Tornano le persecuzioni religiose in Russia? Perché crescono i sospetti sulla libertà religiosa nel paese? Cosa sta avvenendo nel cuore della Chiesa ortodossa russa?
L’Unione Sovietica è stata per tutto il ’900 il luogo di una violenza antireligiosa e anticristiana che ha pochi paragoni nella storia. Del milione e mezzo di martiri ipotizzati, una buona parte ha avuto luogo nei paesi a dittatura comunista.
Con il crollo del regime è tornata la libertà religiosa e sono rifiorite le Chiese, in particolare quella ortodossa, e le altre religioni. Ma, dopo un decennio, il sistematico privilegio concesso al confessionalismo ortodosso ha progressivamente allarmato.
Sul fronte mondiale delle persecuzioni, alla violenta opposizione del fondamentalismo islamico, in tutte le sue declinazioni, alla sopravvivenza delle persecuzioni di tipo ateistico, agli effetti deleteri dell’anarchia statuale (Somalia e Bolivia) si sono aggiunti i processi incontrollati della violenza civile (malavita, intolleranze etnico-religiose), le forme para-statali violente (come il califfato) e disposizioni amministrative punitive, come appunto il confessionalismo statale.
Aiuto alla Chiesa che soffre, Open Doors, Human Rights Watch e molte altre agenzie di rilevamento delle persecuzioni religiose sono tornare a segnalare la Russia. Ma mai in senso radicale o allarmato. Piuttosto come condizione da monitorare.
La progressiva critica della Chiesa ortodossa russa alla concezione occidentale dei diritti umani (compresa la libertà religiosa), espressa nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è teologicamente motivata nei Principi della dottrina sociale ortodossa. Continuamente reiterata a difesa dei diritti statuali, etnico-religiosi e “corporativi”, ha accompagnato una legislazione e processi amministrativi fortemente vantaggiosi per la Chiesa ortodossa nel paese.
Confessionalismo
Nel Rapporto 2017 della Commissione USA per la libertà religiosa si cita il caso Russia fra quelli «di particolare preoccupazione», entrando nell’elenco dei 16 paesi di maggior pericolo per le fedi.
L’elemento finale scatenante l’allarme è stata la sentenza della Corte suprema russa che, il 20 aprile scorso, ha vietato ogni attività e legittimità dei Testimoni di Geova. Accogliendo una richiesta del ministero della giustizia e una precedente sentenza della corte penale di Mosca, il tribunale supremo ha messo al bando i circa 200.000 Testimoni di Geova operanti nel paese, requisendone i beni. Le accuse di attività estremistiche, turbativa dei diritti e libertà personali e conseguenze negative per le famiglie nascondono l’accusa di rifiutare il servizio militare.
Per quanto riguarda la Chiesa ortodossa – formalmente estranea alla sentenza – l’imputazione è di operare un proselitismo aggressivo. Pur essendo una minoranza trascurabile, l’effetto del rifiuto alle armi dei Testimoni viene ritenuto pericoloso in questi tempi in cui si è tornati alla leva obbligatoria. Inoltre, c’è dietro l’intransigenza nell’applicazione della legge antiterrorismo del giugno 2016, che talora serve da paravento per una limitazione della libertà religiosa.
Il positivo commento di Ilario di Volokolamsk, il vescovo responsabile del Consiglio degli affari esteri del patriarcato di Mosca, va in questa direzione quando apprezza nella sentenza la lotta contro la diffusione di idee settarie. Il timore è il proselitismo tra i fedeli ortodossi.
Fondamentalismo e proselitismo
La legge anti-terrorismo ha aggravato la situazione delle Chiese cristiane non ortodosse e delle altre fedi. In essa si proibisce qualsiasi attività pastorale o missionaria per chi possiede solo un visto turistico, per le organizzazioni non registrate (nel caso dei Testimoni, solo un sesto dei gruppi censiti), per fondazioni che non abbiano uno scopo immediatamente religioso. Inoltre, proibisce l’attività di propaganda (catechesi, formazione, celebrazioni liturgiche) svolte in appartamenti privati. Per quanto riguarda i protestanti delle Chiese storiche e i cattolici, la prassi amministrativa non è così restrittiva: basta che si eviti l’inclusione degli ortodossi nelle riunioni. Le restrizioni sono state introdotte per controllare le organizzazioni estremiste musulmane e alcune sette cristiane. Non disturbano più di tanto l’attività pastorale della Chiesa cattolica. Certo, poi tutto dipende dalla benevolenza e dall’interpretazione della legge da parte dei funzionari locali.
