Potere e trascendenza

di:

Discorso di papa Francesco in occasione della lettura della Dichiarazione finale del VII Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali.

Cari fratelli e sorelle!

Abbiamo camminato insieme. Grazie per esser venuti da diverse parti del mondo, portando qui la ricchezza dei vostri credo e delle vostre culture. Grazie per aver vissuto intensamente questi giorni di condivisione, lavoro e impegno nel segno del dialogo, ancora più preziosi in un periodo tanto difficile, su cui grava, oltre alla pandemia, l’insensata follia della guerra.

Ci sono troppi odi e divisioni, troppa mancanza di dialogo e comprensione dell’altro: questo, nel mondo globalizzato, è ancora più pericoloso e scandaloso. Non possiamo andare avanti collegati e separati, connessi e lacerati da troppe disuguaglianze. Grazie, dunque, per gli sforzi tesi alla pace e all’unità. Grazie alle Autorità del luogo, che ci hanno ospitato, preparando e allestendo con grande cura questo Congresso, e alla popolazione del Kazakhstan, amichevole e coraggiosa, capace di abbracciare le altre culture preservando la sua nobile storia e le sue preziose tradizioni. Kiop raqmet! Bolshoe spasibo! Thank you very much!

La mia visita, che volge ormai alla conclusione, ha come motto Messaggeri di pace e di unità. È al plurale, perché il cammino è comune. E questo settimo Congresso, che l’Altissimo ci ha dato la grazia di vivere, ha segnato una tappa importante. Fin dalla sua nascita nel 2003, l’evento ha avuto come modello la Giornata di Preghiera per la pace nel mondo convocata nel 2002 da Giovanni Paolo II ad Assisi, per riaffermare il contributo positivo delle tradizioni religiose al dialogo e alla concordia tra i popoli.

Dopo quanto accaduto l’11 settembre 2001, era necessario reagire, e reagire insieme, al clima incendiario a cui la violenza terroristica voleva incitare e che rischiava di fare della religione un fattore di conflitto. Ma il terrorismo di matrice pseudo-religiosa, l’estremismo, il radicalismo, il nazionalismo ammantato di sacralità fomentano ancora timori e preoccupazioni nei riguardi della religione. Così in questi giorni è stato provvidenziale ritrovarci e riaffermarne l’essenza vera e irrinunciabile.

In proposito, la Dichiarazione del nostro Congresso afferma che l’estremismo, il radicalismo, il terrorismo e ogni altro incentivo all’odio, all’ostilità, alla violenza e alla guerra, qualsiasi motivazione od obiettivo si pongano, non hanno nulla a che fare con l’autentico spirito religioso e devono essere respinti nei termini più decisi possibili (cfr n. 5): condannati, senza “se” e senza “ma”. Inoltre, in base al fatto che l’Onnipotente ha creato tutte le persone uguali, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, etnica o sociale, abbiamo convenuto nell’affermare che il mutuo rispetto e la comprensione devono essere considerati essenziali e imprescindibili nell’insegnamento religioso (cfr n. 13).

Il Kazakhstan, nel cuore del grande e decisivo continente asiatico, è stato il luogo naturale per incontrarci. La sua bandiera ci ha rammentato la necessità di custodire un sano rapporto tra politica e religione. Infatti, se l’aquila dorata, presente nel vessillo, ricorda l’autorità terrena, richiamando imperi antichi, lo sfondo blu evoca il colore del cielo, la trascendenza. C’è dunque un legame sano tra politica e trascendenza, una sana coesistenza che tenga distinti gli ambiti. Distinzione, non confusione né separazione.

“No” alla confusione, per il bene dell’essere umano, che ha bisogno, come l’aquila, di un cielo libero per volare, di uno spazio libero e aperto all’infinito che non sia limitato dal potere terreno. Una trascendenza che, d’altro canto, non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in potere, altrimenti il cielo precipiterebbe sulla terra, l’oltre divino verrebbe imprigionato nell’oggi terreno, l’amore per il prossimo in scelte di parte. “No” alla confusione, dunque.

Ma “no” anche alla separazione tra politica e trascendenza, in quanto le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato. Perciò, sia sempre e ovunque tutelato chi desidera esprimere in modo legittimo il proprio credo. Quante persone, invece, ancora oggi sono perseguitate e discriminate per la loro fede! Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari (cfr n. 6).

