Il 5 maggio ricorrono i 200 anni della nascita di Karl Marx. È un’occasione per guardare a questo personaggi, che ha dato un’impronta profonda alla storia degli ultimi due secoli, con occhio libero dalle passioni e dai pregiudizi del passato e chiederci cosa è rimasto della sua dottrina e del suo pensiero e cercare di cogliere ciò che è ancora valido.
Marx era un politico, un filosofo e un economista molto attento ai fenomeni sociali, oltre che giornalista; era uno che intendeva sviluppare e portare a compimento le grandi intuizioni della rivoluzione francese, anche se poi molte sue idee sono state strumentalizzate e deformate da una certa cultura e soprattutto da regimi che se ne sono serviti per giustificare ogni sorta di atrocità e di ingiustizie. La sua figura tuttavia anche oggi continua ad essere oggetto di studio.
Lasciando agli studiosi e agli storici questo arduo compito, pubblichiamo qui ciò che il card. Reinhard Marx ha dichiarato nei giorni scorsi in due interviste: la prima rilasciata alla Rheinische Post on line e raccolta da Ludwig Ring-Eifel (20 aprile 2018) e la seconda al Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (30 aprile 2018) e ripresa in sintesi dall’agenzia KNA.
Il card. Reinhard Marx è l’attuale presidente della Conferenza episcopale tedesca e arcivescovo della diocesi bavarese di Monaco-Frisinga. Si chiama anche lui Marx, un cognome abbastanza diffuso nella sua terra natale, la Nord Renania-Vestfalia. È stato anche vescovo di Treviri, terra di origine di Karl Marx, dove questi era nato il 5 maggio 1818. Nei suoi studi il cardinale si è sempre interessato molto della dottrina sociale e ha scritto anche un libro intitolato significativamente “Das Kapital”.
Intervista alla Rheinische Post on line
- Marx, lei si è spesso occupato del suo omonimo Karl Marx. Perché un arcivescovo si interessa di Karl Marx che è stato uno degli acerrimi critici della Chiesa e dei “preti”?
La dottrina sociale cattolica si è molto occupata di Marx; di qui l’affermazione di Oswald von Nell-Breuning: «Noi siamo tutti sulle spalle di Karl Marx». Ciò non significa che sia un Padre della Chiesa. Ma la sua posizione è sempre stata un punto di discussione per la dottrina sociale cattolica. In gran parte come rifiuto critico, ma anche come interrogativo: «che cosa significa in concreto ciò che agita questo uomo? la sua analisi del capitalismo è giusta?».
- È possibile separare la riflessione sulle sue teorie dai crimini commessi nel suo nome?
Non si può semplicemente assolverlo da ciò che ne è derivato; ma non lo si deve nemmeno ritenere responsabile di tutto ciò che è stato commesso in seguito alle sue teorie, fino ai gulag di Stalin. Forse, dopo la fine del socialismo reale in Europa, è possibile avere uno sguardo più imparziale sulla sua filosofia. Marx è un pensatore che ha contribuito a plasmare la nostra epoca, anche in senso negativo.
- Quali tesi di Marx sono ancora attuali oggi?
Marx era un acuto analizzatore del capitalismo. Ha riconosciuto in maniera giusta una cosa: quando gli interessi nell’uso globale del capitale costituiscono il fattore determinante di tutto lo sviluppo, il capitalismo entra in aporie insolubili. Detto con mie parole: se si combina l’imperativo tecnologico «ciò che è tecnicamente possibile, lo si può anche fare», con quello economico «ciò che crea profitti, non deve essere ostacolato», e lo si collega con una morale del male minore, ciò conduce all’abisso. Molte cose da lui indicate le vediamo solo ora in tutta la loro ampiezza.
Oggi cominciamo a vedere quali effetti politici ed ecologici ha avuto un capitalismo mondiale, globale e senza freni.
La dottrina sociale cattolica non ha mai negato l’analisi marxista del capitalismo e delle minacce che ne derivano. Ha solo posto l’accento sulla necessità di un suo controllo e di una sua correzione.
Karl Marx ha obbligato a riflettere su problemi che non sono stati risolti. Ciò vale anche per il carattere feticistico dei beni e l’alienazione.
- Come mai l’insegnamento sociale cattolico è meno conosciuto della dottrina di Karl Marx o del suo opposto liberale Adam Smith?
Non oso mettere in dubbio che Karl Marx e Adam Smith siano effettivamente conosciuti e letti. Marx durante la sua vita non ha costruito alcun sistema di teoremi. Ciò è venuto dopo, se ne è fatta quasi una religione di Stato. E naturalmente, in questo modo, ne è stata ampliata la portata. In confronto, la dottrina sociale cattolica non ha un effetto così vistoso e altisonante. Ma l’influsso della dottrina sociale cattolica e del movimento sociale nel sec. 19° è stato grande e intenso. In effetti, nella storiografia si guarda prevalentemente al movimento operaio socialista, ma tra le prime associazioni operaie c’erano quelle cattoliche, ispirate dal vescovo von Ketteler; questo viene spesso dimenticato. Fino al termine del 20° secolo questa dottrina ha esercitato un notevole influsso sullo sviluppo dello stato sociale.
- Nel maggio 2018 non si ricordano solo i 200 anni di Marx ma anche la rivolta studentesca di 50 anni fa. Per i suoi protagonisti, gli insegnamenti di Marx costituivano quasi una Bibbia. Come è successo?
