«Le inondazioni in Germania, gli incendi in Turchia, Grecia e Italia sono la dimostrazione che la situazione è grave. Occorre agire subito. Come dice il rapporto dell’IPCC, questo è il decennio in cui dobbiamo mettere in campo tutte le azioni per ridurre le emissioni di gas serra in particolare l’anidride carbonica».
Gli scienziati parlano chiaro, ormai non ci girano più attorno. Anche Luca Fiorani, fisico e divulgatore scientifico soprattutto sui temi ambientali, docente di sviluppo sostenibile all’Istituto Universitario Sophia, va dritto al punto, a sostegno dell’allarme lanciato ieri dal rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, Ipcc).
«Purtroppo – dice – il quadro è abbastanza chiaro. I nostri modelli previsionali sono sempre più precisi: se andiamo avanti così, alla fine del secolo, la temperatura potrà aumentare fino a circa 5 gradi centigradi. È uno scenario devastante, di continue ondate di calore che favoriranno siccità e incendi in alcuni parti del globo ed eventi metereologici estremi sempre più forti e distruttivi in altri».
L’allarme degli scienziati giunge in prossimità della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (la 26ª Conferenza Onu sul tema) che si terrà nella città di Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre prossimi.
- Cosa si aspetta la comunità scientifica dai leader politici?
La COP26 è un momento decisivo. Abbiamo un accordo importante che è l’Accordo di Parigi. Ora bisogna passare all’azione. Vorrei però dare una parola di speranza: il presidente USA Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping sembrano decisi a farsi leader di un movimento di nazioni che si impegnano seriamente e anche l’Unione Europea sembra seriamente impegnata in questa direzione.
- Alla Cop26 è atteso papa Francesco che con la sua Laudato si’ propone un’ecologia integrale. Dal punto di vista «scientifico» quanto sono importanti questi movimenti di pensiero a favore dell’ambiente?
Papa Francesco molto probabilmente ha avuto un ruolo molto importante nello spingere le nazioni ad adottare l’Accordo di Parigi. Sicuramente la sua parola è attesa come sono attese tutte le spinte di tutte le persone, credenti e non credenti, che chiedono una transizione ecologica. Mi vengono in mente l’impegno decennale su questo fronte del patriarca ecumenico Bartolomeo I ma anche le azioni di Greta Thunberg. Sono tutte figure che stanno smuovendo le coscienze. In particolare, Greta è riuscita ad attirare l’attenzione del mondo sul pianeta e a fare in poco tempo ciò che per decenni studiosi ed esperti non sono riusciti ad ottenere.
- Eppure, continuano ad esistere le persone che ritengono che il problema clima non esiste, che negano l’evidenza scientifica. Come spiega il fenomeno del negazionismo?
Penso che ci sia alla base una sfiducia nelle istituzioni. È vero che, a volte, le istituzioni dimostrano di non essere trasparenti e alcune persone hanno perso la fiducia nei dati ufficiali. Ma i dati ufficiali sono incontrovertibili. Ormai non abbiamo nessun dubbio sul fatto che è l’essere umano a provocare questi ultimi cambiamenti climatici. È vero che la temperatura del pianeta è sempre cambiata ma in pochi decenni stiamo causando trasformazioni che normalmente avvengono in milioni di anni. Pensiamo allora cosa significa per gli animali e le piante adattarsi in pochi decenni a cambiamenti così radicali.
- Cosa favorisce da un punto di vista politico ed economico una transizione ecologica?
Ci sono vari fattori. Sicuramente la spinta dal basso dei grandi movimenti di opinioni favorite dalle azioni di figure importanti come papa Francesco e tutta quella galassia di persone e movimenti che spingono verso questa transizione. I governi si stanno rendendo conto che la transizione ecologica è un affare. Già il Rapporto Stern (ha ipotizzato una riduzione del PIL globale di un punto percentuale a causa degli eventi meteorologici estremi, ndr) aveva convinto il governo britannico che gli effetti negativi del cambiamento climatico costavano di più rispetto ai costi necessari oggi per lottarci contro. Oggi è sempre più chiaro che favorire tecnologie verdi fa aumentare posti di lavoro e può rappresentare un’occasione di business. Non è un caso se grandi aziende, anche petrolifere, si stiano orientando verso risorse energetiche rinnovabili.
- Lei è autore di un libro (edito da Città Nuova) Happy planet: guida ai grandi temi dell’ambiente. Cosa le fa credere che, anziché autodistruggersi, il pianeta terra possa dirigersi verso una destinazione “happy”?
Segnali positivi ce ne sono molti. Sembra che la gran parte dei Paesi leader stiano prendendo decisioni serie convergendo nel taglio delle emissioni del 50% entro il 2030 e all’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050. Questo ci dovrebbe portare al fatto che la temperatura del pianeta non aumenterebbe più di 1,5/ 2 gradi. Lo stesso papa Francesco conclude l’enciclica Laudato si’ con questa frase: «Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza». Concludo il mio libro con una proposta: la sostenibilità relazionale. Sono convinto che solo tutti insieme, attraverso rapporti costruttivi tra le persone, tra le società, tra le nazioni, tra le persone e la natura, saremo capaci di raggiungere un sistema di sostenibilità, di non distruggere più risorse di quanto il pianeta non sia in grado di ricostruirne, di non inquinare più di quanto il pianeta non sia capace ad assorbire inquinamento.
- Agenzia SIR, 10 agosto 2021.