Lo scorso 12 novembre, nella cattedrale di Nicosia, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha presieduto le esequie dell’arcivescovo ortodosso di Cipro Chrysostomos II, defunto il 7 novembre dopo una lunga malattia. Eletto primate della Chiesa ortodossa autocefala di Cipro nel 2006, dopo essere stato metropolita di Paphos, è stato tenace sostenitore della causa di Cipro contro l’occupazione turca e ha intrattenuto buoni rapporti con la Santa Sede, accogliendo a Cipro prima papa Benedetto XVI (2010) e poi papa Francesco (2021). Con Dimitrios Keramidas, teologo ortodosso docente all’Angelicum di Roma, abbiamo parlato di quanto accadrà nei prossimi giorni, quando la Chiesa cipriota eleggerà il suo nuovo primate.
- In vista dell’elezione del nuovo arcivescovo ortodosso della Chiesa autocefala di Cipro sono state ufficializzate sei candidature. Quali sono le particolarità del processo elettorale e perché è stato immaginato così?
Per la Chiesa di Cipro l’elezione avviene in due momenti. Un primo, al quale partecipano per la prima volta tutti i battezzati ortodossi maggiorenni, che risiedono a Cipro da almeno un anno. Potranno votare un nome tra le sei candidature ufficiali, approvate dal Santo Sinodo dei vescovi. Tutto il popolo è dunque ammesso a votare. Ed è stato proprio il defunto arcivescovo Chrysostomos II ad ampliare la partecipazione alle procedure elettorali poiché prima, tra il popolo, venivano eletti dei delegati i quali partecipavano poi all’elezione del vescovo vera e propria. I tre nomi che in questa prima fase raccoglieranno il maggior consenso accederanno al secondo passaggio, per così dire più «tradizionale», nel quale sarà il Sinodo dei vescovi a scegliere il nome del nuovo arcivescovo dalla terna. La prima tappa è stata calendarizzata per il prossimo 18 dicembre. Vedremo quali nomi comporranno la terna.
- Dopo una partecipazione popolare così estesa, il Sinodo avrà una effettiva libertà di scegliere un candidato diverso da quello che dovesse ricevere un consenso molto netto?
Il metropolita di Limassol, che è uno dei favoriti (stando ai sondaggi), ha affermato che il Sinodo dovrà rispettare la volontà del popolo. Lo ha fatto però per suo interesse. Infatti, se così fosse, è evidente che ai vescovi verrebbe tolto del tutto il potere deliberativo e a decidere sarebbe il popolo. Questo porrebbe chiaramente problemi canonici ed ecclesiologici rilevanti. Non sappiamo come si comporterà il Sinodo. Ma di certo conserva integro il diritto di scegliere quello dei tre che ritiene essere il candidato più adatto, anche se non fosse quello più votato.
- Ci sono differenze o questioni pastorali significative che caratterizzano i profili di questi sei candidati? Su che cosa si uniscono e su che cosa si dividono?
In realtà, non vedo differenze sostanziali sul piano pastorale e non sono stati presentati programmi su cui le candidature divergano, sebbene vi siano alcuni nomi che hanno avuto finora un approccio più «monastico» e tradizionalista ai temi etico-sociali (pandemia, riforma liturgica ecc.). Più che quella pastorale, a Cipro è forte la questione dell’occupazione turca del Nord. I programmi definiscono quindi più un’agenda «politica» che pastorale.
Altro tema importante nel dibattitto è come si comporteranno i candidati vicini alla Chiesa russa. Se dovessero assumere il ruolo di arcivescovo ortodosso di Cipro continueranno come ha fatto Chrysostomos a commemorare nei dittici il nome di Epifanio – primate della nuova Chiesa autocefala ucraina – oppure no?
Sono queste le due questioni più dibattute. Tra i candidati c’è anche il metropolita di Morfou, Neofitos, che è stato tra coloro che hanno boicottato la visita del papa a Cipro e che, durante la pandemia, si è scagliato pubblicamente contro la vaccinazione. Non si tratta di questioni pastorali, ma se dovesse ottenere il consenso popolare sulla base di un simile posizionamento bisognerà farsi delle domande, anche sul tema ecumenico.
- Tra i candidati al ruolo di arcivescovo almeno due hanno cambiato posizione circa la Chiesa autocefala ucraina e il ricordo del nome del nuovo arcivescovo di Kiev. Perché lo hanno fatto? Forse a motivo della guerra? Oppure hanno ricevuto altre informazioni che hanno motivato il loro cambiamento?
Il metropolita Isaias di Tamassos, quello più giovane dei due, che era apertamente filo russo, ha dichiarato di avere cambiato posizione a motivo dell’invasione russa in Ucraina. Qualche mese fa è stato addirittura in visita al Fanar e si è riconciliato con Chrysostomos proprio pochi giorni prima della morte.
L’altro candidato, Athanasios di Limassol, non ha dichiarato le ragioni del suo cambiamento di linea. Suppongo si tratti di una strategia elettorale e pragmatica. Infatti, se, dopo l’eventuale nomina ad arcivescovo, desiderasse ribaltare la posizione della Chiesa di Cipro rispetto alla Chiesa autocefala ucraina, dovrebbe comunque passare dal voto del Sinodo e lì non è affatto sicuro di trovare il consenso necessario.
