Pubblichiamo la cronaca di Riccardo Merighi, giovane ricercatore dell’associazione Insight che ha accompagnato l’Imam dott. Hamdan Al Zeqri in una visita al carcere di Bologna lo scorso 5 marzo. L’Imam è il consigliere responsabile nazionale per l’UCOII nazionale per l’assistenza alle persone detenute e rapporti con i DAP e istituti penitenziari (è anche imam del carcere di Sollicciano, una delle carceri più complesse del territorio nazionale) e svolge un ruolo importante nella cura delle persone in detenzione di fede islamica sia con le numerose visite personali sia con il lavoro presso Liberi dentro Eduradio&TV[1]. L’Imam collabora, in maniera generosa, anche con l’Istituto per la storia delle religioni dell’ISSR della Toscana
Una cronaca
Hamdan è un Imam di origine Yemenita, invitato dalla direzione del carcere per poter parlare con le persone detenute di fede musulmana in vista del Ramadan, che è iniziato tra il 10 e l’11 di marzo. L’evento è importante all’interno del contesto carcerario in quanto la popolazione dei detenuti comprende una componente ingente di fedeli musulmani.
Si può qui ricordare che delle 60 mila persone detenute in Italia, un terzo di essi sono stranieri e di questo gruppo la metà si dichiara musulmana.[2] Alla luce di questi dati il ruolo di Hamdan si rivela importante in molte carceri italiane per fornire supporto spirituale e umano ad un nutrito gruppo di detenuti.
L’ingresso nella struttura detentiva avviene rapidamente e, in seguito al superamento dei controlli previsti e dei cancelli serrati, ci dirigiamo verso la sala cinema del carcere, dove i detenuti musulmani stanno aspettando.
I partecipanti all’incontro sono una sessantina, seduti al centro della stanza. Al fine di garantire la sicurezza durante lo svolgimento dell’evento, sono presenti anche una trentina di membri della polizia penitenziaria, disposti lungo il perimetro della stanza.
L’incontro ha inizio con l’Imam che tratta il tema del Ramadan, indicando azioni e atteggiamenti che possono essere utili per i fedeli in preparazione al periodo di digiuno. Successivamente Hamdan interagisce direttamente con i detenuti, dialogando con loro, rispondendo alle loro domande e dando consigli e incoraggiamenti in merito alle regole da seguire durante il mese a venire. Di seguito vengono riportati i principali interventi dell’Imam – con una certa attenzione per il discorso diretto – raggruppando le principali tematiche trattate e le domande poste dai detenuti ad Al Zeqri.
Come prepararsi al Ramadan
È necessario prepararsi da subito al Ramadan senza aspettarne l’inizio. «Noi musulmani infatti rischiamo di essere distratti in questo periodo che precede il mese sacro, ma dobbiamo iniziare a fare la nostra parte per vivere al meglio questo periodo. Ramadan non è solo smettere di mangiare e di bere, riguarda invece la totalità della nostra vita».
Continua Hamdan: «Mi giungono molte lettere da fratelli detenuti in carcere che esprimono forte rabbia. Anche questa va gestita ed educata nel mese sacro, non solo la fame e la sete. La rabbia non gestita infatti porta a gravissime conseguenze. Pensate, in due secondi di rabbia si rischia di sbagliare tutto e rovinarsi la vita».
Per questo l’obiettivo del Ramadan è quello di riconquistare sé stessi, fermandosi e cercando di migliorarsi. Una delle mogli del profeta Umm Salma gli chiese: «cos’è la religione?», il profeta rispose: «Il buon comportamento, la buona condotta stava quasi per prendere tutto il bene sia della vita qua che aldilà. Infatti se una persona prega, fa zakat (l’elemosina), segue il digiuno ma non si comporta bene non sarà giudicata in maniera benevola».
Durante Ramadan ogni azione diviene più intima, più intensa ed il suo effetto è moltiplicato. Serve quindi agire con una migliore e sincera intenzione. «Per fare ciò è necessario capire come è orientato il nostro cuore. Da che cosa è composto maggiormente? Rabbia, perdono, misericordia o pace? Qual è la carta d’identità del nostro cuore? Nella nostra fede il cuore è il primo organo da custodire e curare, il luogo dell’intenzione e della volontà, il luogo della misericordia e dell’amore, il motore d’ogni gesto e ogni azione buona o cattiva. Se Allah sapesse che il bene è ancora solo un’intenzione nel nostro cuore, quindi ancora non è diventata un’azione realizzata, quale sarebbe la Sua risposta? Ci restituisce il bene concreto nella vita terrena, ora, in questo mondo, ovunque ci troviamo, poi lo avremo nell’aldilà».
