Quale sarà lo scenario delle fedi mondiali nel 2050? Ecco qualche immediata ipotesi: crescerà l’islam, il cristianesimo rimarrà sugli stessi livelli di oggi, stabile il buddismo, in crescita l’induismo, in calo la non credenza. Sono alcune delle tendenze di uno studio sui futuribili delle religioni di Jean-Fancois Mayer (Religioscope, settembre 2015). Con tutta la cautela del caso e a scanso di imprevedibili sempre possibili (così è stata la rivoluzione islamica iraniana del 1980, la caduta del muro di Berlino nel 1989 o l’attacco alle torri gemelle di New York nel 2001), vi sono alcune tendenze come quelle demografiche, migratorie e territoriali che possono offrire alcune indicazioni.
Secondo le stime demografiche il numero dei musulmani nel 2050 sarà assai prossimo a quello del cristiani. Nel 2010 vi erano 1,6 miliardi di islamici e 2,17 miliardi di cristiani. Fra 34 anni si prevedono 2,92 miliardi di cristiani e 2,76 miliardi di musulmani. Come percentuale sulla popolazione mondiale il cristianesimo resterà stabile al 31,3%, mentre l’islam passerà dal 23,2 al 29,7%. In Europa i musulmani saranno il 10% della popolazione e, in maggioranza, nei paesi balcanici come la Macedonia, la Bosnia-Erzegovina e il Kossovo. Il sorpasso sul cristianesimo potrà avvenire entro la fine del secolo.
Stabile rimarrà la popolazione buddista, mentre sia gli indu che gli ebrei conosceranno qualche aumento. La non appartenenza religiosa, pur crescendo da 1,1 miliardo a 1,2 miliardi resterà al di sotto del tasso di crescita e quindi diminuirà come percentuale complessiva. Da questo punti di vista l’in-credenza ha conosciuto il suo secolo d’ora nel XX secolo, mentre nell’attuale i riferimenti religiosi stanno tornado a forgiare il destino di molti popoli, a prescindere dal carattere propriamente religioso o solo identitario che rivestiranno.
Rimangono molti interrogativi: come potrà crescere il cristianesimo in Cina che alcuni prevedono in forte aumento, o quanto conteranno i processi migratori in atto, o quanto condizioneranno le persecuzioni che interessano particolarmente i cristiani, o quale sarà l’evoluzione dell’islam nel conflitto sciita-sunnita o nell’eventuale apertura alla conversione verso altre religioni. Ugualmente difficile indicare le modifiche interne alle fedi. È già in atto la dislocazione a Sud del cristianesimo, la forte crescita in esso delle chiese neo-pentecostali; si va modificando il tipo di appartenenza alla propria fede; non sappiamo l’evoluzione dei fondamentalismi religiosi.
Ma la sorpresa maggiore è la formazione dello spazio per una possibile nuova religione. Il processo e la cultura della globalizzazione potrebbe esserne il terreno di coltura. Una nuova religione dovrebbe essere adattabile a contesti molto diversi, combinando un insegnamento di carattere universale con un dogmatismo non accentuato, alcuni principi chiari e una proposta di salvezza in dimensione comunitaria.
È pleonastico ricordare tutta la fragilità di queste e altre previsioni, ma servono come una prima ipotesi e spesso contengono parti di verità che verranno a maturazione.