Mantova: l’acqua, i giovani, il futuro

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Venerdì 22 marzo 2024 si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, il cui tema, per l’edizione di quest’anno, è Water for peace. A Mantova, la Giornata assume la forma di Fiumi di Primavera, manifestazione a partecipazione internazionale, che ha per protagonisti i giovani studenti, di ogni ordine e grado di scuola, col coinvolgimento di associazioni ambientali, enti pubblici e privati. Le finalità sono, quindi, didattiche, educative, formative sull’acqua e sull’ambiente. I professori Sandro Sutti (chimico) e Massimo Codurri (biologo), animatori della iniziativa, entrano nel merito scientifico di una cultura che è anche ecclesiale (cf. i documenti di papa Francesco Laudato si’ e Laudate Deum).

  • Carissimi, cos’è la Giornata Mondiale dell’Acqua?

È una ricorrenza istituita nel 1992 a seguito dello storico Summit mondiale di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo, che ha gettato le basi per uno «sviluppo sostenibile», con la presa d’atto che la fruizione umana dell’ambiente-mondo stava andando decisamente fuori da ogni logica di buon senso, da cui l’esigenza di darsi dei limiti condivisi, da parte di tutti i popoli e Paesi. Da insegnanti, ricordiamo bene il clima di quegli anni. C’era molto entusiasmo allora. A Mantova, nel 1992, collegandoci idealmente al Summit, abbiamo riempito, con nostra stessa sorpresa, una piazza storica della città di Mantova con studenti e insegnanti partecipanti ai progetti per le acque e per l’ambiente, cose che erano già in corso da anni.

  • Cosa c’era già?

C’era una rete di scuole superiori formatasi nel 1981 a partire dalle prime indagini sperimentali sulle acque di fiumi e canali del bacino del Mincio, effettuate dall’ITIS Fermi fin dal 1977. Nel 1987, la rete di scuole mantovana, che aveva all’attivo il monitoraggio di centinaia di corsi d’acqua del su commissione degli enti locali e che stava conducendo una ricerca sui Laghi di Mantova era divenuta centro di interesse nazionale e internazionale per le sue iniziative educative per l’ambiente. L’idea, molto innovativa, era questa: portiamo i ragazzi fuori dalla scuola a conoscere e a studiare l’ambiente e portiamo l’ambiente dentro la scuola! Flora, fauna, chimica e batteriologia delle acque del bacino del Mincio e non solo, erano e restano le principali materie vive delle osservazioni dei giovani, col proposito, naturalmente, di restituire l’ispirazione a tutta la comunità.

Il processo di internazionalizzazione si è poi approfondito entrando nell’ambito del Progetto Green (Global Rivers Environmental Education Network), promosso dalla Università del Michigan negli Stati Uniti, per il monitoraggio dei fiumi del mondo: allora in 113 Paesi, comunicando già dal 1989 attraverso la rete internet.

Nel 1991 la fusione del Progetto Green con le nostre metodologie consolidate ha generato il Progetto Mincio – indagine condotta da una rete costituita da cinque scuole superiori e tredici scuole medie sul bacino del Mincio in territorio mantovano.

L’importante aggancio internazionale è risultato decisivo per lo sviluppo del nostro Progetto, basato sulla funzione di servizio delle scuole superiori per le medie inferiori: gli studenti delle superiori in veste di tutor scientifici e metodologici nei confronti degli studenti delle medie, impegnati in indagini su aspetti chimici, biologici e botanici dei corsi d’acqua mantovani.

Il Progetto Mincio si è consolidato e nel 1996 ha dato luogo al LABTER-CREA, il Laboratorio Territoriale, Centro di Riferimento per l’Educazione Ambientale di Mantova: una struttura, in grado di agire da moltiplicatore di iniziative, processi e progetti, uno dei laboratori voluti dal Ministero dell’Ambiente nel 1994. Ciò ha consentito una maggiore collaborazione e interazione tra il mondo della scuola, gli enti locali e le istituzioni preposte al controllo e alla cura dell’ambiente, grazie, anche, alla nomina di un insegnante coordinatore del progetto scientifico complesso da parte del Provveditore agli Studi.

