Parole di stima e di gratitudine, quelle di don Erio, arcivescovo di Modena e di Carpi, per l’amico Luciano Guerzoni, modenese, scomparso il 1° dicembre, per una malattia che da due anni stava combattendo con tenacia ma che alla fine ha prevalso.
«Stima per un intellettuale e politico, uomo di pensiero e d’azione, di rara levatura – ha scritto don Erio nel breve saluto inviato per la celebrazione del funerale. Gratitudine per il dono di un cristiano leale, evangelico, onesto: un vero “giusto” e appassionato alla giustizia».
E ancora: «Quello che mi ha colpito di lui è stata l’esternazione della sua passione educativa. Luciano, che aveva una cultura enorme, avrebbe potuto esibirla in tante occasioni e su svariati argomenti, in realtà si presentava sempre mite, dialogico, desideroso di ascolto. Credo che il motivo fosse proprio questo: non gli interessava affermare sé stesso, ma trasmettere ad altri, specialmente ai giovani, il grande tesoro di conoscenze e di esperienze che aveva accumulato».
Le tappe di una vita
Una vita, quella di Guerzoni, dedicata alla studio e alla ricerca, all’insegnamento, all’interesse sociale e politico. Un’esistenza vissuta con una passione tenace e partecipata, che è durata fino alla fine.
Laureatosi in Giurisprudenza all’Università di Modena, divenne professore ordinario di Diritto ecclesiastico nello stesso ateneo della città. È stato uno dei massimi studiosi italiani sul rapporto tra Stato e Confessoni religiose, con un particolare sguardo ai temi della libertà religiosa, della laicità dello Stato e delle politiche sociali.
Era Presidente della Fondazione Ermanno Gorrieri – partigiano, sindacalista, parlamentare e ministro, cattolico democratico e fondatore dei Cristiano sociali –, con cui per tanti anni ha condiviso idee e progetti, ponendo attenzione soprattutto alle disuguaglianze sociali. È stato consigliere e presidente della Fondazione San Carlo di Modena dal 1967 al 1988. Già deputato della Sinistra indipendente e sottosegretario all’Università e alla ricerca scientifica nei governi Prodi, D’Alema e Amato dal 1996 al 2001. Insieme a Luigi Berlinguer, fu tra gli ideatori di quella riforma dell’Università che prese il nome dell’allora ministro della Pubblica Istruzione e passata poi alla storia con il nome di 3+2.
Altri tratti, forse meno noti, possono essere raccontati, a testimonianza di una vita radicata profondamente sui valori cristiani, fonte di ispirazione delle sue scelte sociali, politiche ed educative. Come, ad esempio, l’esperienza, sul finire degli anni ’60, nella parrocchia di San Francesco a Modena.
Erano gli anni del Concilio, la spinta verso il rinnovamento dentro la Chiesa era forte e cresceva in diverse direzioni: la riscoperta della Bibbia, il rinnovamento liturgico, un nuovo modo di intendere la carità verso i poveri, con un’attenzione agli aspetti sociali e politici che, nella tradizione cristiana, spesso rimanevano ai margini.
Senza nulla di rivoluzionario, rispettando le competenze e i compiti della parrocchia, un gruppo di laici, di cui Guerzoni faceva parte, iniziò con una sensibilità nuova a leggere la Bibbia, a dar vita a organismi parrocchiali partecipativi secondo le indicazioni conciliari, a fare catechismo ai bambini. In quel contesto emergevano le forti disuguaglianze sociali, la condizione dei meridionali che arrivavano al Nord in cerca di lavoro e di fortuna.
Viene messo in piedi un doposcuola, con funzione educativa, oltre che di ricupero scolastico. Un’esperienza che non ebbe seguito a causa degli ostacoli dovuti a visioni differenti all’interno della parrocchia. Rimase però in piedi una piccola comunità di base, tuttora viva anche se trasferitasi in altro luogo, che si riuniva settimanalmente per la lettura della Bibbia e per una liturgia partecipata, che trovò un aiuto nella presenza assidua di un prete e biblista reggiano, Pietro Lombardini.
L’interesse di Guerzoni per la lettura e lo studio della Bibbia risulta evidente anche dalla sua assidua e fedele partecipazione all’iniziativa degli “incontri biblici”, che da quasi cinquant’anni vengono tenuti nella Comunità dehoniana di Modena.
L’appuntamento del “sabato sera”, a cui ha sempre partecipato, insieme alla moglie Maria Cavazzuti, in modo attivo e vivo, condividendo con molti amici una ricerca biblica esigente e di spessore. Ricorda la moglie Maria, che venire dai dehoniani il sabato sera era per noi «un’esperienza desiderata, non ne potevamo fare a meno».
In questi ultimi anni, l’interesse biblico e per il mondo ebraico di Luciano si era concretizzato nella partecipazione alla «Fondazione Pietro Lombardini per gli studi ebraico-cristiani», di cui è stato tra i fondatori e tuttora membro del Consiglio di amministrazione. La sua presenza alla Fondazione era tutt’altro che formale: capace di una visione ampia, aperta e libera, con un bagaglio culturale solido che condivideva con grande generosità, ha permesso alla stessa di strutturarsi e di risultare, in pochi anni, un riferimento a livello nazionale per la conoscenza del mondo ebraico, la relazione tra ebraismo e cristianesimo, la ricerca e il dialogo interreligioso.
L’eredità di una vita
Paolo Boschini, parroco della parrocchia modenese frequentata da Guerzoni, nella celebrazione funebre lo ha ricordato come «uomo di dialettica», inevitabile per chi sceglie nella propria vita la politica. Ma ciò comporta un equilibrio e una continua tensione nel contrasto inevitabile di idee, progetti, stili di vita e prospettive future.
Dialettica intesa come ricerca di pace, riconoscimento delle proprie ragioni e di quelle degli altri, condotta alla luce di un bene più grande. Dialettica che in Luciano ha riguardato anche la fede, intesa come cammino inquieto che attraversa il cuore del credente. Ha combattuto la buona battaglia, dalla parte dei perdenti e dei vinti, ha saputo farsi carico anche delle sconfitte e degli insuccessi.
«In Luciano – ha ricordato don Boschini – la dialettica è diventata dialogica: il passaggio dall’io al tu, dall’io a essi. Ha saputo cogliere anche le ragioni degli sconosciuti. Ha testimoniato una fede appassionata (non combattiva), un uomo dal “cuore pensante”».
Commovente il ricordo della figlia Giovanna e della nipote Camilla, al termine della celebrazione: «Papà, hai avuto una vita bellissima. La politica e la fede, la vitalità e il servizio per il bene comune. Il cambiamento come atto di libertà e di futuro. Ci hai lasciato delle consegne: dare vita a ciò che tu hai saputo avviare con passione, responsabilità e grande attenzione. Eri sempre disponibile ad ascoltare, davi sostegno a tutti. Dicevi che l’eternità ti avrebbe annoiato. Amavi troppo la vita qui e la tua famiglia, i tuoi figli, le tue nipoti, la tua città. Un autore scriveva: “Non siate tristi e continuate in ciò che è giusto”. Sono la consegna e il compito che tu ci ha lasciato».