Nelle due ultime settimane in Israele e in Palestina sono state uccise dieci persone. A scatenare la violenza è stata, il 14 luglio scorso, l’aggressione mortale contro i soldati israeliani sulla spianata del tempio.
Ma cos’ha di particolare questo luogo santo situato nella città vecchia di Gerusalemme? Che ruolo occupa la religione?
Lo spiega sinteticamente in cinque domande-risposte Andrea Brogmann, giornalista, in possesso anche di una cultura teologica, e corrispondente da Gerusalemme per l’agenzia cattolica svizzera KIPA-APIC e la KNA tedesca, in un servizio del 25 luglio.
Perché è così importante la spianata del tempio?
La spianata del tempio è il luogo storico dove sorgeva il tempio di Israele fino alla sua distruzione ad opera dei Romani. Ma, da oltre un millennio, con la costruzione della moschea Al-Aqsa, è anche il terzo luogo sacro più importante dell’islam.
Avvolto da numerose tradizioni mitiche e bibliche oltre che da leggende, il monte del tempio, in arabo “Haram-al Scharif”, costituisce un luogo pieno di significato religioso e un luogo santo, non solo per gli ebrei e i musulmani, ma anche per i cristiani. Alcune leggende popolari collocano qui, tra l’altro, il luogo della creazione di Adamo ed Eva e del sacrificio di Isacco. Secondo la tradizione coranica, il profeta Maometto dalla roccia del tempio compì il suo provvisorio viaggio notturno in cielo.
Le mura attuali dell’“Haram-al Scharif” corrispondono nella loro misura a quelle esterne del secondo tempio, costruito da Erode. I resti del settore occidentale, chiamati anche Muro del pianto, costituiscono il luogo più importante dell’ebraismo.
Sulle rovine di una chiesa costruita dall’imperatore Giustiniano venne innalzata l’attuale moschea Al-Aqsa, il cui nome – “luogo più lontano” – si riferisce ad una sura del Corano secondo cui Allah trasportò Maometto dalla «Moschea Sacra» della Mecca «alla Moschea più lontana» – Al-Aqsa –, a Gerusalemme.
A quel tempo, però, non c’erano moschee a Gerusalemme, per cui la “moschea più lontana” non poteva essere in realtà quella che oggi, a Gerusalemme, porta questo nome; ma la tradizione islamica afferma decisamente che questa moschea era a Gerusalemme. Così, oltre alla Mecca e alla tomba di Maometto a Medina, essa costituisce il terzo luogo di culto più importante dell’islam.
Significato del monte del tempio per i cristiani
Il Nuovo Testamento parla più volte di Gesù nel tempio. Il monte del tempio fu uno dei luoghi visitati da Gesù. Diversamente da altri luoghi biblici di incerta identificazione, è localizzato qui senza alcuna incertezza. È il luogo in cui Gesù rovesciò i tavoli dei venditori e dove Pietro guarì un paralitico.
Ma un significato particolare la spianata del tempio lo riveste anche per molti cristiani evangelicali, vicini a Israele, i quali lamentano la restrizione della libertà di preghiera in questo luogo.
Chi può accedere al tempio?
In base a un trattato di pace tra Israele e Giordania del 1994, la gestione dell’Haram-al Scharif è affidata all’autorità del Wakf musulmano, con la Giordania come gestore, che si ritiene la custode del luoghi santi musulmani a Gerusalemme. Fino al 1996 esisteva una collaborazione tra la Giordania, l’autorità del Wafk e Israele circa l’accesso dei non musulmani, la manutenzione del luogo e le attività edilizie. La collaborazione archeologica è venuta meno nel 1986, quando Israele decise l’apertura al pubblico di un nuovo tunnel nell’area del Muro del pianto. E con la seconda Intifada, nel 2000, ogni forma di collaborazione cessò. L’accesso ai non musulmani venne aperto nuovamente in maniera unilaterale da Israele solo nel 2003. Da allora la polizia israeliana è presente anche all’interno dell’area.
Attualmente i non musulmani possono entrare nella spianata, in tempi determinati, attraverso la Porta Mughrabi, sopra del Muro del pianto. La preghiera pubblica, come pure l’ingresso alla cupola della roccia e della moschea Al-Aqsa, sono riservati invece ai musulmani.
Quale il motivo di queste continue tensioni?
Il luogo, oltre al grande significato religioso, ha anche politicamente un grande valore simbolico. Mentre lo status giuridico internazionale di Gerusalemme rimane irrisolto e molti Stati non riconoscono la sovranità di Israele sulla zona est della città, per Israele Gerusalemme, dopo la conquista del 1967, è «l’eterna e indivisa capitale» – compresi la città vecchia, il Muro del pianto e la spianata.
Un progetto attualmente in corso in Parlamento intende dare un fondamento giuridico a questa unità: una spartizione della città in un possibile trattato di pace con i palestinesi dovrebbe essere approvata da una maggioranza parlamentare (praticamente irraggiungibile) dei due terzi. I palestinesi, da parte loro, rivendicano la zona est di Gerusalemme quale capitale di un futuro stato palestinese e vedono negli interventi della polizia israeliana una violazione del diritto internazionale.
Perché è scoppiata la recente violenza?
Il 14 luglio tre arabi israeliani fecero fuoco sulla spianata tempio contro le guardie di confine israeliane. Due agenti morirono, e gli assalitori furono uccisi mentre fuggivano. Israele sbarrò per diversi giorni ai visitatori l’ingresso alla spianata. Anche la preghiera dei musulmani del venerdì, per la prima volta dopo tanti anni, fu cancellata.
Per l’apertura graduale della spianata, prima ai musulmani e poi ai visitatori non musulmani, Israele adottò misure di sicurezza più rigide e attivò controlli di ingresso. Ciò suscitò aspre critiche tra i rappresentanti musulmani e palestinesi. Ma la ragione riguardava solo apparentemente i metaldetector e le videocamere. Sullo sfondo, infatti, c’è sempre il lungo latente conflitto circa la sovranità dei luoghi santi e la progressiva giudaizzazione di Gerusalemme attraverso la forza di occupazione israeliana.