«Il Papa è andato nel posto più emarginato e sperduto della Papua Nuova Guinea, a 2 ore di volo da Port Moresby. I missionari che lo hanno invitato a Vanimo, e la sua gente, riescono a malapena a crederci. Il suo messaggio? La bellezza dell’amore guarisce il mondo, perché è di Dio».
Così ha scritto in un post su X il noto commentatore inglese Austin Ivereigh, biografo di Papa Francesco e in procinto di partecipare alla seconda sessione dei lavori del Sinodo sulla sinodalità. Il post non solo riassume il senso del messaggio di Papa Francesco, ma offre lo spunto per sottolineare come questo viaggio, molto più degli altri, si stia svolgendo anche sui social media, con una grande quantità di messaggi, video, foto, che vengono dal folto gruppo di giornalisti presenti sul volo papale.
E sempre di più i viaggi si legano alle immagini. In questo caso, è la popolazione indigena di Vanimo a colpire il resto del mondo, e sono gli abbracci dei più giovani al Papa, a colpire ed emozionare.
Religioni e ambiente
Papa Francesco in Indonesia ha messo a fuoco il tema del dialogo interreligioso (con buona pace di alcuni nostri lettori secondo i quali il Papa pecca di relativismo quando non dice che la vera religione è solo quella rivelata dalla Bibbia); in Papua Nuova Guinea ha parlato di speranza, bellezza e rispetto dell’ambiente. E ha dato spazio a quella Chiesa missionaria che da sempre opera in Asia e Oceania collegando l’evangelizzazione alla educazione e promozione sociale.
Un messaggio chiaro, esplicitato nel discorso al Corpo diplomatico e alle autorità civili e religiose, a Port Moresby. Parlando dell’ambiente, vera ricchezza di Papua Nuova Guinea, Papa Francesco ha osservato:
«Questa ricchezza ambientale e culturale rappresenta al tempo stesso una grande responsabilità, perché impegna tutti, i governanti insieme ai cittadini, a favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso, attraverso programmi concretamente eseguibili e mediante la cooperazione internazionale, nel mutuo rispetto e con accordi vantaggiosi per tutti i contraenti.
Condizione necessaria per ottenere tali risultati duraturi è la stabilità delle istituzioni, la quale è favorita dalla concordia su alcuni punti essenziali tra le differenti concezioni e sensibilità presenti nella società. (…) Auspico, in particolare, che cessino le violenze tribali, che causano purtroppo molte vittime, non permettono di vivere in pace e ostacolano lo sviluppo.
Faccio pertanto appello al senso di responsabilità di tutti, affinché si interrompa la spirale di violenza e si imbocchi invece risolutamente la via che conduce a una fruttuosa collaborazione, a vantaggio dell’intero popolo del Paese».
Alle diverse componenti della Chiesa locale, ha portato un messaggio preciso:
«Cari fratelli e sorelle, ringraziamo insieme il Signore per come il Vangelo attecchisce e si diffonde in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Continuate così la vostra missione, come testimoni di coraggio, di bellezza e di speranza! E non dimenticate lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Sempre avanti con questo stile del Signore!».
Esperti di bellezza
Ma è Vanimo, periferia della periferia, il luogo dove si è sentita maggiormente la vicinanza del Papa con la Chiesa locale, resa possibile dalla presenza di alcuni missionari argentini, ben conosciuti da Bergoglio. E quindi il valore aggiunto di questa tappa si è visto benissimo nell’incontro con i più giovani della Holy Trinity Humanistic School di Baro dove il Papa è stato accolto dai missionari che lo hanno accompagnano nella School & Queen of Paradise Hall nella quale ha assistito a un breve concerto dell’orchestra degli studenti della scuola.
Prima di congedarsi da loro, il messaggio da non dimenticare:
«Voi qui siete “esperti” di bellezza, perché siete circondati di bellezza! Vivete in una terra magnifica, ricca di una grande varietà di piante e di uccelli, in cui si resta a bocca aperta davanti ai colori, suoni e profumi, e allo spettacolo grandioso di una natura che esplode di vita, evocando l’immagine dell’Eden!».
E il secondo monito: «vincere le divisioni».
«Vincere le divisioni – personali, familiari e tribali –; di scacciare dal cuore delle persone la paura, la superstizione e la magia; di porre fine a comportamenti distruttivi come la violenza, l’infedeltà, lo sfruttamento, l’uso di alcool e droghe: mali che imprigionano e rendono infelici tanti fratelli e sorelle, anche qui. Ricordiamolo: l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio.
Diffondiamolo, perciò, e difendiamolo, anche quando il farlo può costarci qualche incomprensione, qualche opposizione. Ce lo ha testimoniato, con le parole e con l’esempio, il Beato Pietro To Rot – sposo, padre, catechista e martire di questa terra –, che ha donato la sua vita proprio per difendere l’unità della famiglia di fronte a chi voleva minarne le fondamenta.
Cari amici, molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese, tornano a casa dicendo di aver visto “il paradiso”. Si riferiscono, in genere, alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto. Noi però sappiamo che, come abbiamo detto, il tesoro più grande non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi amate.
È questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!».