Era il 28 marzo del 1907, giovedì santo, quando venne alla luce una bambina, alla quale Antonio dos Santos, fratello di Olimpia, mamma dei pastorelli Francesco e Giacinta, e Maria Rosa diedero il nome di Lucia Rosa. Avevano altri cinque figli. Fu battezzata il 30 marzo, sabato santo.
L’infanzia fino alle apparizioni
Lucia mostrò subito grande attenzione e cura per le faccende di casa. La famiglia era semplice, contadina, profondamente radicata nei valori cristiani, ricca di umanità e aperta alle necessità del prossimo.
Maria Rosa era la catechista della parrocchia. Sapeva leggere, come pochissime donne in quel tempo. Appassionata della Bibbia, ne raccontava gli episodi. Lucia ricevette la prima comunione il 30 maggio del 1913, solennità del Sacro Cuore di Gesù, nella chiesa parrocchiale di Fatima.
A sette anni e mezzo iniziò a portare al pascolo il gregge di casa. Si unirono a lei in seguito i cugini Francesco e Giacinta, con i quali vi era una profonda sintonia, pur avendo caratteri diversi.
Nel 1916 ebbe la visita dell’Angelo della pace e del Portogallo, con il quale, lei soltanto, poteva parlare.
Vennero nel 1917 le apparizioni di Nostra Signora, alle quali mamma Rosa pare non abbia mai prestato fede, anche sul finire della sua vita. Cosa che procurava una grande sofferenza a Lucia. Soffrì fino all’inverosimile per la morte prematura di Francesco e di Giacinta, benché la nostra Signora l’avesse preannunciata.
All’Asilo di Vilar
Il vescovo di Leiria, per assicurarle un po’ di serenità, la mandò all’Asilo di Vilar, a Porto. Era chiamata Maria dei dolori perché non si sapesse che era la pastorella di Fatima, alla quale era apparsa la Madonna, che le aveva affidato un segreto.
Era una vita totalmente diversa da quella del suo villaggio di Aljustrel. Era un’educanda qualsiasi, senza cognome, né famiglia, sconosciuta. A volte, dimenticandosi che era stato cambiato il nome, non era pronta a rispondere quando la chiamavano. Imparò a cucinare, soprattutto a ricamare; studiò musica e disegno.
Era un’alunna modello, ma non le fu concesso di fare l’esame di quarta, necessario per proseguire gli studi, perché, presentando la documentazione, non venisse alla luce la sua identità. Ne soffrì moltissimo perché pensava che lo studio le avrebbe dato la possibilità di diffondere il messaggio di Fatima con maggior precisione, anche letteraria.
A 16 anni fu ammessa alle Figlie di Maria e decise di consacrarsi a Dio con il voto di castità perpetua. All’Asilo di Vilar rimase quattro anni, che segnarono la sua vita, soprattutto perché dovette vivere nell’anonimato e senza poter continuare gli studi.
Nel luglio del 1924 fu sottoposta a un minuzioso interrogatorio per l’avvio del processo canonico diocesano, iniziato già nel 1922. Nell’estate del 1925 sentì forte il desiderio di farsi religiosa e ne parlò con la mamma. Passarono insieme momenti felici, ricordando fatti ed episodi di casa, di villaggio e paese, cantando le melodie della sierra.
Monaca carmelitana
Ricevette in quell’anno anche la cresima. Era sempre vivo in lei il desiderio di farsi carmelitana. A Coimbra, la celebre città universitaria, fino all’espulsione del 10 ottobre del 1910, erano presenti le monache carmelitane.
Lucia fu sul punto di recarsi a Roma per assistere alla canonizzazione di santa Teresa del Bambino Gesù, carmelitana, ma, all’ultimo momento, il vescovo disse di no perché dal suo passaporto si sarebbe venuti a conoscere la sua vera identità. Pensava addirittura di entrare nel Carmelo di Lisieux ed era intenzionata a imparare il francese.
Come postulante della Congregazione di Santa Dorotea, fondata da santa Paola Frassineti, fu inviata a Tuy, in Spagna, e quindi a Pontevedra. Era l’ottobre del 1925. Continuava ad essere chiamata Maria dei dolori. Le fu assegnato subito il compito di badare al giardino e poi di tenere puliti la casa, la cucina e il refettorio.
