Raccontano che il patriarca di Mosca, Cirillo, ordinando vescovo un prete molto impegnato nei dialoghi con l’islam e destinato a una sede a maggioranza islamica nel paese gli abbia detto: «Spero che riuscirai a salvare la presenza ortodossa nella regione».
Il mutamento e il crescente riferimento all’islam nel paese è intuibile nelle reazioni delle autorità (politiche ed ecclesiastiche) ai recenti attentati dei fondamentalisti islamici in Francia. All’uccisione di tre fedeli nella cattedrale di Nizza del 29 ottobre, Cirillo ha subito scritto al vescovo (e al presidente della Repubblica) un messaggio di cordoglio in cui si dice: «Le mostruose atrocità commesse con l’uso sacrilego di slogan religiosi non potranno scuotere il desiderio di una vita pacifica delle persone, farle seguire la volontà malvagia dei criminali e riconoscere come norma l’ideologia disumana delle atrocità e delle violenze».
Rispetto all’uccisione dell’insegnante Samuel Paty avvenuta a Conflans (Parigi) il 16 ottobre, motivata dalla presentazione in classe delle vignette anti-islamiche di Charlie Hebdo per far discutere gli studenti, la reazione dell’opinione popolare e del presidente Putin è stata molto limitata. In una cronaca apparsa su Le Monde si parla dell’improvviso mutamento di sensibilità.
Fino ad allora, dopo le stragi fondamentaliste, vi erano gesti di simpatia davanti all’ambasciata a Mosca, ma l’uccisione del professore ha provocato manifestazioni molto aggressive. E il Cremlino, attraverso il suo portavoce Dimitri Peskov, si è limitato a dire: «È inaccettabile insultare i sentimenti dei credenti ed è inaccettabile uccidere delle persone». Posizione confermata dallo stesso Vladimir Putin nell’incontro con i rappresentanti dei culti il 4 novembre.
Nuova Costituzione e l’offesa a Dio
Assieme al cattolicesimo e al protestantesimo storico, l’islam è considerata religione nazionale e può contare su un caleidoscopio di etnie che assommano a circa 20 milioni di persone. Discorso a parte per la Chiesa ortodossa, di fatto considerata religione egemone.
La crescita di influenza dell’islam è alimentata da quella che è considerata una vittoria non solo di Putin, ma della Chiesa ortodossa. La nuova Costituzione approvata col 77,9% dei voti (25 giugno – 1° luglio 2020) prevede l’esplicito richiamo a Dio, orientamento sostenuto dalla Chiesa ortodossa (con il consenso delle altre confessioni e religioni). Come sua conseguenza, vi è la censura e punibilità dell’insulto, della bestemmia e dell’irrisione. La condanna delle vignetta anti-islamiche si àncora al nuovo panorama costituzionale.
Nel suo primo decennio di potere (è capo dello stato dal 7 maggio del 2000) Vladimir Putin ha dovuto fronteggiare il fondamentalismo terroristico dell’islam alimentato dalla polveriera della Cecenia. Espandendosi dall’Afghanistan, era entrato nella complessa criminalità attiva nello stato, collocato fra il Caucaso e il Mar Caspio.
La sua potenza di fuoco si è manifestata nel far saltare un aereo, negli attentati alla metropolitana di Mosca, nell’operazione “militare” al teatro moscovita Dubrovka, nell’occupazione e sequestro di una scuola a Beslan nell’Ossezia del Nord.
In connessione con la fiammata anti-fondamentalista prodotta dal crollo delle torri gemelle a New York (2001), Putin ha affrontato il problema grazie alle forze speciali antiterrorismo con durezza, cinismo ed efficacia. Sul fronte interno della vita civile si trattava di rafforzare la rappresentatività istituzionale dell’islam.
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, nella Costituzione del 1997 l’islam era riconosciute «parte integrante del patrimonio storico dei popoli della Russia». La comunità musulmana venne divisa in due Commissioni spirituali, una per la parte europea (CDUMR), guidata da Talgat Tadzhuddin con sede negli Urali, e l’altra, per la parte asiatica (DUM AChR) con sede a Tobolsk, sotto la guida di Nafigulla Ashirov. Da 1996 è attiva una terza struttura rappresentativa e concorrenziale, il Consiglio dei Muftì, con sede a Mosca, guidato da Ravil Gainutdin. Fra questo organismo e il CDUMR è ancora in atto una competizione ciascuno rivendicando a sé l’ottenimento dell’affiliazione di nuove comunità musulmane.