Pochi anni dopo cinque Laboratori Territoriali, tra cui il nostro, hanno dato vita al Progetto Un Po di cultura, che ha coinvolto ben 290 scuole nella pianura padana e che nel 2000 ha tenuto a battesimo la Giornata Mondiale dell’Acqua (GMA). Per iniziativa di LABTER-CREA la GMA esordisce nel mantovano nel 2001 e nel 2003 diventa Fiumi di Primavera, con la caratterizzazione conferita dal Comune di Mantova, col suo fiume e i suoi caratteristici laghi. Negli anni sono state molte le comunità e le persone coinvolte nel territorio mantovano nella Giornata ormai divenuta classica del 22 marzo, a inizio primavera. Abbiamo contato sino 6-7.000 persone, tra studenti, espositori e visitatori.

  • Cosa propone, dunque, la prossima Giornata?

Oggi è soprattutto una Giornata di sensibilizzazione. I giovani studenti, con i loro insegnanti, ne sono sempre la parte propulsiva. Non è una giornata di ricerca sul campo, per la quale servirebbe chiaramente molto più tempo e richiederebbe altre condizioni di concentrazione. Si tratta di una giornata di dimostrazione: ogni scuola partecipante, dalla scuola dell’infanzia sino alle superiori, gestisce laboratori scientifici, propone attività creative, espone modelli di gestione delle acque o mostre fotografiche o artistiche, che sono il frutto di tutto lavoro svolto in precedenza e durante l’intero anno scolastico. La manifestazione offre, perciò, un lungo percorso espositivo, sulle sponde del fiume. Non sono solo le scuole a gestire attività nei rispettivi stand, ma anche molti enti e istituti di ricerca pubblici e privati, di alto livello.

  • Quali altri enti portano i loro contributi?

Va precisato che la manifestazione ha un doppio sviluppo: in presenza fisica e in presenza online. Il carattere nazionale e internazionale risulta sia dalla partecipazione in presenza sia dai collegamenti online. Tra gli enti, in vario modo partecipanti, segnaliamo il CNR di Firenze, col suo Istituto di BioEconomia, le Università di Parma e di Modena e Reggio Emilia, il Joint Research Centre della Commissione Europea dell’ISPRA, gli enti locali come Regione, Provincia e Comune con le loro Aziende operanti in ambito ambientale, le associazioni di volontariato di cittadinanza attiva, fortemente interessate alla qualità dell’acqua e dell’ambiente.

  • Non si tratta di sola acqua, quindi

Tutto è connesso, come ben dice anche papa Francesco!

Cerchiamo, pertanto, per via scientifica, con le varie dimostrazioni, di far capire, a tutti, quanto sia preziosa ogni goccia d’acqua che arriva al nostro rubinetto, che ha fatto un lungo percorso e per cui è stata spesa molta energia. Non solo: dallo scarico del nostro lavello, l’acqua di cui fruiamo inizia un altro lungo percorso di depurazione che richiede altra energia. E poiché l’energia impiegata, in tutti i percorsi, proviene ancora, in larga misura, dalla combustione dei fossili, tutto ciò ha un impatto ambientale notevole, che va ad incidere insieme a molto altro, ad esempio, sui cambiamenti climatici.

Ricordiamo, poi, le connessioni sociali: nel mondo ci sono circa due miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile e non dispongono di servizi igienici adeguati, a causa della mancanza o estrema carenza d’acqua. Per l’acqua si fanno le guerre; Water for peace, il tema ufficiale voluto dall’ONU per questa prossima Giornata, intende ribaltare questa tendenza: occorre fare dell’acqua uno strumento di pace. Trattare di acqua significa trattare di ambiente in toto. La consapevolezza da raggiungere è complessiva e dovrebbe arrivare a segnare, significativamente, i nostri stili di vita, individuali e collettivi.

  • Qual è l’etica ambientale da raggiungere?