Occorre soprattutto impegnarsi perché la libertà religiosa non sia un concetto astratto, ma un diritto concreto. Difendiamo per tutti il diritto alla religione, alla speranza, alla bellezza: al Cielo. Perché non solo il Kazakhstan, come proclama il suo inno, è un «dorato sole nel cielo», ma ogni essere umano: ciascun uomo e donna, nella sua irripetibile unicità, se a contatto con il divino, può irradiare una luce particolare sulla terra.

Perciò la Chiesa cattolica, che non si stanca di annunciare la dignità inviolabile di ogni persona, creata “a immagine di Dio” (cfr Gen 1,26), crede anche nell’unità della famiglia umana. Crede che «tutti i popoli costituiscono una sola comunità, hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra» (Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 1). Per questo, sin dagli inizi di questo Congresso, la Santa Sede, specialmente attraverso il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, vi ha partecipato attivamente.

E vuole continuare così: la via del dialogo interreligioso è una via comune di pace e per la pace, e come tale è necessaria e senza ritorno. Il dialogo interreligioso non è più solo un’opportunità, è un servizio urgente e insostituibile all’umanità, a lode e gloria del Creatore di tutti.

Fratelli, sorelle, pensando a questo cammino comune, mi domando: qual è il nostro punto di convergenza? Giovanni Paolo II – che ventun anni fa in questo stesso mese visitò il Kazakhstan – aveva affermato che «tutte le vie della Chiesa conducono all’uomo» e che l’uomo è «la via della Chiesa» (Lett. enc. Redemptor hominis, 14).

Vorrei dire oggi che l’uomo è anche la via di tutte le religioni. Sì, l’essere umano concreto, indebolito dalla pandemia, prostrato dalla guerra, ferito dall’indifferenza! L’uomo, creatura fragile e meravigliosa, che «senza il Creatore svanisce» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 36) e senza gli altri non sussiste! Si guardi al bene dell’essere umano più che agli obiettivi strategici ed economici, agli interessi nazionali, energetici e militari, prima di prendere decisioni importanti.

Per compiere scelte che siano davvero grandi si guardi ai bambini, ai giovani e al loro futuro, agli anziani e alla loro saggezza, alla gente comune e ai suoi bisogni reali. E noi leviamo la voce per gridare che la persona umana non si riduce a ciò che produce e guadagna; che va accolta e mai scartata; che la famiglia, in lingua kazaka “nido dell’anima e dell’amore”, è l’alveo naturale e insostituibile da proteggere e promuovere perché crescano e maturino gli uomini e le donne di domani.

Per tutti gli esseri umani le grandi sapienze e religioni sono chiamate a testimoniare l’esistenza di un patrimonio spirituale e morale comune, che si fonda su due cardini: la trascendenza e la fratellanza. La trascendenza, l’Oltre, l’adorazione. È bello che ogni giorno milioni e milioni di uomini e di donne, di varie età, culture e condizioni sociali, si riuniscono in preghiera in innumerevoli luoghi di culto. È la forza nascosta che fa andare avanti il mondo. E poi la fratellanza, l’altro, la prossimità: perché non può professare vera adesione al Creatore chi non ama le sue creature. Questo è l’animo che pervade la Dichiarazione del nostro Congresso, di cui, in conclusione, vorrei sottolineare tre parole.

La prima è la sintesi di tutto, l’espressione di un grido accorato, il sogno e la meta del nostro cammino: la pace! Beybitşilik, mir, peace!

La pace è urgente perché qualsiasi conflitto militare o focolaio di tensione e di scontro oggi non può che avere un nefasto “effetto domino” e compromette seriamente il sistema di relazioni internazionali (cfr n. 4). Ma la pace «non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze avverse; non è effetto di una dispotica dominazione», ma è «opera della giustizia» (Gaudium et spes, 78).

Scaturisce dunque dalla fraternità, cresce attraverso la lotta all’ingiustizia e alle disuguaglianze, si costruisce tendendo la mano agli altri. Noi, che crediamo nel Creatore di tutti, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica. La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare. Perciò la Dichiarazione esorta i leader mondiali ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive (cfr n. 7). Vi preghiamo, in nome di Dio e per il bene dell’umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia.

Se manca la pace è perché mancano attenzione, tenerezza, capacità di generare vita. E dunque essa va ricercata coinvolgendo maggiormente – seconda parola – la donna. Perché la donna dà cura e vita al mondo: è via verso la pace. Abbiamo perciò sostenuto la necessità di proteggerne la dignità, e di migliorarne lo status sociale in quanto membro di pari diritto della famiglia e della società (cfr n. 23). Alle donne vanno anche affidati ruoli e responsabilità maggiori. Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni! Impegniamoci perché siano più rispettate, riconosciute e coinvolte.