Gli ortodossi sono ovviamente privilegiati, ma nell’ottica della Chiesa-istituzione. Tutta la storia dei rapporti fra Chiesa e stato in Russia è improntata al modello della “sinfonia”, al rapporto di collaborazione e di reciproca legittimazione fra Chiesa-istituzione, gerarchia e clero “funzionari”, rispetto allo stato e ai suoi poteri.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica si è registrato uno sviluppo esponenziale della Chiesa-istituzione: chiese costruite ovunque, proprietà fondiarie restituite, musei riconsegnati, monasteri in espansione, monumenti e memoria storica, tradizioni e feste.
Quando la Chiesa ortodossa si mantiene in questi parametri, essa viene privilegiata e appoggiata. Laddove avvia un discorso maggiormente pastorale, sociale, umanitario, formativo delle coscienze ecc., essa viene ancora privilegiata solo nella misura della sua funzionalità agli indirizzi statali. Ma non oltre.
Vescovi, sacerdoti e monaci che cantano fuori dal coro vengono subito destinati ad altre attività o relegati in aree disagiate e difficili. Da questo punto di vista, il clero uxorato e la “protezione” politica in ordine alle carriere ecclesiastiche hanno un effetto deterrente non secondario.
Dinamismi pastorali ed evangelici
Ma il quadro non è privo di dinamismi e di fermenti. Sotto una superficie omogenea si muovono correnti generose e di qualità evangelica. Laddove i vescovi o i metropoliti adottano uno stile di maggiore prossimità alla gente e una più viva attenzione ai fermenti sociali e culturali, l’azione pastorale dei preti assume un respiro maggiore e si vede una iniziativa laicale più creativa. È il caso di San Pietroburgo, Samara, Kazan, Krasnodar, Celiabinsk, ad esempio. Nascono orfanatrofi, case per anziani, mense dei poveri, centri di ricerca e di collocamento al lavoro, accoglienza delle donne vittime di violenza familiare, scuole ecc.
Dodici anni fa è sorta a Togliattigrad una scuola (dalla materna al ginnasio, all’università) che raccoglie oggi oltre 1.500 studenti ed è il fiore all’occhiello della città. Fondata da un prete, è diventato un elemento trainante per l’insieme del sistema scolastico locale.
All’interno del mondo cristiano circolano nomi di sacerdoti generosi e fuori dai clichés. Come quelli di p. Sergij Bel’kov che lavora coi tossicodipendenti, di p. Pavel Velikanov, docente all’Accademia teologica di Mosca e direttore del portale di teologia www.bogoslov.ru, di p. Aleksandr Tračenko, animatore dell’hospice a San Pietroburgo.
A Mosca, esempi come questi si possono contare sulle punte delle dita, però è ancora attiva e viva la memoria di p. Men, assassinato anni fa perché troppo scomodo. L’attuale parroco della sua parrocchia, p. Borisov, è persona di grande autorità morale, vicino alla gente, attento alla formazione spirituale e alla sensibilità sociale. Fu anche deputato alla Duma (Parlamento) nel periodo della presidenza di Eltzin. Ebbe una parte nel convincere l’allora titubante e saggio patriarca Alessio a prendere posizione per sostenere le prime avvisaglie di democrazia. Oggi, anche se l’establishment ecclesiastico della capitale lo ritiene una voce fuori dal coro, lo si lascia fare e talora lo si ascolta perché gode di grande autorevolezza.
Molti figli? Un dibattito promettente
Nel novembre scorso (2016) si è avviato un importante dibattito attorno ad un’intervista a p. Velikanov. È uscita con il titolo «Del fare molti figli bisogna parlare onestamente», ma il titolo originario era più chiaro: «Fare molti figli è una grande vocazione e non un “marchio di ortodossia”». Mettere in discussione la morale familiare privilegiando la coscienza dei coniugi ha scatenato una valanga di proteste da vari settori della Chiesa ortodossa, in particolare dall’associazione Famiglie ortodosse numerose. Di fatto si è avviato un confronto, anche duro, sui blog e nei circoli ecclesiali.
Finalmente si è cominciato ad affrontare problemi delicati della morale personale avviando un dialogo vero al di là dei diktat e dei tabù. Un autorevole staretz (padre spirituale) come p. Petr Meshcherinov, ha parlato di un «sommovimento tettonico», l’inizio di una nuova svolta, di una nuova apertura nella vita della Chiesa. Quanto il dibattito pubblico tocchi davvero il vissuto credente è ancora presto per dirlo. Sono processi che si chiariscono solo a una certa distanza storica.
