Cecilia Dall’Oglio è direttrice associata dei programmi europei del Movimento Laudato si’ e fa parte del Comitato ecumenico Tempo del Creato; collabora con l’Ufficio Giustizia e Pace della Conferenza episcopale italiana. L’intervista è curata da Giordano Cavallari.
- Da Global Catholic Clmate Moviment a Movimento Laudato si’, Cecilia: perché?
Dall’anno di nascita – 2015 – il Movimento non ha fatto altro che ispirarsi alla Laudato si’ di Francesco, lavorando sul nesso imprescindibile tra «grido dei poveri» e «grido della terra». Anche se, prioritariamente, ci si occupa di «giustizia climatica», è aumentata la consapevolezza di doversi occupare integralmente della giustizia planetaria. Il cambio di denominazione serve quindi, semplicemente, ad evidenziare proprio questo aspetto, ma in piena continuità di azione.
- L’organizzazione è rimasta la stessa?
Certo. Il Movimento è determinato dalla somma di più di 800 formazioni cattoliche nel mondo. Nel comitato di accompagnamento c’è un gruppo di cardinali in rappresentanza dei vari continenti. Si lavora col dicastero per lo sviluppo umano integrale del Vaticano e in collaborazione col dicastero della comunicazione. Il Movimento Laudato si’ non è altro che la confluenza di un importante flusso di energie ecclesiali.
- Come va la Campagna per il disinvestimento dai combustibili fossili?
La Campagna di disinvestimento dai combustibili fossili – promossa da organismi laici e religiosi insieme – è persino precedente al Movimento. L’abbiamo assecondata e la stiamo facendo pienamente nostra invitando tutte le Conferenze episcopali, quindi le diocesi, le università, gli ospedali e tutte le istituzioni cattoliche a disinvestire – prima di tutto i propri soldi – dall’impiego dei combustibili fossili, per una vera, etica, quanto più rapida svolta ecologica.
- Cosa significa il «digiuno dal gas» che il Movimento sta proponendo in questa Quaresima?
L’invito a digiunare dal gas – piuttosto che dalla plastica o da altro – in questa Quaresima vuol significare innanzi tutto una spiritualità di stampo francescano. Non a caso tutte le mattine, in queste giornate di Quaresima, le famiglie religiose francescane pregano in Assisi, a sostegno degli animatori della Laudato si’ che stanno portando nelle diocesi e nelle parrocchie la proposta.
Il significato – spirituale ma molto concreto – è ben comprensibile, specie nei giorni della guerra. Significa, ad esempio, accettare di stare un poco al freddo per condividere un poco il freddo che sta provando la popolazione ucraina, senza gas, senza energia elettrica, senza acqua, nelle città assediate. Significava e significa tuttora avvertire un poco del freddo dei piedi congelati dei fratelli e delle sorelle che stanno percorrendo, da profughi, la via balcanica verso l’Europa, oppure il freddo dei corpi immersi nell’acqua lungo la via di fuga dalle atrocità nel Mare Mediterraneo. Significa ancora il sentore del vento e della neve sulle tendopoli o sulle casupole abitate dagli sfollati siriani nei Paesi del Medio Oriente, piuttosto che degli afghani in Afghanistan e di tanti altri poveri in tante altre parti del mondo.
Ecco, il digiuno dal gas vuol significare un calore che viene condiviso, che migra da fonti lontane e giunge a nuovi destinatari: un calore dei cuori e dei focolari domestici che possa risultare percepibile a tanti che hanno tanto, troppo, freddo. Pensiamo alle centinaia di migliaia di profughi che stanno giungendo anche in Italia per trovare un po’ di calore umano. E, in effetti, lo trovano nelle famiglie italiane che stanno accogliendo!
È indubbio che il clima di guerra ha amplificato tutti i possibili significati e quindi l’intensità del significato globale del digiuno dal gas. Il tempo favorevole della conversione e del cambiamento è questo!
- Concretamente, qual è la proposta?