Nel febbraio del 1926 ebbe l’apparizione di Gesù Bambino nel patio di casa delle suore Dorotee. In luglio fu mandata di nuovo a Tuy per il noviziato, la base della vita religiosa. Tempo di formazione per consacrarsi interamente al Signore. Si trovava bene con le novizie, che in quegli anni erano molte. Si parlava spesso dei pastorelli di Fatima e lei non diceva una parola delle apparizioni.
Ebbe la sua notte oscura. Le venne il dubbio che tutto fosse stato orchestrato dal maligno ed ebbe paura. Fu un tempo di grande angustia. Fece la professione religiosa ed emise i voti temporanei. Ricevette l’abito della congregazione. Emise i voti perpetui il 3 ottobre del1934. Era presente anche mamma Rosa. Lucia ancora una volta ebbe la sensazione che la mamma non credesse del tutto alle apparizioni.
Da Tuy ancora a Pontevedra e, verso la fine del 1937, di nuovo a Tuy, addetta alla lavanderia, al refettorio e alla sacrestia. Insegnava anche il catechismo ai fanciulli. Bravissima nel raccontare le apparizioni di Fatima senza parlare di sé.
Nel 1940, a Tuy, le fu chiesto di scrivere una lettera a Pio XII per chiedere la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria. Era il 2 dicembre. Nel 1942 si festeggiò il 25° delle apparizioni, ma lei rimase a Tuy. Fu colpita dalla morte della mamma, il 16 luglio del 1942.
L’anno dopo ebbe la visione della Madonna, che l’autorizzava a scrivere la terza parte del segreto, totalmente svelato nel 2000. Mise lo scritto in una busta chiusa e sigillata, che il vescovo di Gurza portò in Vaticano.
Nell’estate del 1945 Lucia andò pellegrina a Santiago de Compostela, provandone una gioia immensa. Nel maggio del 1946 le fu concesso di recarsi a Fatima, che aveva lasciata nel giugno del 1921. Visitò i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza e si incontrò con lo zio Marto, il papà di Francesco e Giacinta. Bevve l’acqua del pozzo dei genitori.
Finalmente il 25 marzo del 1948, solennità dell’Annunziata, poté entrare nel Carmelo di Coimbra e il 13 maggio ricevette l’abito delle carmelitane. Il 31 maggio del 1949 emise i voti solenni di povertà, castità e obbedienza.
Terminato il noviziato, le fu assegnata la cella, dove visse per 57 anni, fino alla morte avvenuta il 13 febbraio del 2005. Si dedicò alla restaurazione del monastero, fedele all’orario della comunità. Era semplice, generosa, sorridente. Lavorava raccolta, con grande libertà di spirito. Curava il giardino e rispondeva a tutti coloro che le scrivevano da ogni parte del mondo. Si parla di diecimila lettere.
Si pensa che abbia avuto altre visite dal Cielo. Sfortunatamente non ne lasciò traccia scritta.
Gli incontri con i papi
Incontrò a Fatima Paolo VI il 13 maggio del 1967. A Cova da Iria la folla era immensa. Il card. Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I, la incontrò a Fatima l’11 luglio del 1977 al Carmelo di Coimbra. Giovanni Paolo II la incontrò a Fatima nel 1982, nel 1991 e nel 2000, in occasione della beatificazione di Francesco e Giacinta. Il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, futuro papa Benedetto XVI, la visitò nel Carmelo di Coimbra nell’ottobre del 1996.
Il corpo di sr Maria di Gesù e del Cuore Immacolato, la pastorella di Fatima, fu sepolto nel chiostro del Carmelo di Coimbra. Il 19 febbraio del 2006, un anno dopo la morte, il suo corpo fu deposto nella cappella a sinistra, guardando l’altare, della basilica di Nostra Signora del Rosario, accanto alla cugina Giacinta.
Si legge nella biografia: Un caminho sob o olhar de Maria (Un cammino sotto lo sguardo di Maria, a cura dei padri Carmelitani Scalzi di Monza, OCD, Monza 2014): «Sentì le seduzioni del mondo, le tentazioni del demonio e i richiami della natura. Ma vinse tutto con eroica fedeltà al sì del 13 maggio del 1917. Il mondo fu per lei solo il cammino per andare a Dio e, per curve ripide, salì sempre per il cammino (diritto?) come un raggio di luce, conforme al suo desiderio intimo, fatto proposito e offerta generosa a favore dei Fratelli: Voglio che la mia vita sia una traccia di luce che brilla nel cammino dei miei Fratelli indicando loro la fede, la speranza e la carità».
Si attende la beatificazione.