Un/a musulmano/a può dire ai suoi vicini Buon Natale, o anche più semplicemente Buone Feste? L’argomento è dibattuto tra i sapienti dell’islam, con varietà di posizioni.
Un’opinione “dura e pura” è quella del kuwaytiano Khalid al-Kharraz che, nel 2009, pubblica Mawsu’at al-akhlaq (Enciclopedia etica). Al cap. 8 dal titolo “Il comportamento con il non musulmano”, si legge quanto segue: «Le feste dei miscredenti sono di due tipi: feste di carattere cultuale e ricorrenze. Quelle del primo tipo, come il Natale di Cristo, la festa iranica di Nauroz e quella dei Magi, sono proibite, e non si può fare gli auguri, perché in ciò si riconoscerebbe ciò che è vano.
Fare gli auguri significa partecipazione alla gioia, compiacimento per la fede dell’Altro. Per quanto riguarda le ricorrenze come il giorno dell’Indipendenza, il giorno degli innamorati, il compleanno di un figlio, festa dei lavoratori, queste sono invenzioni eretiche (bid’a), non conviene che il musulmano vi partecipi»
Al lato opposto c’è Yusuf al-Qaradawi (m. 2022), una delle massime autorità dell’islam sunnita, reso celebre dal canale satellitare al-Jazeera, autore di un’opera dal titolo Fiqh al-aqalliyyat al-muslima (Giurisprudenza delle minoranze musulmane), uscita nel 2001.
Il grande imam egiziano mette anzitutto in guardia dal perdere il senso peculiare delle feste dei musulmani (fitr, adha) facendone un tutt’uno con il Natale ecc.: «questo non è ammesso, perché noi abbiamo le nostre feste, ed essi le loro. Tuttavia, non vedo impedimento nel fare auguri delle festività alle persone con le quali c’è un legame di parentela, vicinato, lavoro o simili legami sociali che richiedono affetto e buon rapporto, secondo il buon costume».
È al corrente della posizione fermamente negativa di autorità come Ibn Taymiyya (m. 1328) ma ritiene che egli abbia pronunciato i suoi responsi alla luce del tempo e del luogo in cui viveva.
Se vivesse oggi nelle nuove condizioni di interrelazione, cambierebbe opinione, attenuerebbe la durezza della sua risposta negativa.
Per quanto riguarda le feste nazionali (Indipendenza, Lavoratori ecc.), è d’accordo non solo a fare gli auguri ma anche a parteciparvi in quanto “cittadini”, evitando però ciò che è proibito nell’islam.
La prima posizione è figlia di una lunga tradizione, che continua a perpetuarsi e spiega facilmente l’imbarazzo che si registra con tante persone di fede islamica nei “giorni di festa” che non hanno relazione diretta con la loro religione.
La seconda posizione entra anzitutto in dialogo con la storia, con il mutare dei tempi e dei luoghi, e suggerisce ai musulmani di tenerne conto. A ciò aggiunge un altro principio importante, quello della cittadinanza, un principio che non cancella le identità religiose, ma le include in un quadro più ampio, che è appunto la vita in comune tra diversi.
È sull’onda di questi pensieri che leggo il messaggio appena giunto sul mio telefono da parte di un caro amico, arabo, musulmano, imam: «Buon Natale e anno nuovo felice». Grazie, caro Shaykh, in attesa di ricambiare di cuore in occasione del Ramadan e della Festa del sacrificio. Neanche per me è un peccato dirti “Tanti Auguri”!