Si tratta – afferma Al Zeqri – di «aver cura del nostro cuore, per avere cura del nostro corpo, avere cura della vita nostra e quella degli altri, è una cura costante del legame sano con il Creatore di ogni essere vivente».
Come si reagisce nei momenti di rabbia?
«Ricordatevi che il Corano dice: “Gli adoratori del Compassionevole: sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono loro, rispondono: Pace!”». Inoltre, il Profeta indica che il musulmano è colui che salva gli altri dalla propria lingua e dalla propria mano.
Come fare zakat in carcere
Zakat è il diritto del povero sul ricco. Se uno non ha denaro ma sta bene (fisicamente) può aiutare gli altri fratelli che stanno male. «È importante fare zakat senza umiliare i fratelli, non va colpita la dignità o il rispetto altrui». Se fatta con riservatezza e in privato si evita quindi di urtare la dignità del fratello o la sorella che la riceve. Inoltre, Zakat non vale se fatta verso i parenti di primo grado, in quanto vantano già un diritto all’aiuto e al sostegno nei nostri confronti.
Chi è l’uomo forte?
Il detto del profeta afferma: «Non è forte chi colpisce più violentemente, ma è forte colui che gestisce se stesso nei momenti di rabbia». Ramadan ci può aiutare in questo, in quanto serve ad acquisire e liberare. Acquisire cose nuove e liberarci da cose vecchie e negative. «Da questa rabbia così profonda dobbiamo liberarci trasformandola in gesti e azioni costruttive non distruttive».
Quali sono le condizioni del digiuno?
È per persone adulte e sane. Chi deve usare un farmaco non deve digiunare, recupererà i giorni una volta guarito. In questa ultima categoria è compreso anche chi fa uso di metadone. Il digiuno serve per sentire e partecipare alla sofferenza altrui, di chi non ha cibo o acqua. Inoltre, il digiuno non è valido senza preghiera, in quanto la preghiera è più importante del digiuno. Allah infatti ha prescritto la Salat (preghiera) per cinque volte al giorno, mentre il digiuno avviene una volta all’anno.
Durante Ramadan non si può stare a letto tutto il giorno, bisogna strutturare la propria giornata attraverso attività, attenzione agli altri e la preghiera. Come fedeli non possiamo giustificare la nostra pigrizia. Un partecipante obbietta: «Ma qui dentro non c’è nulla da fare». Hamdan risponde: «Allora prendi il Corano e ricopialo tutto».
Il destino (maktub)
Non si può dire che è il destino che ci fa comportare male. È la nostra volontà che ci fa agire nel bene o nel male. Il destino riguarda le cose inevitabili e può essere cambiato con l’invocazione e con il dono.
Non dobbiamo scappare dalle nostre responsabilità incolpando il destino, Allah ci ha dato la possibilità di scegliere.
Per questo è importante imparare a rispondere alle offese con pazienza. Sarà difficile le prime volte ma più ci comportiamo con pazienza più sarà facile esserlo le volte successive.
Pensiamo alla storia di Yusuf (Giuseppe), che nel bene e nel male, anche quando era in carcere oppresso e soffriva è stato benevolo e non ha perso i suoi principi e valori. Come dice il versetto: «Assolutamente Allah non cambia la condizione di un popolo, di una persona, di una nazione finché non cambiano quello che è nella loro interiorità»; se tutto è destino, forse non ci sarebbe stato né questo versetto in tutti i libri sacri, non ci sarebbero stati i comandamenti Divini.
Supporto spirituale
Al termine del prezioso incontro, Hamdan si intrattiene con i detenuti musulmani, dialogando con loro e continuando a rispondere alle loro domande, alcuni di loro con le lacrime agli occhi. L’importanza dell’incontro può essere identificata nelle numerose richieste fatte ad Hamdan da parte di molti detenuti.
Spesso le domande convergono su una tematica comune: la necessità di poter parlare con una persona esterna al contesto carcerario esperta in materia di religione Islamica. Il bisogno di supporto spirituale espresso da parte dei partecipanti si rivela come un punto di fondamentale importanza, che – se soddisfatto – potrebbe portare a risultati positivi, come dimostrato dall’esito e dalla partecipazione di questo incontro che testimonia, a livello più ampio, l’importanza della cura per la ricerca religiosa in una società – e in un carcere – pluralista.
[1] https://www.youtube.com/@liberidentroeduradiotv1282
[2] Associazione Antigone, XIX rapporto sulle condizioni di detenzione, 2023