Al Sinodo dei vescovi che si apre il 3 ottobre prossimo sul tema I giovani la fede e il discernimento vocazionale, prenderà parte anche Fr. Alois, priore della fraternità ecumenica di Taizé. La fraternità, come è noto, è frequentata ogni anno da migliaia di giovani e adolescenti e ha una grande esperienza nel campo giovanile. Anche se non potrà votare, Fr. Alois avrà la possibilità di offrire un prezioso contributo ai Padri sinodali nelle loro discussioni e deliberazioni. Il sito katholisch.de lo ha intervistato per mezzo di Madeleine Spendier. Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervista.
– Fr. Alois, lei parteciperà al Sinodo dei giovani di ottobre come “ospite speciale”. Che cosa significa?
Siccome la comunità di Taizé non ha uno status canonico, io sono stato invitato a questo Sinodo come “ospite speciale”, che non vota, perché questo è compito dei vescovi. Papa Francesco recentemente ha cambiato le regole per lo svolgimento dei Sinodi. In futuro, forse, voteranno anche i superiori maggiori degli Istituti religiosi e i laici, e ciò sarebbe una cosa molto buona.
– Come sarà, in concreto, il suo compito nel Sinodo?
Se tutto si svolgerà come nei due Sinodi a cui ho partecipato nel 2008 e 2012, avrò, come i vescovi, quattro minuti per parlare davanti all’assemblea e parteciperò ai gruppi di lavoro. Spero che ci siano discussioni vivaci e una buona atmosfera. Io mi sento solidale con i giovani e mi auguro che qualcosa cambi nei loro riguardi.
– Quali cambiamenti spera?
Mi auguro che nella Chiesa si ascoltino di più i giovani. Essi dovrebbero sentire che la Chiesa è un luogo di amicizia. Noi a Taizé notiamo chiaramente che tra i giovani c’è un grande desiderio spirituale. Molti, dopo una settimana, affermano quanto importante sia diventato per loro il silenzio. È un fatto sorprendente – soprattutto in un tempo turbolento come quello d’oggi. Avvertiamo anche quanti giovani cerchino un’esperienza di comunità. Come possiamo nella Chiesa rispondervi meglio?
– I giovani trovano spesso difficoltà con la Chiesa istituzione. A Taizé affluiscono molti giovani. Cosa fate voi di meglio?
Noi a Taizé non facciamo niente di meglio! Forse è la nostra vita di fratelli ad essere così attraente. Noi veniamo da diversi continenti e viviamo riconciliati nella nostra diversità. Questa vita interculturale, che va oltre i confini, affascina molti giovani. Noi ci riuniamo tre volte al giorno per la preghiera e invitiamo tutti a prendervi parte. Cerchiamo di essere come un punto di riferimento attorno al quale potersi riunire. E ci prendiamo del tempo per gli adolescenti. Molti sono radicati nella tradizione della Chiesa, altri invece no. Molti non sanno nemmeno se credono. Ci chiedono spesso come credere. Questi giovani cercano il loro posto nella grande comunità che è Chiesa.
– Che cos’è importante oggi per raggiungere i giovani?
Credo che si tratti di due punti: noi Fratelli ogni giorno offriamo un’introduzione biblica ma, per il resto, non ci immischiamo nel corso della giornata. I giovani nei gruppi di discussione stanno tra di loro e organizzano i lavori pratici. In questo modo nascono profonde relazioni. D’altra parte, noi Fratelli siamo sempre presenti come persone a cui rivolgersi. Mentre alcuni giovani, dopo la preghiera della sera, continuano a cantare fino a tarda notte, altri rimangono con noi in chiesa. Chi desidera un dialogo sa dove trovarci. I giovani hanno bisogno di qualcuno che ascolti i loro problemi e le loro gioie. Noi non abbiamo risposte pronte, ma cerchiamo di ascoltare con attenzione. Ciò aiuta spesso a progredire. Ma io ripeto continuamente che anch’essi aiutano noi Fratelli, venendo a trovarci così tanti. Noi non ci atteggiamo a maestri spirituali e non siamo nemmeno “migliori” nella fede. I giovani, venendo, ci stimolano a rimanere fedeli alla nostra vocazione.
– Taizé non è forse una società parallela o addirittura concorrenziale con l’attività giovanile della Chiesa locale?
Se fosse così, sarebbe un male! Noi a Taizé non siamo un pianeta che ruota attorno a se stesso. Ogni tanto i giovani ci raccontano quanto siano delusi dalla loro comunità ecclesiale. Molti ci sono semplicemente riconoscenti per aver trovato una via alla preghiera e desiderano continuare a casa loro. Inoltre, non pochi a Taizé allargano il loro orizzonte ed esperimentano quanto arricchisca superare i confini e andare verso gli altri, verso le persone che vivono ai margini della società, ai migranti… Noi diciamo sempre ai giovani: Taizé è solo un luogo di passaggio! – Tornate alle vostre comunità, cercate sul posto un gruppo esistente! Senza comunità, la fede si atrofizza.
– La Fraternità di Taizé ha delle vedute più liberali sulla morale sessuale della Chiesa ufficiale?
La parola “liberale” non mi piace in questo contesto. Cosa vuol significare? Mi fa piacere che oggi nella Chiesa si possa parlare più apertamente della sessualità. Noi cerchiamo di prendere sul serio ciascuno con i suoi problemi e non giudichiamo né le tendenze omosessuali né di nessun altro genere. Piuttosto, accogliamo i giovani così come sono e cerchiamo di riflettere insieme ad essi come può maturare il loro amore e quali sono i passi successivi da compiere a questo riguardo Per me è determinante l’affermazione di papa Francesco, il quale ha detto: “Chi sono io per giudicare?”. Sono parole chiare!
– Lei è stato spesso ospite del papa. Di che cosa parla con lui?
L’ultima volta che gli ho fatto visita è stato lo scorso mese di marzo. Egli è molto ben informato sulla nostra vita a Taizé. Ha una grande stima di Fr. Roger, anche se personalmente non l’ha mai incontrato. Il papa si è anche molto rallegrato che noi, in vista del nostro “Pellegrinaggio della fiducia”, abbiamo preparato un incontro che ha avuto luogo alla fine di agosto a Hong Kong. L’ho assicurato che preghiamo per lui. Perciò dico spesso ai giovani: “Pregate per il papa. Non occorrono litanie – basta un sospiro”.
– Perché un sospiro?
Papa Francesco vuole aprire nuove strade. Non ha delle soluzioni pronte, ma traccia una direzione e poi vede come coinvolgere le persone. Questo è un modo del tutto nuovo di esercitare l’autorità nella Chiesa. Papa Francesco vuole avviare grandi cambiamenti ed esercita in questo modo la sua autorità. Sono fortemente convinto che possiamo compiere questo cammino solo insieme – per questo dobbiamo pregare!
– Ma il Sinodo dei giovani non è un evento di preghiera…
Perché no? Io penso che in un Sinodo non si debba solo discutere insieme. Vogliamo anche pregare insieme…. in modo da ascoltarci meglio e accogliere la diversità dell’altro… E ciò avviene solo mediante la preghiera.
Mi fa piacere che la comunità di Taizé venga invitata a dire la sua nei sinodi. Ho conosciuto personalmente fr Roger e dialogato con lui. Grande spiritualità ed umanità. Alois darà un grande contributo.