Il Consiglio, in sintonia con l’amministrazione presidenziale, è particolarmente attivo per promuovere i diritti dei cittadini musulmani russi (ed è accusato di eccessiva vicinanza al Cremlino); il CDUMR ha un profilo più religioso e alimenta il dialogo con il patriarcato.
È attiva anche una quarta istituzione, l’Unione dei musulmani della Russia, guidata dall’imam Mukaddas che, nel Tatarstan, ha promosso un movimento di mutua comprensione interetnica anche nei confronti della popolazione russa.
A Mosca vivono due milioni di musulmani e lì è stata inaugurata nel 2015 la più grande moschea in Europa. La seconda città “musulmana” è Kazan con una sede universitaria islamica.
Islam in crescita e Ortodossia nazionale
Finora l’islam in Russia ha avuto un aspetto abbastanza secolarizzato. Sebbene alle ragazze musulmane sia consentito di portare il velo nella scuola, anche in aree prevalentemente musulmane molte donne continuano ad andare a capo scoperto o con un semplice foulard.
Inoltre, il venerdì non è considerato giorno festivo per le attività commerciali e non è molto seguito il divieto religioso di consumare bevande alcoliche.
Preoccupati di non essere accusati di fondamentalismo, i leader islamici insistono sul carattere “russo” delle comunità islamiche. Il crescente peso sociale dell’islam, oltre al già ricordato riferimento costituzionale, è legato a una nuova presenza nelle aree siberiane del Nord e alla crescita demografica che ha permesso l’espandersi di famiglie islamiche oltre i tradizionali confini geografici.
Da qualche tempo si parla di «islam polare». Si tratta di 400.000 immigrati dall’Asia centrale, impiegati nell’attività estrattiva particolarmente fiorente nelle città della Russia artica come Noyabrsk, Novyi Urengoy e i distretti di Khanty-Mansi e Yamalo-Nenets.
L’assistenza religiosa è affidata a imam occasionali. Poiché l’imam vive delle offerte della sua comunità, i gruppi di lavoratori della Russia artica non sono particolarmente appetibili e spesso si devono affidare a personaggi assai poco preparati e inclini al fondamentalismo e al radicalismo.
La crescita demografica dell’islam mostra ormai una sua presenza ben oltre i confini dei territori tradizionali (Caucaso settentrionale e il Volga-Urali). È ormai diffuso in tutte le grandi città del paese ed è presente anche nei nuovi territori rurali della Russia meridionale. Il che significa una pervasiva e crescente connessione con l’insieme della Russia.
Dal punto di vista pastorale e missionario, la Chiesa ortodossa russa non dovrebbe preoccuparsi troppo del proselitismo degli evangelicali o delle religioni già definite fuori legge come i Testimoni di Geova o il Falung Gong (originato in Cina e anche lì privato di legalità) e tantomeno dei cattolici e dei protestanti storici, quanto piuttosto del confronto-dialogo con l’islam. In questo facilitata dai riconoscimenti istituzionali: dalla presenza nelle scuole come nell’esercito e nelle amministrazioni.
Nella nuova Costituzione, oltre al riferimento esplicito a Dio e alla difesa della famiglia tradizionale (contro le convivenze omosessuali), vi è il riconoscimento del ruolo centrale del “popolo russo”, identificato con l’appartenenza all’Ortodossia. Per quanto riguarda l’insieme dell’Ortodossia, la Chiesa russa ha subìto una sconfitta bruciante con il riconoscimento dell’autocefalia alla Chiesa ucraina da parte di Costantinopoli, ma esercita di fatto un’egemonia e un riferimento importante per le Chiesa ortodosse di ceppo slavo. Il doloroso scisma in atto enfatizzerà il carattere nazionalistico e slavofilo dell’Ortodossia di Mosca.
Grazie