Sono in movimento anche i contatti ecumenici, soprattutto dopo l’incontro di papa Francesco e del patriarca Cirillo a Cuba. Ma a piccoli passi. Un sito Internet ha denunciato con orrore quanto affermato in un’omelia nel monastero di Optina nel novembre scorso dal diacono Lazar. Ha esortato a pregare e a partecipare a singoli atti liturgici assieme ai «papisti».
È molto positiva l’iniziativa congiunta del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e del Patriarcato di Mosca di mantenere uno scambio annuale di visite reciproche di sacerdoti e di studenti di teologia. È uno stage di 2-3 settimane che permette di visitare parrocchie, università, centri culturali e iniziative sociali-umanitarie. Innestano e alimentano cambiamenti i cui esiti si vedranno in futuro. I contatti alla base sono più efficaci delle disposizioni dai vertici, anche se ci si attenderebbe dall’“alto” un’azione più decisa per evitare secolari stereotipi, favorendo il cambiamento. Le resistenze maggiori appartengono ad un passato non elaborato e discusso, la cui sclerosi è alimentata dai dettami del pope di turno o del vescovo locale o del monaco intransigente. Ma sta crescendo il numero di quanti, fra preti, laici, seminaristi e vescovi, nutrono un vivo interesse per la Chiesa cattolica. Spesso in forma nicodemica e “notturna”. Il controllo sociale è ancora assai capillare e pochi hanno il coraggio di uscire allo scoperto.
Dalla grande Europa alla Via della seta
Sono dinamismi ecclesiali che si inseriscono entro i grandi mutamenti geopolitici avviati da Putin. Dopo il fallimento della proposta filo-occidentale di una grande Europa che, secondo Putin, avrebbe dovuto estendersi da Vladivostok a Lisbona, con un rapporto prioritario con la Germania, la scelta politica si è volta verso l’Oriente, cioè alla Cina.
L’annessione della Crimea, la guerra nelle regioni dell’Ucraina orientale del bacino del Don e le successive misure commerciali antirusse hanno determinato, dal 2014, l’ipotesi della grande Asia.
È comunque difficile ipotizzare che l’Unione Europea possa fare a meno della Russia e che si possa escludere quest’ultima dalla soluzione della guerra siriana e dei nuovi equilibri in Medio Oriente. Sarebbe saggio impedire la radicalizzazione del conflitto ucraino, alimentato anche dell’ipotizzare leggi sulla “libertà religiosa” in discussione a Kiev.
Lo sviluppo del dialogo ecumenico con la Chiesa russa, oltre ad essere un imperativo evangelico, è anche una leva per impedire che la «guerra a pezzi» continui ad avvelenare i rapporti fra i popoli e che l’egemonia confuciana annulli le conquiste migliori dell’umanesimo.
brutale e spaventoso che nel 2018 accadano ancora queste cose. si comportano come animali che vogliono prevalere solo per le loro tradizioni. burattini in mano a un burattinaio che fra poco dovrà rispondere di tutti questi gravi atti di prepotenza. non hanno scusanti.
i testimoni di Geova sono riconosciuti in tutto il mondo come persone pacifiche, amorevoli e intente ad aiutare gli altri. non sono minacce. solo perchè non votano? oppure perchè non danno tangenti? sono neutrali perchè prendono posizione per Dio. infatti il Figlio di Dio insegnò: ‘come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi’, quindi anche questa crociata russa inspiegabile, dimosta che stanno imitando il Cristo, altro che chiesa ortodossa che dimostra di ‘cavalcare’ la poilitica russa. comunque, se la vedranno con Dio direttamente. dispiace solo per i 200.000 che stanno subendo questo attacco satanico.
Bruno Bargiacchi Bell’articolo. Penso ci sia da riflettere sul fatto che quello stesso stato, quello stesso presidente che hanno condannato quell’organizzazione come pericolosa e un pericolo per le istituzioni familiari dopo qualche giorno hanno PREMIATO una famiglia di TESTIMONI di GEOVA per la loro CURA DELLA FAMIGLIA. Cura che lo stesso capo-famiglia ha dichiarato di aver imparato ad esercitare grazie proprio agli insegnamenti dei Testimoni di Geova basati sulla bibbia.
http://www.agenparl.com/russia-putin-presenta-lordine…/
https://www.youtube.com/watch?v=JBsUlQFNvXs&feature=youtu.be