Il principe ereditario Mouhammad Bin Salam, conosciuto come MBS, è proprio deciso a rinnovare il suo paese, l’Arabia Saudita, superficie 2.149.690 kmq, popolazione 31.015.999 abitanti (stima 2015). Non gli mancano certamente iniziative e coraggio.
Potrebbe sembrare una cosa di poco conto, ma aver concesso alle donne, a partire dal giugno 2018, di guidare la macchina – cosa finora impensabile – è un segno di apertura verso altri orizzonti. Anche se la donna che guida deve avere almeno 40 anni, quindi rimangono escluse le giovani.
Hanno avuto ampia risonanza le dichiarazioni del principe ereditario di volere in Arabia Saudita un islam moderato e un’apertura a tutte le religioni. Una bestemmia! È passato a concretizzare la sua posizione invitando il patriarca maronita del Libano, il card. Bechara Boutros Rai, a visitare il re e, ovviamente, ad incontrarsi con lui.
Qualche giornale in Libano ha reso noto che il re ha offerto una chiesa al patriarca maronita. Una fonte ha diffuso la notizia che si tratta di una chiesa antica di circa 900 anni fa. Ora, chi conosce bene Riyadh, non sa dove si trovino i resti di questa chiesa antica.
È da dire, comunque, che queste notizie non hanno avuto conferma, ma che, se se ne parla, è segno che qualcosa si muove nella terra di Maometto e dell’islam ritenuto più radicale.
I cristiani hanno avuto un grande sussulto apprendendo che finalmente anche in Arabia Saudita ci sarà una chiesa e si augurano che sarà aperta per le celebrazioni. Si vedrà se il principe ereditario sarà in grado di vincere le resistenze e se saprà attuare le sue aperture.
L’Arabia Saudia come una “grande moschea”
Deve infatti fare i conti con la popolazione. Una grande maggioranza – secondo alcuni, invece, si tratterebbe di una minoranza del 30% – considera il territorio dell’Arabia Saudita come una grande moschea e, di conseguenza, non si può costruire una chiesa all’interno di un grande territorio-moschea.
Inoltre, nessuno che non sia musulmano può essere sepolto in Arabia Saudita, perché un non-musulmano non può essere sepolto in una moschea. Quando muore un cristiano – tra gli operai stranieri molti sono cristiani –, il suo corpo viene portato nel paese di origine.
Se tutto il territorio dell’Arabia Saudita è una grande moschea, questa è troppo spesso profanata. Succede anche in Arabia Saudita quello che succede in tutti i paesi del pianeta: omicidi, suicidi, furti, corruzione, irregolarità matrimoniali, stupri ecc. E tutto questo avviene dentro una grande moschea!
Ci si chiede: perché non limitare questa moschea alle due città dell’islam, Mecca e Medina, e lasciare il resto dell’immenso territorio (7 volte l’Italia) libero da queste interpretazioni così rigide e incongruenti?
Ostacoli e resistenze
È fuori dubbio che il principe ereditario deve superare un bel po’ di ostacoli. Ne elenchiamo solo due.
Dovrebbe considerare come prioritaria la revisione dei testi scolastici; eliminare tutto quello che porta all’interpretazione tradizionale rigida delle tradizioni islamiche. È necessaria (e urgente) una nuova interpretazione del Corano, che è la Costituzione del Paese, cosa che comporta grossi rischi.
Si ricorda il caso del prof. Nasr Abou Zeid, egiziano, che si è battuto in tutta la sua vita per una nuova interpretazione del Corano, ma si è visto dichiarato non musulmano e il suo matrimonio giudicato inesistente.
Il principe ereditario sta correndo molto velocemente ed è consapevole che si tratta di una corsa ad ostacoli. L’arresto di principi e ministri del governo il 4 novembre scorso – un principe della casa reale arrestato è uno dei 10 uomini più ricchi del mondo – lascia intendere che egli non scherza, che vuole eliminare chi si oppone all’apertura del suo Paese verso un avvenire di ampi orizzonti. Ce la farà? O avrà contro di lui proprio quelli che dovrebbero sostenerlo?
Deve avere a disposizione una potentissima e accuratissima protezione personale perché i passi che ha fatto e intende fare cancellano secoli di chiusura e allarmano anche i suoi stessi sudditi. Da non dimenticare che l’Arabia Saudita è alle prese con la prepotenza dell’Iran, che non intende sottostare all’islam diffuso e praticato da Ryadh e si è proposto di impedire le mire espansionistiche del Paese.
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