Abbassare la temperatura nelle nostre case, consumare meno acqua, specie calda, usare meno energia elettrica evitando innanzi tutto gli sprechi, spostarsi in bicicletta e con mezzi pubblici piuttosto che in macchina ecc. Nel mentre, possiamo coprirci e isolare meglio le nostre case dal freddo, sia meteorologico che spirituale. Difendere la fragilità, resistere: come sappiamo, è già possibile fare molto in tal senso.
Oltre a ciò, come ho accennato, è possibile formulare, da subito, la richiesta alle conferenze episcopali, alle diocesi, ai vescovi e agli economi, alle parrocchie e alle realtà cattoliche di disinvestire dai combustibili fossili (qui), perché altri soldi non finiscano nelle tasche delle compagnie multinazionali e nelle S.p.A., anche locali, dell’energia che hanno inquinato e sfruttato il mondo creato coi suoi popoli. Chiaramente questa azione può e deve essere voluta da ciascuno di noi e dalle nostre famiglie, ciascuno o ciascuna coi propri risparmi.
Non sottovalutiamo la facoltà e la rilevanza di un’azione «dal basso» ampia e diffusa. Questa fa paura più di quanto si possa pensare ai potenti della terra.
- È questa l’esemplificazione della giustizia integrale di cui hai detto all’inizio?
Esattamente. Questa è la via organizzata, non violenta, resistente che – integralmente – porta sia alla pace che alla svolta ecologica. Questa è la strada della transizione energetica veramente verde, ossia ripulita dall’inquinamento e dal sangue dei morti, civili – donne, bambini, anziani – e soldati.
Penso in questo momento alla collega Svitlana Romanko responsabile della Campagna zero combustibili fossili in Ucraina. Ora è profuga in Germania col suo bambino mentre suo marito è rimasto in Ucraina. In questi giorni ha avuto la forza di partecipare agli incontri mensili degli animatori del Movimento, quasi ad implorare da tutti noi il digiuno dal gas, con queste parole: «Conosciamo le speculazioni che esistono attorno al gas e perciò sono a fare il mio appello all’azione e alla solidarietà per il mio popolo: digiuniamo dal gas! Avremo un mondo più pulito dai gas serra e dalle guerre!».
- È un appello a fare a meno anche del gas estratto in Russia?
Abbiamo importati compagni di strada con adeguata preparazione scientifica e tecnica che ci stanno dicendo che è possibile – entro l’inizio del prossimo inverno – dimezzare la dipendenza dell’Europa dal gas dalla Russia, senza per questo tornare a bruciare il carbone. Questo è possibile con un mix di azioni di risparmio e di adozioni di produzioni da energie rinnovabili. È stato redatto un documento molto serio al riguardo (consultabile qui).
- Il Movimento sta assumendo una precisa posizione – su gas e nucleare – rispetto alla Unione Europea. Quale?
Stiamo chiedendo ai rappresentanti politici – nel Consiglio e nel Parlamento europeo – di respingere l’atto delegato sulla tassonomia complementare al clima, il che vuol semplicemente dire rimuovere sia il gas che il nucleare dall’elenco delle fonti di energia ritenuta sostenibile. Questa tassonomia o classificazione è molto importante perché serve a dare indicazioni a chi investe nel settore delle energie. L’investitore privato deve avere ben chiaro che cosa è effettivamente per l’ambiente e per lo sviluppo umano integrale e che cosa non lo è. Bisogna assolutamente evitare le operazioni di green washing che le grandi compagnie multinazionali e le varie società per azioni stanno cercando di realizzare, ossia far passare per verde ciò che verde e benefico per l’ambiente e per l’umanità non è affatto!
Se passasse la linea espressa dalla tassonomia che è stata recentemente redatta, vorrebbe dire impiegare anche i fondi del PNRR – pure in Italia – in maniera non corretta, ossia non in linea con le stesse – nuove – finalità per cui questi fondi sono stati stanziati. Non si può far passare il gas e il nucleare come nuovo paradigma della sostenibilità: questo è ancora il vecchio modello – estrattivista –, non il nuovo che noi chiediamo!
