuperando un testo falso, scritto a Cracovia nel 1614 dal titolo Monita secreta, che impegnerebbe i religiosi alla conquista del potere con tutti i mezzi, leciti e illeciti.
Una buona parte di coloro che si proclamano “terrapiattisti”, forse la maggioranza, trovano nel movimento una conferma della propria fede cristiana. Provenienti per lo più dalle “Chiese libere” di tradizione protestante, trovano una qualche interlocuzione con il tradizionalismo anche cattolico in ragione della polemica contro Galilei e Copernico e con frange del protestantesimo filo-ebraico “ortodosso”.
L’affermazione della terra piatta, se non decisiva per la verità della Bibbia, costituirebbe tuttavia un sostegno significativo alla sua credibilità.
L’interpretazione letterale della Scrittura attraversa il creazionismo, confligge con le teorie scientifiche cosmologiche e geografiche e riprende alcune affermazioni del periodo patristico rivelandosi ai loro occhi pienamente affidabile. «Tutto quello che insegnano le Scritture sul mondo materiale è vero in senso letterale». «Piuttosto che restare spettatore passivo e di avallare quello che gli raccontano i governi, i media e le istituzioni scolastiche e di ricerca, il “terrapiattista” ha il sentimento di riprendere il controllo della sua vita invece di ripetere tutto ciò che gli si vuole far credere».
“Terrapiattista”, a chi?
Trapela una benevola simpatia dell’articolista per i terrapiattisti. Qui in Brasile li fanno già ministri. Siamo prossimi a una svolta?