I più recenti sviluppi su Luis Figari e sul Sodalizio da lui fondato hanno confermato l’esistenza di inquietanti derive. Si va verso la soppressione?
Ne ha parlato il card. Barreto, arcivescovo di Huancayo (Perù), personalità di spicco non soltanto all’interno della Conferenza episcopale argentina, ma di tutto l’episcopato sudamericano. Ha molta influenza su papa Francesco e quindi la sua uscita su una possibile soppressione del Sodalizio credo sia bene fondata. Gli ha fatto eco l’attuale arcivescovo di Lima, Carlos Castillo Mattasoglio, succeduto al card. Cipriani, grande protettore del fondatore Luis Fernando Figari, che ha espresso la sua convinzione che il Sodalizio sarà sciolto. Ma ripercorriamo gli avvenimenti.
Martedì 5 aprile 2016, Alejandro Moroni, disse a nome del Consiglio superiore del Sodalizio che Luis Fernando Figari veniva dichiarato persona non gradita perché colpevole di abusi sessuali e quindi doveva essere cacciato dal Sodalizio che, nel 1997, Giovanni Paolo II riconobbe come una “società di vita apostolica” incorporandola così al diritto pontificio.
Il superiore Moroni non adoperò mezzi termini. Il vertice del Sodalizio nell’ottobre 2015 aveva già chiesto «perdono» per le colpe del fondatore. Annunciava la «riforma integrale» del Sodalizio.
Una brillante ascesa
Ma chi è Luis Fernando Figari. Nasce a Lima l’8 luglio 1947. Compie studi umanistici e legge all’Università cattolica di Lima e all’Università San Marco. Nel 1971 fonda il Sodalizio di vita cristiana con l’appoggio dell’arcivescovo di Lima, card. Landazuri, al quale fa seguire una serie di altre fondazioni. Nel 1977 il Sodalizio riceve l’approvazione vaticana come Sodalizio di vita apostolica per laici e preti.
Nel 1984 è a Roma per la Giornata mondiale della gioventù e viene invitato da Giovanni Poalo II a prendere la parola. Nel 2002 viene nominato consultore del Pontificio consiglio per i laici. Nel 2005 papa Benedetto lo nomina uditore al Sinodo dei vescovi sull’eucaristia. Il 3 giugno 2006 rivolge al papa il saluto finale in occasione dell’incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità, la vigilia di Pentecoste.
Il Sodalizio, diffuso anche in Colombia, Argentina, Brasile, conosce una certa rinascita di vocazioni laicali, maschili e femminili. Aumenta progressivamente il numero di preti al suo interno e può contare su due vescovi: José Antonio Eguren Anselmi, vescovo di Piura, e Kay Schalhausen Panizo, vescovo di Ayaviri.
Il movimento gode dell’appoggio del card. Lopez Trujillo, colombiano, e soprattutto dell’arcivescovo di Lima, card. Juan Luis Cipriani Thorne dell’Opus Dei, che ebbe come suo ausiliare proprio mons. Eguren Anselmi, prima che questi fosse nominato arcivescovo di Piura.
Interessante e sorprendente la cavalcata di Figari. Compie i suoi studi nel collegio Santa Maria a Lima. Inizia a formare un gruppo di ragazzi, si sceglie i più bravi (e i più belli) tra le famiglie di origine italiana, tedesca, spagnola, ma non tra gli indios e i meticci.
Predica la sistematica separazione dal mondo; toglie dalle famiglie i giovani e li inserisce nella sua famiglia. Figari esercita un fascino allettante sia per il suo aspetto fisico, che cura in modo perfetto, sia soprattutto per l’aureola di semidio. Un numero di giovani entusiasti impazzisce per lui. A loro dice di rinunciare alla propria libertà di coscienza per porsi totalmente nelle sue mani.
Un silenzio complice
Accadono fatti inquietanti, messi a tacere. I cardinale Cipriani ne viene a conoscenza, ma chiude gli occhi e consente che la stampa del Sodalizio intervenga accusando i detrattori.
