Il 1° ottobre si sono compiuti 50 anni dalla morte di Romano Guardini. Il sito web Katholisch.de gli ha dedicato un breve profilo, a firma di Christoph Renzikowski, definendolo scrittore e precursore nel campo del pensiero e uno dei più grandi pensatori cattolici del XX secolo, che ha esercitato un influsso su papi tanto diversi come Benedetto XVI e Francesco.
I libri di Romano Guardini hanno venduto milioni di copie. Papa Francesco nei sui documenti dottrinali non cita nessun altro teologo con altrettanta frequenza. Ma la sua vera grandezza è rappresentata anche da qualcos’altro: Romano Guardini (1885-1968), esteriormente un uomo piccolo e poco appariscente, ha formulato delle massime che sono state capaci di salvare delle vite. Una di queste, «la sicurezza nell’ultimo dà serenità nel penultimo». Una massima, sostiene il sacerdote Hermann Scheipers, sopravvissuto ai campi di sterminio (KZ), aiutò lui e i suoi compagni di prigionia a superare l’inferno di Dachau senza che nuocesse alle loro anime.
Guardini è morto a Monaco il 1° ottobre di 50 anni fa. L’università in cui ha insegnato ha voluto nello stesso giorno onorarlo con una festa accademica.
Il card. Reinhard Marx ha celebrato una messa di suffragio nella chiesa universitaria di San Ludwig. Questo figlio di un commerciante di Verona ha tenuto qui una serie di prediche molto apprezzate dal 1949 al 1962 e la sua tomba si trova in una cappella laterale.
Aperto il processo di beatificazione
Un anno fa il card. Marx ha aperto il processo di beatificazione per questo filosofo della religione e teologo che, nel 1952, ricevette il premio per la pace del Commercio librario tedesco.
Papa Francesco che, negli anni ’80, in Germania voleva scrivere una tesi di dottorato su Guardini, ha incoraggiato il card. Marx a procedere in fretta nelle indagini.
Eugen Biser ha descritto Guardini come un «mite rivoluzionario del pensiero religioso». Al suo vicino di Monaco, il professore e prete apparve come una persona schiva, ma che amava molto i bambini. Come pedagogo, il tedesco-italiano ha lasciato un’impressione di lunga durata. Come pochi seppe coinvolgere lettori e ascoltatori nel suo modo di pensare. Come maestro del dialogo cercò lo scambio specialmente con i giovani. A Berlino e, dopo la guerra, a Tubinga e a Monaco, occupò cattedre particolarmente tagliate su misura per lui.
Guardini divenne ben presto un mentore spirituale del movimento giovanile «Quickborn». Nel quartiere generale di Burg Rothenfels am Main sperimentò presto nuove forme di culto come la veglia pasquale. Anticipò così di decenni la riforma liturgica del Concilio Vaticano II (1962-1965). Tuttavia dovette declinare, per motivi di salute, l’invito a questa assemblea di vescovi in qualità di esperto teologico.
Già negli anni ’20 si occupò di temi che sono tuttora attuali. Esplorò i limiti della crescita e delineò una visione ecologica della politica. Anche il suo dibattito con Hitler e il terzo Reich – secondo lo studioso di scienze politiche Hans Meier – merita ancor più attenzione.
Ispirazione per la «Weiße Rose»
Nel suo capolavoro Der Herr (Il Signore), apparso la prima volta nel 1937, Guardini mise in chiaro che Gesù, senza il suo radicamento nel giudaismo, non sarebbe stato comprensibile. In questo modo, immunizzò il suo pubblico contro il Deutsche Christentum, (Cristianesimo tedesco) dei nazisti, di ispirazione ideologica razzista. La stessa lettura ispirò anche gli studenti del movimento di resistenza «Weiße Rose» (Rosa bianca – un gruppo di studenti cristiani che si oppose in modo nonviolento al regime della Germania nazista, ndt).
Nel 1939, Guardini perse intanto la cattedra e Burg Rothenfels fu confiscato. Negli ultimi tre anni di guerra si nascose presso un amico nell’Allgäu (Algovia).
Le malattie furono compagne di vita di questo studioso, che seppe parlare e scrivere in maniera tanto profonda di Dante e Dostoevskij. Egli cercò di fronteggiare – anche religiosamente e intellettualmente – la sua ricorrente depressione. Ne dà testimonianza il volume, riedito più volte, Vom Sinn der Schwermut (Ritratto della malinconia).
Dal 1955, Guardini soffrì di dolori ai nervi facciali che lo costrinsero, sette anni dopo, a rinunciare alla sua attività di insegnamento. Attorno a lui si fece il vuoto. Egli temeva che la sua opera, col tempo, sarebbe stata dimenicata.
L’Accademia cattolica di Baviera, che contava Guardini tra i suoi fondatori nel 1957, amministra oggi il suo patrimonio, che comprende l’edizione di un’imponente opera omnia, in 27 volumi. Per i suoi meriti eccezionali nell’interpretazione dei tempi e del mondo, dal 1970 la stessa Accademia assegna il “Premio Romano Guardini”.