Infine, la terza parola: i giovani. Sono loro i messaggeri di pace e di unità di oggi e di domani. Sono loro che, più di altri, invocano la pace e il rispetto per la casa comune del creato. Invece, le logiche di dominio e di sfruttamento, l’accaparramento delle risorse, i nazionalismi, le guerre e le zone di influenza disegnano un mondo vecchio, che i giovani rifiutano, un mondo chiuso ai loro sogni e alle loro speranze.

Così pure religiosità rigide e soffocanti non appartengono al futuro, ma al passato. Pensando alle nuove generazioni, qui si è affermata l’importanza dell’istruzione, che rafforza la reciproca accoglienza e la convivenza rispettosa tra religioni e culture (cfr n. 21). Diamo in mano ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! E ascoltiamoli, senza paura di lasciarci interrogare da loro. Soprattutto, costruiamo un mondo pensando a loro!

Fratelli, sorelle, la popolazione del Kazakhstan, aperta al domani e testimone di tante sofferenze passate, con le sue straordinarie multireligiosità e multiculturalità ci offre un esempio di futuro. Ci invita a edificarlo senza dimenticare la trascendenza e la fratellanza, l’adorazione dell’Altissimo e l’accoglienza dell’altro. Andiamo avanti così, camminando insieme in terra come figli del Cielo, tessitori di speranza e artigiani di concordia, messaggeri di pace e di unità!

Dichiarazione finale

We, the participants of the VII Congress – spiritual leaders of world and traditional religions, politicians, heads of international organizations,

guided by our shared desire for a just, peaceful, secure and prosperous world,
affirming the importance of shared values in the spiritual and social development of humankind,
recognizing the necessity of countering and overcoming intolerance and hate speech, xenophobia, discrimination and conflicts based on ethnic, religious and cultural differences,
respecting the richness of religious and cultural diversity,
realizing that acts of charity, compassion, mercy, justice and solidarity contribute to the rapprochement of peoples and societies,
recognizing the value of education and spirituality for personal and interreligious development,
affirming the importance of the role and rights of women in society,
stating that material inequality leads to discontent, social tension, conflict and crisis in our world,
recognizing the importance of addressing global challenges in our post-pandemic world, including climate change, poverty and hunger; organized crime, terrorism, and drugs,
condemning in the strongest terms the extremism, radicalism and terrorism which lead to religious persecution and the undermining of human life and dignity,
condemning the creation of hotspots of interstate and international tension in the world,
expressing serious concern about the global increase in the number of migrants and refugees in need of humanitarian assistance and protection,
expressing a firm desire to contribute to the creation of conditions for dialogue and reconciliation between conflicting parties,
realizing the urgent necessity for spiritual and political leaders to work together in addressing the challenges of our world,
welcoming all international, regional, national and local initiatives, especially the efforts of religious leaders to promote interreligious, intercultural and intercivilizational dialogue,
expressing the intention to intensify cooperation between religious communities, international, national and public institutions, and non-governmental organizations in the post-pandemic period,
reaffirming the work of the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions as an international interreligious dialogue platform for representatives of many religions, confessions and creeds,
pointing out the opportunity of the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions for taking further specific steps to expand interreligious intercultural and intercivilizational dialogue,