Un altro importante e urgente problema che stiamo ponendo all’Unione Europea è quello della burocrazia. In Europa c’è una buona disponibilità dei cittadini ad emanciparsi dai combustibili fossili, sia risparmiando energia, sia installando, in casa propria, impianti puliti. Un’indagine che sarà presto pubblicata parla di un 46% degli italiani già orientati in tal senso. Ma è chiaro che questo orientamento va incentivato e soprattutto va sburocratizzato e reso quanto più semplice e praticabile.
- Sarà possibile mantenere i propositi sul clima espressi dalla COP26 di Glasgow, nonostante quel che sta accadendo?
Dobbiamo assolutamente mantenere i propositi. Tutto il mondo lo deve. Un recente rapporto dell’ONU descrive gli scenari ambientali se fosse superata la soglia – ribadita a Glasgow – di ulteriori 1,5 gradi centigradi di innalzamento medio di temperatura. In Vaticano si sono dati importanti riflessi a questo documento. Il Movimento Laudato si’ vi ha dedicato un webinar su scala mondiale. Da tutte le parti – specie dalle zone più povere – abbiamo ricevuto relazioni e testimonianze toccanti: povertà, fame, malattie, devastazioni e morte avvengono – già da tempo – a causa dei cambiamenti climatici. Mentre le multinazionali continuano ad arricchirsi sulla pelle dei popoli. Tutto questo non è più tollerabile.
- La Chiesa italiana si sta impegnando?
Posso citare due recenti – importanti – eventi della Chiesa italiana: il primo, la Settimana Sociale di Taranto, dell’ottobre scorso, in cui molto ci si è impegnati per indurre stili di vita, personali e comunitari, sempre più sostenibili, ossia improntati al risparmio delle risorse vitali e nel verso della transizione delle fonti di energia; il secondo, l’incontro dei sindaci e dei vescovi del Mediterraneo – nel ricordo di Giorgio La Pira e David Sassoli –, a Firenze, dalle cui conclusioni risulta con chiarezza il nesso che evidenzia il nesso tra la salvaguardia dell’ambiente e la pace, la cooperazione tra i popoli, nel proposito di risolvere le dicotomie.
- Sta crescendo il numero e l’influenza degli animatori del Movimento Laudato si’ nelle diocesi e nelle parrocchie italiane?
Direi proprio sì. All’inizio di questa Quaresima abbiamo aperto le iscrizioni per il nuovo corso annuale (qui: link, form) organizzato con l’ufficio della pastorale sociale della Conferenza episcopale italiana e col concorso di molti organismi pastorali e non.
Il corso avrà inizio nella prima settimana di Pasqua, quindi nella luce della risurrezione e sulle ali della speranza di un mondo migliore. Questa terribile guerra non potrà che dare ulteriore impulso ai propositi e agli aneliti. Il corso viene proposto in Italia ma verrà seguito, in varie lingue, in tante parti del mondo.
L’importanza del tema – la gravità e l’urgenza – che abbiamo qui trattato è già percepita e tuttavia ha bisogno di essere costantemente accompagnata. Gli animatori servono a questo. Parlano alle comunità cristiane e alla gente nelle parrocchie. Vanno a parlare ai vescovi, agli economi, agli uffici degli affari economici. Chiedono delle precise scelte. Formano il carisma per il creato e, insieme, per la pace.
- Il Movimento è dentro il percorso sinodale?
Posso dire che il Movimento Laudato si’ è per sua origine e per sua natura un movimento sinodale mondiale, per quel che ho detto. Ascolto, dialogo, discernimento condiviso fanno parte del metodo costitutivo. Ci diamo da fare per dare voce anche a chi non ha voce. Per una Chiesa che sia sacramento di cura.
Sinceramente non comprendo il rifiuto aprioristico. del nucleare. Certo, occorre capire dove sia opportuno costruire le centrali, ma la nuova tecnologia sembra dare garanzie molto alte. Nel piccolo questo ostracismo fa il paio con il rifiuto degli inceneritori: ad oggi sono una soluzione buona. Per il resto, condivido soprattutto la sensibilizzazione sui temi dello spreco e dello smodato uso della plastica: basta guardarsi intorno. Grazie e buon lavoro