Fare cultura sull’acqua per noi significa invitare ad avere cura dell’acqua, in tutti i modi: l’acqua insieme a tutte le risorse naturali di cui l’acqua è il paradigma e la quintessenza, è indispensabile per la vita.

Pensiamo che i giovani che partecipano alla Giornata, alle attività scientifiche e a questi progetti scolastici, possano portare le loro conoscenze e le loro esperienze nel corso intero della loro vita, nelle loro case, famiglie e comunità. L’etica ambientale non è una teoria, ma un insieme di scelte di vita coerenti.

I giovani, inoltre, attraverso questa Giornata, pongono una precisa domanda o un appello al mondo degli adulti e alla società tutta, alla politica: quale acqua e, quindi, quale ambiente pensiamo per il nostro futuro?

  • Evidentemente, c’è di che essere preoccupati. Il Papa lo ho scritto. Cosa dicono gli studi che avete fatto in questi anni sull’acqua?

Possiamo fare qualche considerazione limitatamente al bacino del Mincio. I dati che abbiamo rilevato con le nostre scuole non sono peraltro dati ufficiali, validati: per quelli si deve fare riferimento ai rapporti nazionali e regionali. Regione Lombardia pubblica, ogni anno un rapporto sullo stato delle acque dei suoi laghi e fiumi. Le valutazioni vengono ovviamente fatte sulla base della normativa italiana, che ha recepito quella europea. L’ultimo Rapporto dice che il 60% dei corpi lacustri lombardi, con le loro acque, raggiunge il livello 2 (su 5), quindi si colloca nella classe «buono», il che costituisce un dato migliore rispetto a quello registrato in precedenza. Ma il 40% non lo è ancora. Riguardo ai corsi d’acqua, il Rapporto dice che solo il 37% raggiunge la classe «buono», mentre già dal 2015, secondo gli obiettivi dell’Europa, tutti i corpi idrici avrebbero dovuto collocarvisi.

  • Quali sono i principali problemi delle acque del Mincio?

Parliamo principalmente di batteri di origine fecale e di nutrienti (fosfati e nitrati), associati agli insediamenti civili, agli allevamenti, alle attività agricole, a tutto ciò che caratterizza il bacino del Mincio. Un discorso più specifico riguarda i Laghi di Mantova con i loro insediamenti industriali, che ora incidono molto meno di un tempo sulla qualità delle acque, ma la cui eredità è pesantissima.

Per quanto attiene la carica batterica, possiamo dire che negli anni, lungo tutto il corso del Mincio, è diminuita la presenza di escherichia-coli, probabilmente per un certo miglioramento registratosi nei processi di depurazione.

La presenza dei fosfati è diminuita da quando questi prodotti non vengono più additivati ai detersivi. Ma i fosfati hanno la caratteristica di concentrarsi nei sedimenti dei laghi e dei fiumi. Anche se i dati di verifica, in acqua, possono risultare entro i limiti di legge, questo non vuol che i fosfati non siano ben presenti, in eccesso, nel circolo chimico-biologico.

Il maggiore problema, per quanto riguarda i nutrienti – che determinano i fenomeni di eutrofizzazione, con conseguenti carenze (o eccessi) di ossigeno disciolto – è costituito dai composti azotati, in particolare i nitrati: su questo dato i corsi d’acqua mantovani si pongono nelle classi peggiori della scala europea.

  • Le pratiche in agricoltura hanno evidentemente il loro peso su questi rilievi. Cos’altro?

Da anni sui campioni prelevati nell’ambito del Progetto Mincio vengono fatte analisi da parte di un laboratorio specializzato mantovano, alla ricerca, qualitativa e quantitativa, di Glifosato (l’erbicida più usato al mondo, sul quale gravano sospetti di cancerogenicità anche se recentemente la Commissione Europea ha colpevolmente autorizzato la sua utilizzazione fino al 2033, su pressione delle potenti lobby delle società produttive) e AMPA (un suo metabolita). In tutti gli otto campioni, corrispondenti ad altrettante stazioni del fiume, il Glifosato è risultato presente in misura contenuta entro i limiti di legge previsti per i pesticidi o agrofarmaci (0,1 microgrammi/litro), mentre per AMPA i valori sono risultati 4-5 volte (ma sino a 10 volte) superiori. Andrebbero, naturalmente, fatte indagini sistematiche da parte degli organi preposti. Tuttavia, questi dati non ufficiali lanciano un preoccupante segnale di allarme: siamo in presenza di un inquinamento delle cui potenziali conseguenze non ci rendiamo ancora ben conto.