  • HAVE COME TO A COMMON POSITION AND DECLARE THE FOLLOWING:
  1. We will make every effort to ensure that the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions continues its regular activities for the benefit of peace and dialogue between religions, cultures and civilizations.
  2. We declare that in the conditions of post-pandemic world development and the globalization of processes and security threats, the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions plays an important role in the implementation of joint efforts to strengthen dialogue in the name of peace and cooperation, as well as the promotion of spiritual and moral values.
  3. We recognize that the negative consequences of pandemic disease can be overcome only through joint effort, working together and helping each other.
  4. We are convinced that the unleashing of any military conflict, creating hotspots of tension and confrontation, causes chain reactions which impair international relationsWe believe that extremism, radicalism, terrorism and all other forms of violence and wars, whatever their motivations and goals, have nothing to do with authentic religion and must be rejected in the strongest possible terms
  5. We strongly urge national governments and authorized international organizations to provide comprehensive assistance to all religious groups and ethnic communities that have been subjected to infringement of rights and violence by extremists and terrorists and as a result of wars and military conflicts.
  6. We call upon world leaders to abandon all aggressive and destructive rhetoric which leads to destabilization of the world, and to cease from conflict and bloodshed in all corners of our world.
  7. We call upon religious leaders and prominent political figures from different parts of the world tirelessly to develop dialogue in the name of friendship, solidarity and peaceful coexistence.
  8. We advocate the active involvement of the leaders of world and traditional religions and prominent political figures in the process of conflict resolution for achieving long-term stability.
  9. We note that pluralism in terms of differences in skin color, gender, race, language and culture are expressions of the wisdom of God in creation. Religious diversity is permitted by God and, therefore, any coercion to a particular religion and religious doctrine is unacceptable.
  10. We call for the support of practical initiatives to implement interreligious and interdenominational dialogue, for the sake of building social justice and solidarity for all peoples.
  11. We stand in solidarity with the efforts of the United Nations and all other international, governmental and regional institutions and organizations, promoting dialogue among civilizations and religions, states and nations.
  12. We recognize the importance and value of the Document on Human Fraternity for World Peace and Living Together between the Holy See and Al-Azhar Al-Sharif (adopted by the UN General Assembly in resolution A/RES/75/200 of December 21, 2020), and the Makkah Declaration (adopted in Mecca in May 2019), which call for peace, dialogue, mutual understanding and mutual respect among believers for the common good.
  13. We welcome the progress made by the global community in the fields of science, technology, medicine, industry and other areas yet note the importance of their harmonization with spiritual, social and human values.
  14. We realize that social problems often push people to extreme attitudes and actions and call on all states of the world to ensure adequate living conditions for their citizens.
  15. We note how people and societies which dismiss the importance of spiritual values and moral guidelines are susceptible to lose their humanity and creativity.
  16. We call on world political and business leaders to focus on overcoming the imbalances in the development of modern societies and to reduce the gap in the well-being of different segments of the population and different countries of the world.
  17. We note the positive impact of dialogue between leaders of world and traditional religions for socio-political processes in states and societies, contributing to the preservation of peace.
  18. We proceed from the immutable fact that the Almighty created all people equal, regardless of their racial, religious, ethnic or other affiliation or social status, therefore respect for each other and mutual understanding underpin all religious teaching.
  19. We call on political and public figures, journalists and bloggers, while recognizing their freedom of speech, to beware religious generalization and not to identify extremism and terrorism with any nation or religion, as well as not to use religions for political purposes.
  20. We advocate increasing the role of education and religious formation, particularly among youth, in strengthening the respectful coexistence of religions and cultures and debunking dangerous pseudo-religious prejudices.
  21. We pay special attention to the importance of strengthening the institution of the family.
  22. We stand for the protection of the dignity and rights of women, the improvement of their social status as equal members in family and society, as well as encourage their inclusion in the peace processes in cultural and religious settings.
  23. We note the inevitability of global digital development, as well as the importance of the role of religious and spiritual leaders in interacting with politicians in solving the problems of digital inequality.
  24. While we respect the freedom of expression, we strive to develop a dialogue with the media and other institutions of society to clarify the significance of religious values for promoting religious knowledge, interreligious harmony and civil peace, as well as to develop general tolerance towards religions.
  25. We appeal to all people of faith and goodwill to unite in this difficult time and contribute to ensuring security and harmony in our common home – planet Earth.
  26. We turn to pray in support of all people of goodwill on the planet who make a significant contribution to the expansion of inter-civilizational, interreligious and international dialogue for the sake of a more prosperous world.
  27. We call for supporting acts of mercy and compassion in regions affected by military conflict, and by both natural and man-made disasters.
  28. We call for solidarity in the support of international organizations and national governments in their efforts to overcome the consequences of the Covid pandemic.
  29. We affirm that the purposes of the Congress and this Declaration is to guide contemporary and future generations of humankind in promoting a culture of mutual respect and peacefulness; available for use in public administration of any country in the world, as well as by international organizations, including UN institutions.
  30. We instruct the Secretariat of the Congress to develop a Concept for the development of the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions as a global interreligious dialogue platform for 2023-2033.
  31. We affirm the role of the Republic of Kazakhstan as an authoritative and global center of intercivilizational, interreligious and interfaith dialogue.
  32. We thank the Republic of Kazakhstan and President Kassym-Jomart Tokayev for convening the VII Congress of the Leaders of World and Traditional Religions, for their humanitarian initiatives, and for their contribution to renewal and progress, peace and harmony.
  33. We thank the Republic of Kazakhstan for the excellent organization of the Congress, and to the Kazakh people for their cordiality and hospitality.
  34. We confirm our collective interest in continuing the activities of the Congress of the Leaders of World and Traditional Religions and our intention to convene the next VIII Congress in 2025 in the capital of the Republic of Kazakhstan, Nur-Sultan.
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