David Sassoli: la speranza come categoria politica

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«È difficile individuare non tanto cosa resta, ma cosa si è disposti a conservare del pensiero e dell’impegno di David Sassoli nell’Europa di oggi». Laura Rozza ricorda l’amico scomparso tre anni or sono (11 gennaio 2022 − ndr) con alcune riflessioni sulla figura del giornalista e politico. Insegnante in pensione, in questi giorni Rozza si trova a Bruxelles dove, dice, «sto facendo la nonna».

Il tratto personale e familiare emerge come succedeva con Sassoli e con la sua famiglia: David era stato sin da ragazzo un grande amico di Paolo Giuntella, marito di Laura (scomparso anche lui per malattia nel 2008 − ndr). Erano cresciuti assieme a Roma nello scoutismo, nella Rosa Bianca, con le comuni passioni del giornalismo e della politica. Il cattolicesimo democratico ne caratterizzava la visione ecclesiale e civile.

Impegno generoso per cambiare le cose

«Dopo la profondissima commozione e le parole di ammirazione emerse in tantissime persone quell’11 gennaio del 2022, sono sorte innumerevoli iniziative per ricordare David. Eppure – afferma Laura Rozza – ora mi sembra ci sia una sorta di rimozione non soltanto della sua persona (conoscendo David non si sarebbe particolarmente dispiaciuto), ma anche delle idee di Sassoli e della sua testimonianza politica».

«Occorre che ci aggrappiamo, con tutte le nostre forze in questo momento drammatico, alla testimonianza di David come uomo generosamente immerso nella politica. (..) Era di quelle persone, competenti e disinteressate, che fanno politica non per sé ma per gli altri», perché «credono fermamente che la politica serva per cambiare le cose, per costruire bene comune secondo un progetto condiviso. Una politica non per salvare se stessi ma salvare gli altri. Ecco, io penso che David abbia vissuto soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita questa intuizione forte: mettere tutto se stesso, compreso il proprio corpo, a servizio di ciò che si vuole costruire insieme».

La riflessione si sposta di nuovo sull’Europa: «Nel corso degli anni David aveva maturato in particolare un’idea forte di Europa. L’Unione Europea dei diritti, luogo della democrazia partecipativa, nella quale non spiccano leaderismi e nazionalismi, ma convivenza, giustizia sociale, pace».

Da qui, il richiamo al «bellissimo discorso da lui tenuto all’apertura della Conferenza sul futuro dell’Europa», il 9 maggio 2021. «C’era, al fondo, la proposta di un’Europa da costruire, mattone su mattone, con l’apporto di ognuno. E tutto questo con l’energia e la forza della locuzione spes contra spem, la speranza al di là di tutto, senza mai scoraggiarsi, senza mai fermarsi».

“Uscire dalla crisi con società aperte e accoglienti”

Qui appare la commozione dell’amica, che ricorda il discorso, ispirato e prospettico, tenuto dall’allora presidente del Parlamento europeo l’11 luglio 2021 al campo di concentramento di Fossoli, commemorando l’eccidio nazista di Cibeno. In quella occasione Sassoli richiamava la difesa dei valori fondamentali dell’Europa:

«Se allentassimo la soglia di attenzione non saremmo più in grado di sostenere che la democrazia è il sistema che meglio accompagna il desiderio di libertà, giustizia e benessere delle persone, non avremmo possibilità di proteggerci dalle ingerenze dei regimi autoritari, di far valere la nostra identità nelle relazioni internazionali».

E più oltre, nel pieno della crisi del Covid, dichiarava: «Vogliamo uscire da questa crisi con società più aperte, più accoglienti, con meno diseguaglianze, con impegni concreti nella lotta alla povertà, con una democrazia più funzionante e partecipata, mettendo al centro gli anelli deboli delle nostre catene sociali come le donne e i giovani». E aggiungeva: «L’Europa è una costruzione sempre in divenire. E non dovrà mai fermarsi. È un cantiere che non smette mai di operare, è una cattedrale la cui officina richiede l’impegno di successive generazioni».

Non fermarsi mai

Laura Rozza riprende il suo ricordo di Sassoli: «Ecco, non fermarsi mai. David in quel periodo portava già i segni della malattia. Nonostante la fatica, ci stava dimostrando che non bisogna fermarsi mai, per lui si trattava di un impegno totalizzante, legato ai valori tramandatigli dalla famiglia, dagli amici, dalla sua formazione su Mounier e La Pira, quei principi che affondano le radici nella Resistenza, nella Costituzione repubblicana… Ora riversava quel patrimonio nella edificazione della casa comune europea».

Lei intravvede ancora quella speranza che attraversava la vita e appariva sul volto sorridente di Sassoli?

«La vedo nei giovani, in tante iniziative del volontariato, nelle associazioni, nella formazione alla politica. Credo occorra seminare e ritrovare fiducia nella politica come spazio del cambiamento e non come luogo della rincorsa delle proprie ambizioni».

Raccoglierne coraggiosamente l’eredità

All’amica di Sassoli, le cui frequentazioni familiari precedono di molti anni l’impegno politico e lo accompagnano nel periodo di Strasburgo e Bruxelles, chiediamo qualche ricordo personale. Torna la commozione. Poi confida: «Si è già detto altre volte, lo so, ma come dimenticare la sua capacità di entrare in contatto con le persone, il suo mettersi in ascolto di chiunque lo incontrasse. Quel suo sorriso era espressione dell’animo, sapeva chiacchierare con tutti, si interessava delle vicende e delle opinioni di ognuno…»

«Mi pare si possa dire che questo stile dialogico lo avesse portato anche nella politica e le attestazioni di stima bipartisan giunte alla sua scomparsa lo abbiano confermato. Anche quando la sua agenda era fittissima trovava tempo per le persone. Il padre di David, Domenico Sassoli, diceva che l’unica volta che aveva corso nella sua vita era stato per sfuggire, nella neve, ai nazisti. David correva nella neve della vita, nelle fatiche quotidiane, perché voleva arrivare a costruire qualcosa di buono. Si impegnava per riavvicinare i cittadini alla politica stessa. Riteneva che quello fosse un suo compito e ci si immergeva pienamente. Anche per questo dobbiamo essergli grati. Il modo migliore per ricordarlo è provare a raccoglierne coraggiosamente l’eredità umana e politica».

  • Pubblicato sul sito della Agenzia SIR, 11 gennaio 2025
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