A Cipro, per quanto mi risulta, non è stata mai messa in discussione (a differenza di quanto accaduto in altre Chiese ortodosse) la prerogativa del Patriarcato Ecumenico di concedere l’autocefalia. La discussione invece ha riguardato l’opportunità di un riconoscimento immediato della nuova Chiesa autocefala senza il patriarcato di Mosca. Alcuni ritenevano fosse più prudente tenere una posizione attendista.
- Abbiamo detto della resistenza di alcuni dei candidati alla visita del papa e più in generale al cammino ecumenico. È una posizione rilevante oppure no?
Francesco è stato accolto volentieri a Cipro per la visibilità che avrebbe dato alla Chiesa locale e alla questione della «ferita» arrecata dall’occupazione turca. Senza dubbio a Cipro – come in tutte le altre Chiese ortodosse – ci sono opposizioni alla Chiesa cattolica, al papato e all’ecumenismo. Non si tratta, tuttavia, di una linea di pensiero dominante mentre altrove lo è, ad esempio in Bulgaria o in Serbia o in Russia. A Cipro non c’è una retorica anti occidentale. Perché Cipro non può separarsi dall’Occidente, se vuole continuare a esistere politicamente.
- Quali meriti e quali limiti ha avuto l’episcopato di Chrysostomos II?
È stato un mandato cresciuto con gli anni. Gli va riconosciuto il merito di avere accompagnato il cammino che ha portato verso il Concilio panortodosso di Creta, dove lui stesso ha denunciato il nazionalismo come uno dei mali dell’Ortodossia contemporanea. Ma è stato importante anche dopo il Concilio per la diffusione e ricezione dei documenti. Ha cercato di mediare (senza riuscirci) tra le Chiese di Gerusalemme e di Antiochia sulla questione del Qatar. È meritoria la sua iniziativa di aver modificato la costituzione della Chiesa di Cipro ampliando la possibilità di votare per alleggerire, forse, le pressioni e i condizionamenti sull’elezione del vescovo. Il riconoscimento della Chiesa autocefala di Ucraina è, a mio parere, un ulteriore gesto che gli va riconosciuto. Anche l’accoglienza delle visite dei papi Benedetto e Francesco sono stati momenti importanti per la vita della Chiesa cipriota, molto antica ma piccola. L’episcopato di Chrysostomos le ha sicuramente dato visibilità. Vedo dunque più meriti che limiti.
- L’elezione di Cipro nell’ambito delle Chiese ortodosse è ritenuta un evento rilevante o minore?
Si tratta dell’elezione del primate di una Chiesa autocefala e dunque ha la sua importanza all’interno del mondo ortodosso. A maggior ragione oggi, dentro la crisi − anche ecclesiale − creata dalla guerra di invasione della Russia in Ucraina. Come dicevamo, oggi non si può escludere neppure la possibilità di un riposizionamento della Chiesa cipriota rispetto alla questione ucraina e questo mantiene viva l’attenzione. La Chiesa di Cipro ha, inoltre, la sua importanza anche dentro gli equilibri regionali dell’Ortodossia. Cipro, infatti, è la prima Chiesa nominata nei dittici tra le Chiese autocefale e ha un peso ecclesiastico sicuramente maggiore del suo peso numerico.
- I documenti del Concilio di Creta avranno qualche influenza sull’elezione dei patriarchi e degli arcivescovi?
No, l’elezione del primate è una questione tutta interna a ciascuna Chiesa (con differenze importanti nelle procedure dentro l’Ortodossia). L’agenda del Concilio di Creta, nella misura in cui è stata recepita dalla Chiesa di Cipro, che vi ha aderito, potrebbe e auspicabilmente dovrebbe influenzare l’agenda del nuovo arcivescovo.
- C’è qualcosa che sfugge allo sguardo di noi occidentali su questa elezione?
C’è chi teme che all’elezione dell’arcivescovo di Cipro possano partecipare anche numerosi cittadini russi a cui è stato concesso in questi ultimi anni il passaporto cipriota con l’intenzione di attrarre i capitali russi. Avremo cristiani ortodossi non nativi di Cipro che rientrano però tra gli elettori e che voteranno quasi certamente per un candidato filo russo. Non è un caso che anche la presidentessa della Repubblica greca fosse presente alle esequie di Chrysostomos II. Forse una presenza di protocollo, forse un gesto di cortesia. Ma in quella sede, durante il suo saluto, ha voluto sottolineare l’importanza della Chiesa di Cipro nel mondo ortodosso. Non sappiamo quale sarà la posizione del governo di Cipro. Non credo però che gradirebbe un ribaltamento di linea della Chiesa cipriota.
E la campagna elettorale come si svolge?
Sono previsti dei comizi, delle manifestazioni, delle interviste televisive?
Speriamo bene e che si continui sul percorso intrapreso da Chrysostomos II.
Saluti