Nella città di Camerino, ancora ferita dal terremoto, si celebra il quinto centenario della nascita al cielo di santa Camilla Battista da Varano, figura unica nel panorama italiano della seconda metà del Quattrocento: figlia di aristocratici, educata agli studi umanistici, che divenne clarissa e mistica. P. Massimo Fusarelli, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, ha pubblicato una lettera indicando tale ricorrenza «come occasione per attingere all’esperienza umana e spirituale di chi, prima di noi, ha attraversato la contraddittorietà della vita, manifestando la possibilità di abitarne la complessità senza sfuggirla e testimoniandoci la fecondità che ne deriva».
Presentandone il profilo biografico scrive: «Ricevette la tipica educazione colta e raffinata delle corti rinascimentali italiane, improntata agli ideali umanistici e rivolta allo studio delle arti liberali. Di essa si scorge traccia negli scritti della Varano, in particolare nella Vita spirituale, in cui già clarissa con il nome di suor Battista, lei stessa la riassume così: “Ornarmi e leggere le cose vane, […] in suonare, cantare, ballare, pazzeggiare e altre cose giovanili e mondane […]. Mi erano in tanto fastidio le cose devote e i frati e le suore, che non [ne] potevo vedere nessuno”».
Presentato un momento di passaggio continua nell’ascolto di una predica sulla Passione il p. Massimo Fusarelli ricorda poi la definitiva scelta: «Dopo quasi tre anni di discernimento interiore e di discussioni familiari “durante i quali – scrive Camilla Battista – fui tribolata e messa alla prova se ero oro e piombo, provata attraverso infermità, tentazione, minacce e carcere, volle Dio, come mi aveva promesso, totalmente liberarmi dalla egiziaca schiavitù mondana e dalle mani del potente Faraone [il padre Giulio Cesare Varano], il quale per due anni e mezzo ebbe il cuore indurito”. Così il 14 novembre 1481 entra nel monastero delle clarisse di Urbino e cinque mesi dopo farà la sua «amara professione» nella vita religiosa, come la definì alcuni anni dopo nei Ricordi di Gesù Cristo rievocando i molti ostacoli affrontati… A Urbino Camilla Battista trovò «il dolcissimo canto delle preghiere devote, la bellezza dei buoni esempi, i segreti giacigli delle grazie divine e dei doni del cielo».
Nel 1484, dietro le pressioni paterne e in obbedienza al Papa, rientra, con otto sorelle, a Camerino, in un antico monastero restaurato per l’occasione dal padre. «Qui Camilla Battista introduce la regola di santa Chiara di Assisi, con la scelta inequivocabile e ferma di osservare l’altissima povertà, rifiutando ogni dispensa, pena lo scioglimento istantaneo della comunità, ostacolando così il disegno del duca di dotare il monastero di rendite e benefici. Nel 1502, con la scomunica del duca Giulio Cesare da Varano da parte di papa Alessandro VI e l’assedio di Camerino ad opera delle truppe comandate dal figlio di questi, Cesare Borgia detto il Valentino, Battista fu costretta a una precipitosa fuga dalla città, conclusasi ad Atri dove, dopo essere stata respinta da Fermo, trovò rifugio insieme con alcune consorelle presso Isabella Piccolomini, consorte del duca Matteo Acquaviva d’Aragona. Qui fu raggiunta dalla notizia dell’uccisione del padre e di tre dei suoi quattro fratelli da parte del Valentino. L’unico superstite, Giovanni Maria, fu colui che nel 1503, in seguito alla morte del pontefice e alla sconfitta del Borgia, poté fare rientro a Camerino per restaurare il casato dei Varano. […] Camilla Battista rimarrà a Camerino fino alla morte avvenuta il 31 maggio 1524 a causa della peste».
Concludendo la lettera il Ministro generale dei frati Minori afferma: «A distanza di 500 anni dalla sua morte, la testimonianza e la figura di Camilla Battista Varano risplende nella sua sconvolgente attualità, e viene riconsegnata a noi come un invito a rinnovare e riconvertire il nostro rapporto con la storia, con la sofferenza e con noi stessi. Molto spesso quello che ostacola il nostro cammino spirituale e soprattutto la sua continua crescita ed evoluzione, sono eventi che accadono nella storia; e poi l’esperienza drammatica della sofferenza e del dolore, e persino elementi della nostra umanità, sempre in tensione tra fragilità e autentica forza, tra le immaturità affettive e il desiderio di relazioni buone. San Francesco alla Verna ha vissuto la sua “grande tentazione”, sciolta in un incontro nuovo con il Cristo. Da parte sua, Camilla Battista di fronte a queste tre sfide ci offre una pista, una luce, per attingere dalla sua esperienza criteri e strumenti per il discernimento nella vita concreta di ogni giorno. Una salvezza nella storia e non dalla storia».
L’approfondimento delle indicazioni offerte nella lettera di p. Massimo Fusarelli è facilitato dalla pubblicazione di tutte le opere della santa clarissa nel volume Battista da Varano, La purità del cuore e altri scritti, a cura di Silvia Serventi, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 2024 (368 pp., 50 euro).
Il testo completo della lettera si può leggere a questo indirizzo