Il 23 giugno scorso è stato presentato a Madrid il libro-intervista, firmato dal nipote Juan Ignacio Pagola, che racconta alcuni passaggi della vita del teologo di San Sebastián più letto degli ultimi decenni: José Antonio Pagola. Un credente appassionato di Gesù.
Chi lo legge troverà una lunga intervista realizzata e scritta con l’empatia che, ancora oggi, è negata in non pochi settori della Chiesa e della società civile.
Capisco, diversamente da costoro, che tale atteggiamento è richiesto a chiunque cerchi di comprendere qualsiasi contributo, sia quello del teologo nato nel quartiere San Sebastián di Añorga sia quello di altri autori. E, in modo particolare, a chi pretende di criticare il contributo che fonda e spiega la vita a cui si riferisce il testo che il lettore ha tra le mani.
Addentrandomi nella sua lettura, mi trovo, dopo la presentazione di Juan Ignacio, davanti a un racconto sobrio e contenuto di una quantità di incontri e di incomprensioni. Sono soprattutto cinque i passaggi che attirano la mia attenzione.
Cinque passaggi significativi
Il primo è l’esperienza di avvicinamento alla persona del Nazareno che egli visse presso il lago di Galilea, tra il 15 maggio e il 15 giugno 1966: «Niente – confessa a suo nipote – sarebbe stato lo stesso senza quell’esperienza di Gesù. Ciò che ho vissuto in quel luogo ha segnato la mia vita per sempre. Ma questo incontro è stato possibile grazie al fatto che ho avuto una magnifica iniziatrice alla fede: mia madre… Ho avuto la fortuna di conoscere il Vangelo nella cucina di casa mia… Tua nonna, senza aver mai letto direttamente il Vangelo, mi ha insegnato a vivere con spirito evangelico».
Ed ecco il secondo degli incontri. Durante il periodo di formazione a Roma, Pagola ha assistito alla celebrazione del Concilio Vaticano II (1962-1965). Fu allora che si identificò con la sua passione di evangelizzatore rendendosi conto della necessità di rinnovare la Chiesa, compito a cui dedicherà una parte molto importante della sua vita: se, un giorno, l’istituzione ecclesiale non portasse a Gesù – confessa in diverse occasioni – «sarebbe una Chiesa morta. Questa profonda passione per Gesù e per il rinnovamento della Chiesa ha guidato la mia vita di professore di teologia, di rettore del seminario maggiore di San Sebastián e di vicario generale della diocesi».
E spiega di non essersi preoccupato «tanto di conservare le tradizioni quanto di aprire la strada a tutto ciò che poteva contribuire al loro rinnovamento». «Sono stato invitato a imbarcarmi in questa avventura – piena di tanti incontri e di altrettante incomprensioni, sia ecclesiali sia sociali – da don José María Setién, persona che, nonostante la sua apparente freddezza, non ho mai sentito lontana e di cui ho ammirato l’onestà, la fede, l’umiltà, il senso di responsabilità e la sua totale dedizione. Con lui ho anche condiviso la sua passione per la pacificazione dei Paesi Baschi, denunciando sia la violenza terrorista dell’ETA sia quella esercitata dallo Stato e senza trascurare, per questo, le legittime rivendicazioni dei diritti che venivano reclamati».
Il Dio di Gesù
La pubblicazione di Gesù. Un approccio storico (Jesús. Aproximación histórica) è il quarto capitolo degli incontri e delle incomprensioni. Quando il lettore si addentra in questo passaggio della sua vita, scopre alcune pagine interessanti, narrate senza acrimonia, con un enorme amore per la Chiesa e anche con un’insolita comprensione verso i suoi accusatori e detrattori.
Chi vuole conoscere la complessità di questo penoso “affaire”, durato quasi cinque anni, ha qui un magnifico filo conduttore che, ovviamente, dovrà essere completato consultando le fonti originali e i testi a cui l’autore fa costantemente riferimento.
Meritano di essere ricordate, tra le altre, le righe scritte sull’argomento da José Ignacio González Faus nelle quali il teologo valenziano definisce “la complessità della questione” ciò che la pubblicazione e la lettura di questo testo continua a suscitare anche ai nostri giorni.
I critici di Pagola – scrive Faus – «senza rendersene conto, proiettano in Gesù l’idea prefabbricata che già hanno di Dio… Il modo di procedere dovrebbe essere il contrario: Gesù è così; Gesù è Dio, pertanto Dio è e agisce così. In questo modo ha proceduto Pagola». L’indagine storica ci avvicina all’uomo Gesù. Niente di più. A partire da qui, se crediamo che Gesù è la rivelazione di Dio, allora qualcosa di Dio ci viene rivelato in questa umanità di Gesù.
I “Gruppi di Gesù”, i sette volumi di Gesù, Maestro interiore. Lettura orante del Vangelo e le migliaia di gruppi che esistono nel mondo sono – secondo José Antonio Pagola – il culmine del suo approccio storico al Nazareno e della sua opera teologico-pastorale. «Se, con i primi testi e con la promozione di tanti gruppi, cerco di favorire la conversione individuale e di gruppo a Gesù, con la seconda serie di pubblicazioni intendo rilanciare la sua spiritualità rivoluzionaria».
In definitiva, un libro-intervista che ha come protagonista un appassionato di Gesù, oltre che del rinnovamento della sua comunità di discepoli, la Chiesa, e della pacificazione dei Paesi Baschi.
Gesù storico. Rinnovamento. Rivoluzionario.
Abbiamo così capito che aria tira: non certo quella dello Spirito Santo