Un membro dell’alta direzione, Daniel Beltran Murguia, viene trovato in un hotel della Piazza San Martin mentre dava del denaro a un ragazzo di undici anni, perché si lasciasse fotografare in posizioni indecenti. Il Sodalizio lo espelle. Si viene a sapere che Beltran mantiene contatti con una rete di pornografia internazionale.
I giornalisti Pedro Salinas e Luis Enrique Escardò portano alla luce numerose denunce di casi, raccontando anche la loro esperienza traumatica all’interno del Sodalizio. Ombre pesanti gravano sul silenzio del Vaticano.
Esplode il caso di German Doig Klinge Klinge, il laico considerato da Figari il delfino. È un uomo elegante, figura atletica, barba ben coltivata, dialettica accattivante, colto in letteratura e scienze giuridiche, formato secondo i canoni di Figari. Viene nominato vicario generale del Sodalizio. Muore improvvisamente nel 2001. Ha soltanto quarant’anni. Di ottima salute. Si fanno diverse ipotesi: infarto, suicidio, assassinio.
È certo che sapeva moltissime cose sia della politica dell’allora presidente Fujimori sia dell’apparato ecclesiastico del potentissimo card. Cipriani. Lo si fa passare per santo e inizia la corsa per portarlo alla gloria degli altari. Si pubblicano biografie strappalacrime, si stampano immaginette con la sua foto e la preghiera per ottenere grazie dal Signore con la sua mediazione. E c’è l’approvazione ecclesiastica. Si erigono busti, si fanno collette per sostenere le spese della beatificazione.
Ma, a dieci anni dalla sua morte, il Sodalizio, con uno scarno comunicato, annuncia che il processo viene interrotto perché si è trovato che Doig aveva condotto una doppia vita. Era a tutti noto il suo comportamento omosessuale.
Due fatti inquietanti, dunque: la simultanea uscita di Figari dalla cupola del Sodalizio e la paralisi del processo di beatificazione di Doig. È probabile che Figari fosse al corrente della doppia vita di Doig e temesse di essere chiamato in causa. Esce di scena.
L’Assemblea generale del Sodalizio nel gennaio 2011 emette un lungo comunicato di condanna nei confronti di Doig, la cui personalità era segnata da megalomania. Il suo comportamento era infatti autoritario, fanatico e intollerante.
Verso la soppressione?
Il fondatore del Sodalizio, Figari, un semplice laico, era considerato un genio di azione apostolica da più d’uno della gerarchia peruviana, il card. Cipriani in testa. Chi non lo stimava, come il vescovo teologo Strotmann, ne subiva le conseguenze.
Le denunce di abusi nei confronti di Figari ammontano a ventisette. Una storia triste e vergognosa, drammatica e inquietante, perché ha coinvolto un buon numero di personalità della gerarchia ecclesiastica peruviana, membri di spicco della curia romana e della diplomazia vaticana, politici di destra, centri dell’economia liberista, mass media comperati a suon di denaro e favori.
Il 20 febbraio 2019, il Consiglio superiore del Sodalizio rendeva note le misure a carico di Figari, dopo che il Supremo tribunale della Segnatura Apostolica della Santa Sede aveva respinto il secondo appello di Figari contro le misure disposte dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica il 30 gennaio 2017: divieto di ritornare in Perù; residenza stabile, ma non in una comunità del Sodalizio; nessun contatto con persone del Sodalizio; nessun contatto con i mass media e nessuna partecipazione a incontri del Sodalizio.
Con un decreto, il superiore generale, José David Correa, sopprimeva il centro del Sodalizio “Madre del riconciliatore” a Roma (2019). Ora si attende la soppressione di tutto il movimento.
Se questa è la chiesa cattolica… aiuto…
Se non sbaglio Huancayo si trova in Perù
Piccola svista all’inizio del testo: (…) il card. Barreto, arcivescovo di Huancayo (Perú), personalità di spicco non soltanto all’interno della Conferenza episcopale peruviana (…)