Battesimo: immersione/emersione

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Battesimo

Cosa significa “battesimo”?  Il battesimo è un’immersione che porta a un’emersione. È un gesto di purificazione e di rinascita, in cui non conta tanto l’entrata quanto l’uscita.

È un gesto ben noto alle civiltà antiche come risposta di fronte all’insufficienza (alla malattia, al peccato, al limite) dell’essere umano. Lo faceva anche Giovanni “il Battista”: «Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mc 1,4-5).

Nella predicazione di Gesù è ben presente questa accezione ampia, non magica ma metaforica, del termine “immersione”. «Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete” (Mc 10,38-39); “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”» (Lc 12,50).

Gesù risorto invita i suoi discepoli: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole (= immergendole) nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 21,25). E i discepoli sanno di che cosa si tratta. L’antico gesto di purificazione e rinascita viene adottato (è infatti ricordato più volte negli Atti), ma non è inteso in senso generico. Ha una caratterizzazione precisa e fondamentale (il Battista aveva detto: «egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», Mt 3,11). Esprime la risposta dell’uomo all’annuncio della salvezza: la fede in Cristo risorto, messia e salvatore. Il battesimo è farci immergere e immergerci nella morte di Cristo e riemergere nella sua risurrezione.

Paolo ne scrive in questi termini: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6, 3-4). E anche: «Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12).

Nella Lettera attribuita a Pietro si scrive che il battesimo «non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo» (1Pt 3,21).

Ogni volta che guardiamo all’acqua battesimale dobbiamo compiere il percorso che ci porta dal problema (il male, la morte, il limite, il peccato) al simbolo (non tanto l’acqua che lava ma quella che, per lavare, sommerge) e da quel simbolo alla realtà, che è l’unione profonda con Dio che si è fatto uomo fino alla morte, e alla morte di croce, per condividere la nostra condizione. Un’unione che è possibile per tutti gli uomini, di qualunque condizione: «Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei o greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (1Cor 12,13).

Può sembrare che tutto ciò abbia senso solo se ci si rivolge ad adulti consapevoli: ma fin dalla prima generazione cristiana – prima ancora che il battesimo dei bambini diventasse generalizzato – si ha notizia di celebrazioni che seguono la conversione di interi nuclei familiari. «C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia…» (At 16,14-15).

Il carceriere di Paolo, dopo essere stato a un passo dal suicidio per disperazione, chiede: «“Signori, cosa devo fare per esser salvato?”. Risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli (…) subito si fece battezzare con tutti i suoi» (At 16,30-33).

Diventiamo persone grazie alle relazioni con altre persone; Dio ci raggiunge attraverso quelle relazioni.

Pensiamo spesso al battesimo come qualcosa che ha a che fare con la festa per la nascita e con l’ingresso nella comunità. Non è un approccio sbagliato (anche perché questa è prima di tutto l’esperienza che i genitori fanno): è un punto di partenza. Ma è bene che chi parla del battesimo abbia ben presente la sua realtà più profonda: nasce dal desiderio di essere liberati dal male e questa liberazione passa attraverso l’adesione a Cristo, all’immersione nella sua morte e all’emersione nella sua risurrezione, perché, «se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3).

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