Si conclude oggi, 9 agosto, il Seminario itinerante («Pilgrim-Reiseseminar») di un gruppo di cristiani – tra essi molti i teologi – provenienti da Austria, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia sulle tracce di Edith Stein – canonizzata come Teresa Benedetta della Croce – in occasione del 75° anniversario della sua morte nel campo di Auschwitz.
Organizzato in maniera congiunta dall’Internationalen Bildungsnetzwerk Pilgrim e dalla Philosophisch-Theologischen Hochschule Benedikt XVI, il viaggio ha toccato località non solo dove la santa è vissuta e ha lavorato, ma anche legate in qualche modo alla sua figura: Prostejov (Prossnitz), Olomouc (Olmütz), Hranice (Mährisch Weisskirchen), Katowice (Kattowitz), Oświęcim (Auschwitz), Gliwice (Gleiwitz), il museo dedicato a Edith Stein a Lublienic (Lublinitz), Kamien Slaski (Gross Stein), Krzeszowa (Grüssau), Swidnice (Schweidnitz), Szczawno Zdroj (Ober Salzbrunn) Krzeszow Maria Sniezna, Klodzko (Glatz) e, infine Breslavia (Breslau) sua città natale con tour della città e lezioni in collaborazione con la Pontificia facoltà teologica locale, la Technischen Universität di Breslavia, l’Istituto di germanistica presso l’Ateneo e la Edith-Stein-Gesellschaft.
Personalità poliedrica, ultima di sette fratelli di un’agiata famiglia ebrea non strettamente osservante, era nata a Breslavia nel 1891. Studi in filosofia e psicologia, prima allieva e poi assistente a Friburgo del filosofo Edmund Husserl, fondatore della scuola fenomenologica, il suo destino sembrava condurla verso una carriera accademica, senza che il pensiero di Dio la sfiorasse minimamente. Protagonista di una folgorante conversione, che la separò dalla madre, alla lettura dell’autobiografia di santa Teresa d’Avila (in particolare quel motto «Solo Dios basta»), dopo alcuni anni di insegnamento, entra nel Carmelo di Colonia con il nome di Teresa Benedetta della Croce, e da lì passa a quello di Echt in Olanda (ritenuto più sicuro per via delle sue origini ebraiche). Con l’invasione tedesca in Olanda il 2 agosto 1942 viene deportata verso Nord al campo di Westerbork e quindi ad Auschwitz-Birkenau dove morirà una settimana dopo nella camera a gas, alle soglie dei 51 anni.
Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata beata il 1° maggio 1987 nel duomo di Colonia e santa l’11 ottobre 1998, nella Basilica di San Pietro a Roma («una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo»).
Dal 1999 è compatrona d’Europa con santa Brigida di Svezia e santa Caterina da Siena e rappresentata con gli altri patroni nella Chapelle de la Résurrection di Bruxelles, più nota come la Cappella per l’Europa. «Teresa Benedetta della Croce – dirà papa Wojtyla – non solo trascorse la propria esistenza in diversi paesi d’Europa, ma con tutta la sua vita di pensatrice, di mistica, di martire, gettò come un ponte tra le sue radici ebraiche e l’adesione a Cristo, muovendosi con sicuro intuito nel dialogo col pensiero filosofico contemporaneo e, infine, gridando col martirio le ragioni di Dio e dell’uomo nell’immane vergogna della “shoah”».
Celebre la sua frase: «Non si devono dare scadenze al Signore»; ma i suoi testi sono conosciuti ben oltre i confini del cristianesimo, in particolare le sue riflessioni sulla figura femminile («Ogni donna che vive alla luce dell’eternità può realizzare la propria vocazione, sia essa il matrimonio, un ordine religioso o una professione»).