Anticamente la Georgia era chiamata Iberia. Subì le influenze bizantine e sasanide, quindi passò sotto gli arabi nel VII secolo. Intorno al Mille si costituì in regno indipendente. Le invasioni mongole (1220-1413) ridussero il territorio in povertà.
Riacquistata l’indipendenza, fu in seguito divisa in tre parti. I russi la conquistarono nel 1801, annettendola al grande impero zarista. Durante la rivoluzione, nel 1917, fu sede di un governo antibolscevico.
Un po’ di storia
La rivolta popolare del 1921 la portò a costituirsi in Repubblica sovietica federata all’URSS. Mosca vi condusse una ferrea politica di “russificazione”, incontrando tenaci resistenze.
Il georgiano Stalin, prima come segretario generale del comitato centrale del Partito comunista sovietico e poi come capo del consiglio dei ministri, perseguitò i suoi concittadini. Ci furono rivolte, anche dopo la sua morte, nel 1956 e nel 1970.
La Georgia fu sempre antirussa e antisovietica. Fu la prima delle quindici Repubbliche della Federazione a separarsi dall’URSS, quando crollò l’impero sovietico, ma i primi passi nell’autonomia, agli inizi degli anni Novanta, furono contrassegnati da scontri, manifestazioni, morti.
Il 6 gennaio 1992, il presidente Gamsakhurdia, ritenuto autoritario, dovette fuggire in Russia e la Georgia precipitò nel caos. Aggravavano la precaria situazione i movimenti separatisti nell’Adzaristan, appoggiati dai russi, nell’Ossezia meridionale per unirsi all’Ossezia settentrionale, Repubblica russa, e in Abkhazia.
Eduard Shevardnadze
In quei giorni la storia della Georgia si legò alla vicenda politica e personale di un grande dell’ex regime sovietico: Eduard Shevardnadze, che, dimessosi Gorbaciov, sciolta l’URSS, nel marzo 1992, fece ritorno in Georgia e ne assunse la guida.
Il Paese era allo sbando. Nominato presidente del consiglio di Stato, si adoperò per far entrare la Georgia nelle Nazioni Unite (12 luglio 1992). Accusato di essere un dittatore, rassegnò le dimissioni, ma la folla lo costrinse a riprendere la guida del Paese.
L’ex presidente Gamsakhurdia gli mosse contro truppe ribelli, che si impadronirono di alcune posizioni strategiche del Paese. Shevardnadze fece una mossa a sorpresa: chiese l’immediata ammissione della Georgia alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), costituitasi il 21 dicembre 1991, all’indomani dello scioglimento dell’URSS.
Il governo russo inviò in Georgia un contingente di truppe, che permise al governo georgiano di riconquistare le zone perdute e di espellere i ribelli.
Il 17 ottobre 1995 fu adottata la nuova Costituzione. Il Paese veniva dichiarato unito e indiviso, benché l’Abkhazia e l’Ossezia meridionale continuassero a coltivare spinte indipendentiste.
Nelle elezioni presidenziali del 2000, Shevardnazde ottenne il 79,8% dei suffragi, ma, accusato presto di non far fronte alla corruzione di non pochi membri del governo, fu costretto a dimettersi.
Nelle elezioni amministrative del giugno 2002, la capitale Tbilisi fu conquistata dai partiti dell’opposizione, sotto la guida dell’ex ministro della giustizia, Saakashvili. Il 22 novembre 2003, dopo due settimane di manifestazioni popolari, costrinsero Shevardnadze alla fuga.
Il presidente della Federazione Russa, Putin, mandò a Tbilisi il suo ministro degli esteri, Ivanov, per trovare una soluzione di compromesso. Il 22 novembre Shevardnadze fu dimissionato.
Le elezioni del 25 gennaio 2004 portarono Saakashvili alla presidenza con il 96,3% dei suffragi. Rimase in carica fino al 2013. Dal 2012 la politica è nelle mani della coalizione delle opposizioni “Sogno georgiano”, fondata dal magnate Bidzina Ivanishvili. Presidente: Salomé indipendente, in carica dal 2018; primo ministro: Giorgi Gakharia Zourabichvili, “Sogno georgiano”, in carica dal 2019.
Nel 2005, quando visitai il Paese la prima volta, vi era un difficile equilibrio politico ed economico, interno e internazionale, tra Russia e Stati Uniti. L’Unione Europea avviava tardi una politica di apertura verso Tblisi.
Saakashvili andava accentuando l’orientamento filo-americano del suo predecessore. Voleva portare la Georgia nella NATO. Era accentuato il nazionalismo; l’azione politica era concepita come mobilitazione populistica permanente; spiccato l’autoritarismo. Il Paese faticava ad uscire dalla grave crisi economica. I tentativi di riforme andavano a cozzare contro l’inefficiente controllo del governo.
La Georgia (superficie di 57.179 kmq, esclusi i territori di Abkhazia e Ossezia meridionale; popolazione di 3.716.900) ha due repubbliche autonome: l’Abkhazia e l’Adzaristan (Adjara), oltre a una regione autonoma: l’Ossezia del sud.
Abkhazia
L’Abkhazia (superficie di 8.640 di kmq e popolazione di 245 mila abitanti) è lambita dal Mar Nero, importante meta di villeggiatura, soprattutto per i russi. Nel 1810 divenne un protettorato russo. Nel 1866 e nel 1877 la popolazione si ribellò e, nel 1921, il Paese fu dichiarato Repubblica indipendente dell’Unione Sovietica, ma ben presto fu spinto a unirsi alla Georgia. Dagli anni Trenta in poi molti georgiani furono costretti a trasferirsi in Abkhazia.
Nell’aprile del 1989 si ebbero dimostrazioni a Tbilisi e vi furono morti durante gli scontri etnici in Abkhazia. Nel settembre 1993 si arrivò alla guerra. Nel 1994 fu firmato a Mosca dai rappresentanti georgiani e dagli abkhazi un accordo che consentiva il ritorno dei profughi georgiani, espulsi soprattutto dalla capitale Suhumi, ma dovettero subito fare i conti con la ripresa delle ostilità tra le forze abkhaze e i partigiani georgiani nel 1998.
Nell’agosto 2008 la Russia di Putin occupò militarmente l’Abkhazia e l’Ossezia meridionale, dove truppe russe sono stanziate ancora oggi. Entrambe si sono rese di fatto indipendenti dal governo georgiano.
Adzaristan
In Adzaristan (Adjara, superficie di 2.900 kmq popolazione di 351.900 abitanti, capitale Batuni, a maggioranza musulmana) sono attivi movimenti separatisti.
Se la questione abkhaza e agiara è interna ai confini della Georgia, il conflitto tra Georgia e Ossezia tocca i confini nazionali perché l’Ossezia del nord, 700 mila abitanti, separata da quella del sud, è interna alla Federazione Russa, di cui è una Repubblica.
Mosca vorrebbe riunificate nel proprio territorio le due regioni: il nord e il sud dell’Ossezia. La non soluzione della questione osseta consente a Mosca di influire sulla politica complessiva della Georgia. In base agli accordi del 1992, i russi hanno un contingente militare nell’Ossezia meridionale.
Saakashvili, a suo tempo, ne aveva chiesto la sostituzione con un contingente ONU, cosa che avrebbe impedito entrambe le soluzioni: la riunificazione a Mosca e la destabilizzazione della Georgia.
Che intenzioni ha Putin? La Georgia ha paura. E in Ossezia meridionale si teme l’aggressione. Borrell, il ministro degli esteri dell’Unione Europea, è in questi giorni in Georgia.