Scrivevo nella presentazione del libro: Ucraina Caucaso Urali Chiese dopo l’89 (EDB 2011):
Se sono andato al di là del Muro, oltre la Cortina di ferro;
se ho ascoltato le storie della gente
dei fiumi Danubio, Tigri, Eufrate, Mekong,
fino alla Grande Muraglia;
se ho percorso le steppe al di là degli Urali
fino ai piedi dell’Himalaya,
per incontrare comunità cristiane martiri,
lo devo molto al card. Achille Silvestrini,
già ministro degli esteri della Santa Sede,
e a mons. John Bukovsky,
(suo infaticabile collaboratore).
Lo conobbi sul finire degli anni ’70, quando era rischioso affrontare i Paesi dell’Est. Passavo da lui prima di intraprendere un viaggio, ne ascoltavo i consigli, ammiravo la sua competenza e soprattutto la sua volontà di tenere aperti i canali del dialogo.
Mi dissero negli anni ’80, nella ex Cecoslovacchia, che ero una spia del Vaticano. Ero semplicemente un giornalista occidentale, che voleva avere notizie sulla reale situazione delle comunità cristiane, che soffrivano la repressione.
Andavo da lui – gli sedeva accanto il devoto e abile Bukovsky, fine diplomatico – e gli raccontavo come avevo visto la situazione. Mi incoraggiava a continuare a viaggiare soprattutto all’Est.
Seppi che, quando il vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, mi nominò parroco, sia pure di una piccola parrocchia, gli disse di lasciarmi discretamente libero per continuare a viaggiare all’Est e poi in Asia: Vietnam, Cambogia, Laos…
Silvestrini era per me un maestro di “finezza”, di apertura globale, di caparbietà, di giovinezza. Era una persona che non voleva invecchiare.
Nota la sua simpatia per i giovani, con i quali passava le vacanze a Dobbiaco. Era lassù che ogni anno, per anni, ci recavamo noi de Il Regno e di Settimana per fare un tour d’horizon sui principali e scottanti problemi delle varie Chiese. Era davvero un maestro, anche di giornalismo, quello attento alla realtà con lo sguardo rivolto al futuro.
Era un uomo di fede. Un diplomatico che ci parlava da credente.
Thank you, Francesco. Nice piece on Card. Silvestrini.
Amal.
Michael Amaladoss, S.J.
Precioso tu artículo sobre el cardenal. El cariño, el evangelio y la elegancia se han unido en tu reseña.
Un muy fuerte abrazo,
Andrés