«I giovani del Sud Italia sono le prime vittime della crisi economica e occupazionale che sta colpendo il Mezzogiorno del nostro Paese… Non possiamo continuare a sprecare l’intelligenza, il talento e la creatività dei nostri ragazzi». Così l’arcivescovo di Napoli, il card. Crescenzio Sepe, scriveva sul settimanale diocesano Nuova Stagione (22 gennaio 2017) invitando le Chiese del Sud al convegno tenutosi a Napoli l’8 e il 9 febbraio 2017 sul tema “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?”.
All’appello hanno risposto oltre 70 vescovi delle regioni interessate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia), rappresentanti del governo, delle istituzioni e del mondo del lavoro.
L’arcivescovo di Taranto, nonché presidente della Commissione CEI per i problemi sociali e del lavoro e del Comitato organizzatore delle Settimane sociali, Filippo Santoro, ha ricordato alcune cifre Istat, secondo le quali, negli ultimi cinque anni, 1.130.000 meridionali hanno lasciato la loro terra. Delle 104.000 persone partite nel 2014, il 30% possiede una laurea. La disoccupazione giovanile, nel Meridione, è ben superiore al 40% registrato a livello nazionale. Al Sud sono 223.000 i giovani in situazione di precariato. Giusta, quindi, la considerazione del card. Sepe, che ha aperto e chiuso il convegno, secondo il quale «la situazione non è solo critica, ma drammatica: rischiamo di perdere un’intera generazione».
Alla ricerca delle cause
Il convegno non ha ignorato le cause di questo mancato sviluppo. Si è tornati da più parti a condannare il clientelismo, la presenza soffocante della criminalità organizzata, la mancanza di infrastrutture, gli investimenti pubblici sbagliati, le inadempienze. Il card. Bagnasco, presente al convegno, ha ricordato che «ogni anno l’Italia restituisce [all’Europa] più di 4 miliardi di fondi non impiegati per i progetti». Inadempienza sottolineata anche dalla Commissaria europea per le politiche regionali dell’UE, Corina Cretu, secondo la quale, al Sud, «il tasso di utilizzazione dei fondi è sotto la media».
Ma non si è rimasti bloccati alla lamentela. Nelle relazioni e nei gruppi di lavoro si sono allargati gli orizzonti alla ricerca di buone pratiche per far ripartire il Sud, nella convinzione, espressa dal ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che ha dichiarato: «Rinasce l’Italia se rinasce il Sud».
Dalle Conferenze episcopali regionali sono arrivate puntuali alcune proposte operative. Molti hanno portato come esempio da seguire il “Progetto Policoro” che negli ultimi tre anni – ricordava l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – «ha generato una decina di iniziative imprenditoriali». Settori che possono aprire prospettive di lavoro sono i beni culturali, artistici, architettonici, archivistici e bibliografici, il turismo, la coltivazione della terra. Si parlato di alternanza scuola-lavoro, di fondi agricoli per organizzazioni giovanili, di microcredito. In Puglia sono sette le diocesi che hanno costituito un Fondo di garanzia per l’avvio di attività da parte di giovani non bancabili, con ottimi risultati.
Attenzione al mondo giovanile
L’attenzione della Chiesa al mondo giovanile in difficoltà ha ricevuto un vivo apprezzamento. Riportiamo, per tutti, quanto dichiarato dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «È un bellissimo segnale: i vescovi e i preti stanno in prima linea, conoscono le sofferenze della gente, sanno quali sono i bisogni, i sogni e le aspirazioni… la Chiesa non è qualcosa di staccato dalla comunità, nella lotta per questi diritti la sua presenza è fondamentale». Il teologo Adolfo Russo ha parlato di «angosciante preoccupazione umana» e di «spiccata sollecitudine pastorale» da parte della Chiesa.
Nel documento finale, firmato dai presidenti delle sei Conferenze episcopali interessate, si dà atto ai giovani di non essersi arresi, nonostante tutto. E questo impedisce «la desertificazione del Sud». Certo, c’è bisogno di «lucidità politica» per valorizzare le risorse umane offerte dai giovani, mentre occorre sviluppare «modelli organizzativi in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia».
Questo convegno, fortemente voluto dal card. Sepe, fa seguito ad una costante e preoccupata attenzione alla “questione meridionale”, espressa, lungo questi anni, da tre importanti documenti episcopali: la lettera I problemi del Mezzogiorno (1948), il documento dei vescovi italiani Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà (1989) e il documento Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (2010). Ha avuto quindi ragione il card. Bagnasco quando, nella sua relazione, ha parlato del compito della Chiesa di «stare vicini alla vita della gente… di condividere i pesi, per infondere speranza, per alimentare coraggio… perché nessuno si arrenda e rimanga ai bordi della vita». Il convegno ne è stata un’eloquente dimostrazione.