«I cristiani costituiscono una componente importante del tessuto sociale in quasi tutti i Paesi del mondo. Eppure, in molte parti le nostre sorelle e i nostri fratelli cristiani subiscono persecuzione di un’intensità ed estensione mai viste per molti secoli».
È la constatazione-denuncia, contenuta nella Lettera al vescovo Philip Mounstephen del 16 aprile, in forza della quale il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminter (Londra) e il rev.mo Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, hanno presentato una formale richiesta di indagine sulla persecuzione dei cristiani nel mondo al Ministero degli esteri del Regno Unito. Il vescovo Mounstephen è stato incaricato dal segretario di Stato per gli affari esteri Jeremy Hunt di censire le esperienze di comunità cristiane che si trovino esposte a fenomeni persecutori.
Le statistiche vanno dicendo di una persecuzione crescente, correlata al «disprezzo dei diritti umani. La libertà della fede cala ovunque quando le libertà essenziali sono conculcate» (Lorenzo Prezzi). «I perseguitati per la loro fede sono in crescita. I più colpiti sono i cristiani. Su 2 miliardi e 100 milioni sono immediatamente esposti alle violenze oltre 300 milioni. Uno su sette. È il primo dato del Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo, proposto dall’associazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS).
Poco più di un mese dopo, l’Indice mondiale delle persecuzioni dei cristiani 2019, pubblicato il 16 gennaio, confermava: «La religione è diventata un fattore rilevante in ordine al rispetto dei diritti umani. Essa è combattuta, strumentalizzata dai nazionalisti, o diviene essa stessa origine di movimenti violenti o estremisti. In ogni caso, la minoranza cristiana ne è vittima». Sono le parole introduttive di Michel Varton, al «Rapporto annuale» dell’organizzazione non governativa di origine protestante Portes ouvertes (che ha un riferimento anche in Italia e in molti paesi).
Scriveva Gabriele Passerini su SettimanaNews il 16 gennaio scorso: «A 70 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo un cristiano su nove è a rischio persecuzione. 245 milioni di cristiani sono perseguitati. Il loro numero è in crescita da sei anni consecutivi. I cristiani uccisi nel 2018 sono 4.305, quelli in prigione sono 3.150. Le chiese distrutte sono 1.847».
«Negli ultimi anni ci siamo recati più volte in Medio Oriente, terra natale della nostra religione e uno degli epicentri delle persecuzioni. Là abbiamo incontrato quelli che soffrono a causa della loro fede. Ci hanno raccontato di aver dovuto fuggire dalle loro case, di essere stati spogliati dei loro averi e di aver visto uccidere i propri familiari». È la testimonianza dei due leader religiosi inglesi a sostegno della richiesta presentata al Foreign Office.
Ad essa si aggiunge la raccomandazione della Chiesa di Inghilterra e della Conferenza di Inghilterra e Galles che il governo si adoperi affinché la libertà di religione e di credo venga tutelata tra i diritti umani fondamentali e venga stabilita una correlazione tra la libertà di religione e le politiche di intervento umanitario, così che la libertà di religione non rimanga «una questione diplomatica a parte».
Si auspica che l’indagine sappia considerare anche le forme più sottili di persecuzione come gli effetti discriminanti dell’attività legislativa. Si tenga anche conto che «le minacce alla libertà di religione non si limitano ai soli cristiani»; esse riguardano anche i fedeli di altre religioni e gli stessi atei e agnostici.
Commentando l’azione formale, i due leaders hanno entrambi richiamato la necessità di curare maggiormente l’apprendimento di informazioni riguardanti le religioni da parte del personale ministeriale, ambasciatori e diplomatici. È stato riportato il caso della richiesta di asilo presentata nel Regno Unito da un cristiano dell’Iran e respinta perché, a giudizio degli esaminatori, la religione cristiana non può accreditarsi come religione pacifica visti i passaggi violenti riportati nella Bibbia.
La materia è delicata e azioni scarsamente informate possono avvallare tendenze persecutorie. Formazione, dunque, non solo ricognizione.
L’importante è che si ribadisca, ora e sempre, l’immortale assioma: “Islam religione di pace”.