«Sono tempi difficili che richiedono una resistenza meditata, seria e costruttiva». E la figura di Edith Stein, la sua opera e soprattutto la sua vita donata alla difesa dei diritti umani fino alla morte in un campo di concentramento, possono essere un faro, un punto di riferimento. Ad attualizzare il messaggio della Stein nel giorno in cui si ricorda la sua morte, è la filosofa Angela Ales Bello, già decano di Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense.
Era il 9 agosto del 1942 quando Edith Stein fu uccisa ad Auschwitz-Birkenau. Monaca dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, filosofa, mistica tedesca, vittima anche lei della ideologia nazista perché di origine ebraica. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II la proclamò santa e l’anno successivo la dichiarò patrona d’Europa.
«Credo che il suo messaggio sia di carattere in primo luogo morale e poi politico», dice la filosofa Ales Bello. «Con l’idea che se gli esseri umani vogliono costituire una comunità, essa deve basarsi fondamentalmente su valori etici e poi tradursi in una comunità politica. Questa era la sua idea della comunità statale».
- Quale messaggio la Stein rivolgerebbe oggi all’Europa?
Lei pensava che la sovranità dei singoli Stati non fosse in contrasto con una comunità più ampia che potesse includerli tutti, mantenendo le diversità e tuttavia unendoli nei comuni ideali. Una comunità allargata, pacifica, in cui non ci fossero contrasti. Aveva nella sua gioventù partecipato alla prima guerra mondiale come crocerossina per cui conosceva il negativo della guerra e il male che ne proviene e riteneva appunto che il superamento di questa dovesse essere una condotta di vita orientata da valori umani e religiosi. L’Europa, secondo la Stein, ancora oggi dovrebbe essere legata da questi comuni valori superando gli egoismi ma anche le superficialità e gli atteggiamenti di moda che non sono positivi.
- Cosa intende per “atteggiamenti di moda”?
Gli esseri umani hanno sempre una parte positiva e una parte negativa. La parte negativa è quella che porta alla dispersione e alla superficialità e qualche volta anche al male. Non a caso la Stein è morta per il suo essere originariamente ebrea. Per fortuna oggi non ci sono contrasti così forti come nelle epoche passate in Europa. Ma ci sono altri tipi di contrasti che impediscono di cogliere gli elementi comuni che potrebbero rafforzare non solo l’Europa, ma anche il mondo intero. Mi riferisco al contrasto con i popoli stranieri, con chi non è della stessa razza, addirittura con chi la pensa diversamente. Di fronte ad uno scenario simile, è necessaria una educazione profonda, permanente, di tutti, a valori di convivenza e valori umani che rischiano, in ogni epoca e in particolare nella nostra, di essere dimenticati.
- Sovranismi, chiusure dei confini, individuazione di un nemico. Oggi, si ripresentano le stesse tentazioni e le stesse oscurità del passato. Cosa c’è dietro a questa amnesia del passato?
Purtroppo, non si conosce la storia e anche se si conosce non la si vuole ricordare perché prevalgono gli interessi e i successi immediati. Prevalgono i protagonismi personali che spesso indicano anche una grande debolezza psichica. Ci sono stati nel nostro passato uomini politici importanti come Schumann e De Gasperi che hanno meritato di essere riconosciuti perché hanno costruito nel bene e nel bene vuol dire nel bene di tutti, per la crescita di tutti, non soltanto dell’Europa.
- Come era la «resistenza» di Edith Stein?
È stata una resistenza non solo personale, ma attiva e per il bene comune. Sappiamo che inviò addirittura una lettera al Pontefice dell’epoca perché potesse dire una parola a favore dei diritti umani. Noi oggi siamo fortunati perché abbiamo un papa come Francesco al quale non abbiamo bisogno di chiedergli nulla. Credo però che il suo esempio possa coinvolgere soprattutto i giovani nel mostrare di non essere schierati dalla parte dell’egoismo, dalla parte di una cieca chiusura che in linea di principio non serve all’umanità e dal punto di vista pratico è anche fallimentare.
- Cosa direbbe Edith Stein ai giovani?
Ci sono moltissime conferenze e scritti in cui Edith Stein si rivolge ai giovani. Però la cosa interessante che dovremmo tenere presente è che la Stein si rivolge agli adulti perché insegnino ai giovani. Credo che un punto di fondo della nostra epoca sia la carenza purtroppo negli adulti, non nei giovani. Dovremmo allora da adulti compiere un’opera di formazione che vuol dire conoscenza, educazione intellettuale e pratica, ma vuol dire soprattutto una formazione spirituale.
Agenzia SIR, 9 agosto 2019.