Si svolgerà a Stoccarda il pomeriggio del 7 ottobre, con la collaborazione del Consolato Generale d’Italia, un convegno per commentare i nuovi dati sull’emigrazione italiana (in particolare su quella diretta in Germania) e sulla sua componente qualificata. L’iniziativa ha trovato spunto nell’Istituto di Studi Politici S. Pio V, che di recente ha curato il volume Le migrazioni qualificate in Italia: ricerche, statistiche e prospettive con il supporto del Centro studi e ricerche Idos. In tale occasione, la pubblicazione verrà messa a disposizione dei partecipanti, insieme al capitolo sull’emigrazione italiana che apparirà nella prossima edizione del Dossier Statistico Immigrazione.
Le cifre
Al 1° gennaio 2016 i connazionali all’estero, iscritti all’Anagrafe degli italiani dei residenti all’estero (Aire) sono risultati 4.811.163 (ma secondo le anagrafi consolari, più immediate nel registrarne la presenza, bisogna aggiungere altre 400.000 persone, andando così ben oltre i 5 milioni). Degli iscritti all’Aire quasi 2 milioni vivono nell’Unione Europea (1.954.511, meno quindi dei cittadini comunitari che risiedono in Italia, che sono 1.517.023). La quota di connazionali che vivono in Germania, rispetto all’intera Unione, è superiore a un terzo (700.855).
I due terzi (66,0%) degli italiani che si trovano in Germania sono effettivamente emigrati. È un valore più alto di qualche punto rispetto alla media che si riscontra tra gli italiani nell’Ue e di 11,5 punti rispetto alla generalità degli iscritti all’Aire (52,5%). In molti altri paesi, che nel passato hanno costituito lo sbocco per la nostra emigrazione, è maggiore l’incidenza delle nascite sul posto e delle acquisizioni di cittadinanza. In Germania, invece, solo una quota ridotta di italiani è nata sul posto: 195.094 persone pari al 27,8%, di oltre 10 punti percentuale inferiore alla media. Da un lato queste differenze portano a ricordare che tra i protagonisti dei grandi flussi migratori indirizzatisi dall’Italia in terra tedesca nel dopoguerra, appena un quinto si è insediato stabilmente sul posto e questa elevata rotazione ha influito negativamente sul processo di integrazione. Le nuove generazioni, protagoniste dell’attuale inserimento, sono state tuttavia in grado di confrontarsi con queste difficoltà e ad esse si affiancano i nuovi migranti dall’Italia, fortemente attratti dalla Repubblica Federale Tedesca.
Non sono ancora disponibili le disaggregazioni dei dati Istat sugli italiani che nel 2015 si sono cancellati dalle anagrafi comunali per recarsi all’estero: è stato anticipato solo che sono stati complessivamente 102.259.
Sono, invece, più articolate le informazioni ricavabili dall’Aire sulle persone registrate come provenienti dall’Italia: tra quelli spostatisi nel 2015 e quelli che, emigrati negli anni precedenti, hanno provveduto tardivamente a questo adempimento, si è trattato di 107.529 italiani iscritti all’Aire per emigrazione (la quota maggiore dei 207.209 italiani iscrittisi all’Aire nel 2015 anche per altri motivi come nascita all’estero e acquisto della cittadinanza italiana). Il numero maggiore degli italiani registrati come emigrati si è recato in Germania (16.568) e nel Regno Unito (16.528), mentre in Svizzera e in Francia si tratta rispettivamente di 11mila e 10mila unità e, oltreoceano, i valori più alti riguardano l’Argentina e gli Stati Unititi con 5mila unità e il Brasile con 6mila unità. Si ipotizza però, non senza fondamento, che ad emigrare dall’Italia siano molti di più di quelli ufficialmente registrati come emigrati.
Bisogna, peraltro, tenere conto che le collettività italiane all’estero non aumentano solo a seguito dei nuovi espatri. In tutto il mondo le nuove iscrizioni presso l’Aire sono state 207.109, di cui 25.122 in Germania, seconda solo all’Argentina dove tali iscrizioni sono state 30.226, dovute per i due terzi a figli di italiani nati sul posto. In Germania, invece, il principale motivo di iscrizione all’Aire è l’espatrio. Ai 16.568 iscrittisi nel 2015 per tale motivo si aggiungono: 6.533 come figli di italiani nati sul posto. Invece, sono solo 192 le iscrizioni per acquisizione della cittadinanza italiana, a differenza di quanto si riscontra in America Latina dove l’emigrazione à di più lunga data.
Anche prima del referendum sul Brexit la Germania ha esercitato la massima attrattività sui nuovi flussi degli emigrati che lasciano l’Italia, composti per una buona metà da diplomati (35%) e laureati (30%). A questo punto il discorso si intreccia con la questione delle migrazioni qualificate, sulla quale l’Istituto di Studi Politici S. Pio V ha ultimato la sua ricerca quantificando in 450 mila i laureati italiani residenti all’estero e in mezzo milione i laureati stranieri residenti in Italia. Un laureato che lascia l’Italia rappresenta un cospicuo investimento tra fondi pubblici e impegno delle famiglie e perciò bisogna essere consapevoli della posta in gioco. A tal fine S. Pio V ha avviato una campagna che in Italia ha toccato diverse città (da Trento a Bari) e, riguarda anche l’estero, di cui Stoccarda è la prima tappa.
Il significato del convegno
Il convegno di Stoccarda, della cui organizzazione si stanno occupando le Acli del Baden Wuerttemberg (il cui presidente Giuseppe Tabbì coordinerà l’incontro del 7 ottobre) con il sostegno del Consolato Generale, prevede gli interventi dell’on. Laura Garavini, parlamentare eletta nella Circoscrizione estera, di Daniele Perico, console generale di Stoccarda, di Benedetto Coccia dell’Istituto S. Pio V (curatore della ricerca insieme a Franco Pittau), di Ugo Melchionda, presidente di Idos e di Aldo Aledda, vice presidente nazionale dell’Unaie. La parte centrale dell’incontro sarà dedicata al dibattito, con la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni, dei patronati e delle altre strutture operanti nel mondo dell’immigrazione
L’on. Laura Garavini ha così puntualizzato il significato del convegno: «Ho insistito sull’organizzazione di un convegno dedicato ai flussi migratori di oggi e alla sua componente qualificata. Questa occasione sarà utile per conoscere i nuovi dati e riflettere sugli intrecci che si determinano tra emigrazione e immigrazione: bisogna, infatti, riuscire ad occuparsi di quanti arrivano in Italia senza trascurare gli italiani nel mondo. Dei nuovi flussi verso l’estero sono in prevalenza protagonisti gli italiani con un livello di istruzione superiore. Strategie più adeguate a livello formativo e anche informativo aiuteranno, in prospettiva, a far sì che questi flussi si configurino nel futuro non come una fuga bensì come opportunità a favore sia della Germania che dell’Italia e, principalmente, dei diretti interessati».
Dati statistici relativi agli italiani all’estero nel corso del 2015