Javier Burrieza Sanchez, professore dell’Università di Valladolid, ha pubblicato sulla rivista Vida Nueva n. 3.107 un breve ritratto del nuovo segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, Luis Javier Argüello Garcia, vescovo ausiliare di Valladolid. Hanno votato per lui 45 vescovi su 80.
Quando si condivide il collegio, benché siano passati decenni ed età diverse, si possono capire meglio alcuni stili di un modo di comportarsi. È quello che mi succede con il vescovo ausiliare della mia diocesi e nuovo segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, Luis Javier Argüello, e con il Collegio Nostra Signora di Lourdes (Valladolid), delle Scuole Cristiane.
Diceva il suo fondatore, san Giovanni Battista de la Salle, che Dio ci porta da un impegno all’altro, soavemente e senza che noi ce ne rendiamo conto. Così è avvenuto nei percorsi di questo vescovo di Palencia per nascita, di Valladolid per adozione. Un ragazzo di Tierra de Campos che arrivò nella città del fiume Pisuerga come interno, che incominciava a sentire per una metà la vocazione e per l’altra l’ammirazione per quei Fratelli che, con le loro sottane, uscivano dal fondo della cappella nella messa del mattino.
Fu sempre uno straordinario, premiato e impegnato studente; semplice e vicino ai suoi compagni, sia al biennio superiore come all’Università, la cui chiusura conobbe alla fine del franchismo. Fu allora che contribuì alla costruzione dell’“Università parallela”.
Licenziato in diritto, coinvolto in compiti di docenza e di ricerca nell’ambito del diritto amministrativo, Luis Javier insegnava agli alunni del suo antico collegio i contenuti della Costituzione che era stata approvata.
Si distinse il giovane Argüello per la sua coscienza sociale, la sua attenzione ai bisognosi e fu, per mano di José Velicia – futuro creatore delle “Età dell’uomo” – il primo presidente di Giustizia e Pace a Valladolid.
La sua vocazione sacerdotale fu tardiva, a trent’anni, però la fece conoscere nel monastero di Bujedo (Burgos) durante la veglia pasquale del 1983.
Rettore del seminario in diverse e varie circostanze, è un appassionato dello studio della realtà politica e, anche, del dibattito. Comunicatore sereno e affabile, abitualmente senza fogli, di grande profondità intellettuale, lettore di titoli poco in uso nell’ambito clericale, con un’idea chiarissima di quello che deve essere uno stato democratico e del benessere, e del ruolo che la Chiesa può avere nella “costruzione del bene comune”. Se ne avvidero i politici che assistettero alla sua ordinazione episcopale nel 2016 nella sua cattedrale.
Veramente brillante, senza esserselo proposto, fu il suo intervento, giorni fa, nella presentazione del “Giorno della Chiesa diocesana”, nella quale mise “i puntini sulle i” su temi polemici che la società maneggia riguardo alla vita della Chiesa, le immatricolazioni o l’IBI (imposta sui beni immobili). Una coerente lezione di diritto che tutti abbiamo capito.
Dice che il più grande nervosismo lo ebbe quando sostenne l’esame di ammissione, accompagnato dal suo maestro di paese e prima di iniziare il baccalaureato. Il resto gli è stato più facile, perché si fonda sull’effusione dello Spirito, che ha messo nel suo stemma episcopale: “Vieni luce dei cuori”.
A Valladolid diciamo che è un «giovane di Lourdes», al che lui risponde con una risata di affetto.