A volte me lo chiedo anch’io. Ma una volta che si comincia a leggere i suoi scritti, se ne rimane presto affascinati. Marx era anche un giornalista e sapeva scrivere in maniera incisiva. Il Manifesto comunista possiede uno slancio avvertibile anche cent’anni dopo, in coloro che nel 1968 dicevano: chi governa in questo paese? dov’è il soggetto rivoluzionario? come può avvenire il grande rovesciamento? Il capitale regna – questa era l’opinione – cioè: Marx, che già allora era contrario, ci offre delle risposte per il presente. Ciò naturalmente è stato pensato in maniera troppo sbrigativa. Ma c’era dentro un’ispirazione, c’era uno slancio rivoluzionario negli scritti di Marx: che bisogna cioè inventare tutto di nuovo, e questo ispira la gente radicalmente insoddisfatta della situazione. Basta solo leggere con cuore libero Marx, e allora ci si accorge che la sua forza è sorprendente.
- Karl Marx non ha trovato seguaci solo nella rivolta studentesca. Il suo influsso si è esteso anche alla Chiesa, ad esempio nella teologia della liberazione.
Per Marx ciò che conta è il genere umano. Egli non prende in considerazione il singolo. Per noi cristiani, centrale è la persona. Anche se storicamente non l’abbiamo sempre messo in pratica, sappiamo tuttavia che nessun fine può essere perseguito a scapito dell’uomo, come pensa il marxismo, ma l’uomo come persona sta sempre al centro, ogni singola persona.
- Papa Francesco ha descritto il rapporto tra cristiani e marxisti dicendo: “Ci hanno rubato la bandiera!”.
Cerco di capire cosa intende dire. Per la Germania, l’affermazione non corrisponde del tutto al vero, lì c’era infatti già il movimento operaio cattolico. Ma, d’altra parte, se guardiamo alla Chiesa del secolo 19°, bisogna dire che non si trattava della maggioranza. Il vescovo von Ketteler era un outsider nell’episcopato. In America Latina è stato ancora diverso. In ogni caso, noi non avremmo dovuto lasciarci rubare da un capitalismo senza freni la bandiera della giustizia verso gli operai e la solidarietà verso coloro che sono calpestati.
Intervista al Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung
Il card. Reinhard Marx ha rilasciato un’altra intervista al Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (30 aprile 2018) in cui sottolinea alcuni valori positivi che si trovano in Karl Marx, e che sono validi anche per il mondo d’oggi.
Il cardinale ha detto di vedere in Karl Marx un importante correttivo al capitalismo e di essere rimasto molto colpito dalla lettura del Manifesto comunista «perché scritto in un linguaggio impressionante». Le analisi di Marx – ha sottolineato – hanno contribuito in maniera decisiva anche alla nascita della dottrina sociale cattolica, tanto da poter dire che, senza Karl Marx, non ci sarebbe stata alcuna dottrina sociale cattolica.
Ha quindi aggiunto, citando Karl Marx, che «il benessere e il profitto non rappresentano tutto ciò a cui deve tendere una società»; e che il mercato non porta automaticamente a una società giusta.
Il cardinale ha attirato l’attenzione anche sulle «enormi disuguaglianze sociali e sui danni ecologici di cui è responsabile il dinamismo capitalista». I miglioramenti avvenuti, ha affermato, «non sono conquiste del capitalismo, ma il risultato di una lotta contro questi abusi». Anche questo lo si deve a Karl Marx. «Il mercato non è così innocente – come appare dai suoi Manoscritti economici-filosofici –, perché dietro ci sono enormi interessi».
Il card. Marx ha messo in guardia dal cercare solo «i miglioramenti materiali». Bisogna anche guardare «a chi porta i pesi e a chi è perdente». Karl Marx aveva affermato che «i diritti dell’uomo, senza la partecipazione, rimangono incompleti». Marx ha detto chiaramente che «bisogna guardare alle realtà concrete». Sottolineando l’empirismo, «egli è uno dei primi scienziati sociali da prendere sul serio».
In occasione dei 200 anni della nascita, il card. Marx vorrebbe chiedere al suo omonimo Karl Marx se lo fa arrabbiare ciò che gli uomini hanno fatto delle sue idee. In effetti, se non si può «storicamente separare un pensatore da ciò che gli altri più tardi hanno compiuto in suo nome», è anche vero che Karl Marx non è responsabile dei crimini compiuti dallo stalinismo.
Nei suoi scritti – ha aggiunto il cardinale – si trova sì qua e là qualche pensiero totalitario, come il collettivismo che non tiene conto dell’individuo. Tuttavia non si può collegare direttamente Karl Marx con il successivo marxismo-leninismo politico o con i lager punitivi e i campi di lavoro forzato sovietici. La libertà è indivisibile. «La libertà economica senza quella politica non può funzionare; anche la Cina «non può convincere del contrario».
Marx ha tracciato una linea anche sull’attuale populismo di destra e la xenofobia. Le radici si trovano in una nuova spaccatura sociale. «Quando nella gente c’è la sensazione che la società non offra a tutti le medesime opportunità di giustizia, si tratta di una cosa politicamente molto pericolosa». E, dove si ha di mira solo la crescita economica e non gli interessi di tutti, la coesione sociale si dissolve.