Quali altri segnali allarmanti state cogliendo?

Col nostro progetto scolastico stiamo portando una indagine, del tutto sperimentale e innovativa, sulla presenza delle microplastiche nelle nostre acque di superfice. Per tre anni (2021-2023), secondo una tecnica di indagine messa a punto dalla Deakin University in Australia, abbiamo campionato e filtrato su appositi filtri le acque del fiume e dei laghi mantovani. L’analisi ottica, specialistica, condotta dalle scuole ma supervisionata dall’Università, ha rivelato sorprendenti quantità di microplastiche: fibre e frammenti di plastiche. Questo inquinamento non è stato ancora preso in considerazione dagli organi di controllo.

  • Quanto i cambiamenti climatici, siccità e «bombe d’acqua», incidono sullo stato di salute delle acque?

Parliamo di sistemi complessi, per cui non è possibile rispondere sbrigativamente. Chiaramente la riduzione delle portate dei fiumi, a motivo della complessiva carenza d’acqua a causa di lunghi periodi di siccità, determina la concentrazione degli inquinanti.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una preoccupante riduzione della media delle portate d’acqua. Ben vengano, quindi, le piogge che aumentano le portate dei corsi d’acqua, accelerando il ricambio e, di per sé, diluendo gli inquinanti. Ma il problema che sempre più spesso si verifica, specie con le piogge improvvise e violente, è il dilavamento dei terreni coltivati, specie delle colline moreniche, con trasporto a valle di notevoli quantità di inquinanti: quelli che abbiamo citato.

Tra i fattori che compromettono la qualità delle acque del fiume, delle Valli del Mincio e dei Laghi di Mantova c’è il particolato, ossia il materiale sparso di piccole dimensioni che determina la torbidità delle acque. L’impatto visivo è evidente: ci sono corsi e corpi lacustri di acque torbide, quasi sempre. Spiccano in questo senso gli affluenti in riva destra (Goldone e Osone) in cui spesso la trasparenza delle acque non supera i 20-30 centimetri.

  • Qual è l’effetto sulle specie oggetto delle osservazioni biologiche?

L’analisi degli organismi macroinvertebrati, la cui presenza e varietà è indice biologico di salute o meno delle acque superficiali, sebbene fatta in maniera semplificata, come è possibile fare con le scolaresche, testimonia una significativa riduzione delle forme viventi nel corso di questi anni: la cosiddetta biodiversità è minacciata. La FIPSAS, ossia la sezione locale della Federazione Italiana di Pesca Sportiva e attività subacquee, denuncia una drastica riduzione delle specie ittiche autoctone che popolano i nostri fiumi e laghi: sino al 90 per cento!

  • Vi è capitato di parlare del vostro progetto e di dire queste cose in ambiente ecclesiali?

È capitato, su invito di un parroco-teologo. L’avvento di un papa che ha cominciato a parlare di «casa comune» e ha posto i temi ambientali persino in una enciclica, la cui prima parte è tutta di carattere scientifico, rivolgendosi a «credenti» e a «non credenti», sta evidentemente cambiando un po’ le cose: per quanto a noi, nel verso giusto. C’era molto ritardo e distacco da colmare, da parte della chiesa, rispetto a questi temi e rispetto al discorso scientifico in generale. Certamente, anche negli ambienti ecclesiali, non è stata raggiunta quella sensibilità e quella attenzione per l’ambiente a cui aspiriamo. È stato lo stesso parroco-teologo a confidare che ci sono ancora molte resistenze nel trattare questi argomenti nella chiesa. Eppure, sono decisivi per il futuro dell’umanità.

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