La risposta non si è fatta attendere. Meno di 24 ore dopo la decisione di Chems-Eddine Hafiz, rettore della Grande Moschea di Parigi, di ritirarsi dal progetto del costituendo Consiglio nazionale degli imam, Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) – la consulta che rappresenta i musulmani di Francia nei tavoli istituzionali con il governo nazionale −, ha espresso il suo rammarico e il suo stupore in una dichiarazione rilasciata nel pomeriggio del 29 dicembre.
Moussaoui ha reagito all’annuncio del rettore della Grande Moschea, che ha definito «unilaterale» e «inspiegabile». «È con rammarico e grande stupore che abbiamo appreso del ritiro della Grande Moschea di Parigi dal progetto del Consiglio nazionale degli imam», si legge nella dichiarazione. «Di fronte alle reazioni che questa decisione ha suscitato, abbiamo ritenuto utile e necessario informare l’opinione pubblica e fare chiarezza sulla realtà dei fatti».
La creazione di un Consiglio nazionale degli imam, incaricato di certificare la formazione delle guide religiose islamiche in Francia, è un progetto fortemente sostenuto dall’Eliseo nel quadro del recente disegno di legge contro le possibili derive settarie e la radicalizzazione delle comunità religiose (definito projet de loi contre le «séparatisme»). La creazione di una simile istanza, spesso evocata anche in passato, è stata formalmente richiesta da Emmanuel Macron durante un suo intervento a Les Mureaux (Yvelines) all’inizio del mese di ottobre.
La «componente islamista»
Ritirando la sua federazione dal progetto, Chems-Eddine Hafiz ha denunciato la presenza di una «componente islamista» in seno al CFCM. Non è la prima volta che il CFCM, cui spetta il compito di istituire il Consiglio nazionale degli imam, viene criticato per la sua mancanza di rappresentatività nel mondo musulmano francese. Ma questa volta Moussaoui ha reagito con parole forti:
«Le accuse mosse contro alcune delle componenti fondatrici del CFCM, di cui la Grande Moschea di Parigi ha fatto parte e continua a far parte, (…) mi lasciano perplesso e fanno sorgere domande. (…) In una situazione del genere, non c’è posto per il non detto e si dovrebbero offrire spiegazioni chiare e precise agli interessati. (…) Sarebbe stato più corretto comunicare una simile decisione nei luoghi opportuni di dialogo, in particolare all’interno delle istanze del CFCM. Sarei stato il primo a trarre le conclusioni dovute e a convocare immediatamente il Consiglio di amministrazione per prendere le misure opportune e necessarie».
Carta dei valori
Le nove federazioni islamiche che compongono il CFCM avrebbero dovuto accordarsi, all’inizio di dicembre, su una «Carta dei valori repubblicani». Conformemente al volere del Presidente della Repubblica, il 28 novembre scorso era già stata presentata al ministro dell’Interno, incaricato degli affari religiosi, Gérald Darmanin, una prima bozza elaborata dalle federazioni.
Comunicando la sua decisione di abbandonare il progetto, Chems-Eddine Hafiz ha criticato i contenuti della Carta, i cui passaggi fondamentali – a suo dire – sarebbero stati continuamente rimessi in discussione e alla fine «svuotati» dalla «componente islamista» del CFCM. Moussaoui ha reagito anche a questa accusa:
«Non permetto che si dica che il testo della Carta (…) è stato modificato e svuotato della sua sostanza. Perché non è stata apportata alcuna modifica al testo dopo la sua convalida da parte di tutte le federazioni partecipanti alla stesura, compresa la Grande Moschea di Parigi. (…) Per questo motivo chiedo l’istituzione immediata del Consiglio nazionale degli imam e chiedo di dotare quest’ultimo di tutti i mezzi necessari al compimento della sua missione».
Un ideale comune
Nella sua dichiarazione il presidente ha anche chiesto che il CFCM non venga più denigrato, ricordando come la Consulta abbia dimostrato in passato di saper gestire «con lucidità e chiaroveggenza» le varie crisi che ha incontrato, e abbia saputo presentarsi come «una casa comune» dell’islam in Francia.
Concludendo, ha auspicato che il CFCM e la Grande Moschea di Parigi continuino insieme la difesa di un ideale comune: «Quello di contrastare tutte le istanze estremiste usurpatrici della nostra religione; di difendere gli interessi morali dei musulmani e di operare anche per la concordia, la convivenza civile pacifica e la fraternità».