La mattina del 6 giugno, a Quito (Ecuador), è morto all’età di 92 anni François Houtart, prete belga, studioso dell’America Latina, professore di sociologia all’Università cattolica di Lovanio (Belgio), dove tenne corsi dal 1958 fino al 1990.
Fu assai corteggiato dagli esponenti della Teologia delle liberazione e dai politici di orientamento marxista, come Fidel Castro. Visitò Cuba nel 1953 e dopo la rivoluzione castrista continuò a sostenerne il percorso e le scelte.
Era assai stimato da Camillo Torres, il prete guerrigliero, e andava fiero di avere rapporti di amicizia con i vescovi Helder Camara e Leonidas Proaño di Riobamba.
Instancabile viaggiatore, si dedicò alla formazione di generazioni di intellettuali, teologi, comunità di base. Tracciò piste alternative alla «barbarie capitalista», come chiamava gli orientamenti di alcuni Paesi latino americani. Con l’amico teologo José Comblin si dirigeva agli oppressi e agli emarginati, ponendosi coscienza critica delle scelte di capi di Stato e governo.
Fondò nel 1976 il Centro tricontinentale (CETRI), che diresse fino al 2004, e la Rivista alternativa Sud, dove si fece stimare per le sue analisi acute e documentate delle situazioni popolari.
Collaborò come investigatore all’Istituto di alti studi sociali nazionali (IAEN). Molti lo chiamavano il “prete rosso”, altri il “papa antiglobalizzazione”. Fu candidato al Premio Nobel della pace, ma vi si oppose.
Il suo campo d’indagine era l’economia popolare e solidale come anche l’agricoltura contadina. Lascia un quarantina di opere e un gran numero di studi sulla situazione socio religiosa non soltanto dell’America Latina, ma anche dell’Asia e dell’Africa.
Tenne simposi e conferenze dovunque, denunciando e attaccando i meccanismi perversi di dominio, sfruttamento e soprusi, promuovendo alternative di organizzazione sociale.