Dapprima un inno instancabile e appassionato alla liturgia, poi un incontenibile stupore davanti al suo momento culmine: l’eucaristia. Potremmo sintetizzare così l’intero contenuto del testo che ci offre il teologo ortodosso Michail Kardamakis (1932-2008).
Non occorre inoltrarsi per molte pagine prima di assaporare l’intensa bellezza di questo scritto.
«Liturgia o eucaristia» sono le prime parole del primo capitolo, e saranno ripetute con molteplici tonalità nei sette capitoli del libro. Di esse l’autore svilupperà l’inesauribile ricchezza teologica, il vigore per una sana spiritualità e la ricaduta nella vita del cristiano.
Quante le definizioni che Kardamakis dà della liturgia! Essa è «l’evento della cattolicità», «il centro esplosivo dell’intera Chiesa», «il fuoco che brucia e illumina l’ecumene tutta, l’universo tutto», «è attività di angeli e di uomini», «l’anima di tutti i mondi ed esseri esistenti, di tutti i cosmi e di tutti i secoli», «è il grande e stabile momento rivelatore della verità su Dio, sull’uomo e sul mondo», «è il rito dei riti», «è l’unica azione che manifesti la Chiesa», «è la custodia della memoria di Dio», «è il poema più mirabile di Dio», «è unica e comune opera del popolo di Dio», «è l’azione della Chiesa che prolunga l’azione eucaristica di Cristo»… La liturgia celebrata dalla Chiesa «ci svela la liturgia universale e l’uomo ecclesiale diviene il grande celebrante dell’esistenza»…
Ma il culmine della liturgia è la celebrazione dell’eucaristia, perché «lo scopo principale della liturgia è l’eucaristia», anzi «la liturgia è eucaristia e l’eucaristia è la vita della Chiesa». Ed è questo l’altro tema sul quale il nostro teologo riflette con ardore e venerazione.
Cos’è l’eucaristia per Kardamakis? «È il mistero dei misteri», «è la celebrazione del sacrificio di Cristo “in tutto e per tutto”», «è la risposta vittoriosa di Cristo – e della Chiesa – al potere demoniaco», «è la benedizione e la magnificazione – nella Chiesa – dei benefici di Dio», «è la modalità di vita dell’uomo ecclesiale», «è una forza dirompente di trasformazione, di santificazione dei fedeli», «il cristianesimo è la Chiesa e la Chiesa è l’eucaristia», «oltre l’eucaristia non c’è più nulla cui tendere» (Cabasilas), «l’eucaristia sola fra tutti i misteri conferisce la perfezione agli altri misteri», «l’eucaristia è sinassi (riunione) di credenti, di santi per vocazione», «l’eucaristia è la festa della nuova Pasqua del nuovo popolo di Dio», «l’eucaristia non è solo una festa pasquale, ma altresì nuziale».
Fino ad un’affermazione che ci lascia stupiti: «Il cristianesimo è la fine delle religioni, delle loro leggi e dei loro sacrifici. Qui l’amore e il sacrificio dell’uomo per Dio sono preceduti – infinitamente – dall’amore e dal sacrificio dei Dio per l’uomo». L’eucaristia, appunto.
Kardamakis scriverà dell’eucaristia senza mai indulgere al pietismo o al devozionismo, ma sempre attenendosi ad un rigoroso sapere teologico. In alcune pagine egli usa parole forti quando vede la liturgia eucaristica ridotta a “cerimonia” o a spazio per il sentimentalismo o a rito vissuto individualmente, quando cioè la celebrazione eucaristica perde la sua dimensione misterica ed ecclesiale. In questo caso – annota – si vive una «falsa pietà», addirittura si è «servi dell’ateismo sociale o culturale».
Altro rilievo negativo: la partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica, anziché essere attiva e partecipe, spesso è «completamente passiva». Colpa anche «di una sorta di impero-onnipotenza del clero», per cui risulta impossibile ai fedeli sentirsi “con-servi”, “con-celebranti”, “con-ministri”. Come non pensare alla “actuosa participatio” (partecipazione attiva) che la Sacrosanctum concilium del Vaticano II chiede ai cattolici?
Notando poi come siano solitamente pochi – e talvolta nessuno – i fedeli che si accostano alla comunione, il nostro teologo dichiara: «Partecipare alla liturgia senza comunicarsi, è un segno di tradimento di Cristo, un’usanza arbitraria che oltraggia la Chiesa».
La celebrazione eucaristica, inoltre, non deve favorire «una pseudo-pietà chiusa o paurosa». Scrive Kardamakis: «È falso pensare che l’eucaristia ci distacchi dal mondo, ci renda indifferenti o ci opponga ad esso. La verità è che essa ci colloca, con responsabilità, al centro e dirimpetto alle sue continue crisi e tragedie».
C’è comunque una nota positiva che non deve sfuggire a chi partecipa alla celebrazione, un antidoto al pessimismo e al disfattismo: «L’eucaristia – scrive – è l’azione liturgica della gioia, della gioia santificata e santificante, perché tutto il cristianesimo è gioia in Dio, assieme agli uomini».
Molti quindi gli spunti (talvolta polemici) che Kardamakis ci consegna in queste pagine, in cui brilla la sua smisurata ammirazione per l’eucaristia, considerata davvero Un calice e un pane di fuoco, come recita il titolo.
Ma, dopo questa rapida sintesi del testo, non posso tralasciare la sorpresa della 2ª delle due Appendici.
Nella convinzione che «ogni libro è una lettera che un autore scrive a un lettore», Antonio Ranzolin, che è il traduttore del testo, interloquisce con Michail Kardamakis. Recuperando dagli scritti di quest’ultimo «alcuni frammenti “eucaristici”», Antonio intrattiene con lui quasi uno scambio epistolare, raccontando la risonanza che quelle parole hanno trovato nel suo cuore e nella pratica della sua vita cristiana. Un tributo sincero, affettuoso e confidenziale a colui che gli ha fatto scoprire l’importanza decisiva e la bellezza unica della liturgia eucaristica.
Allo stesso Antonio Ranzolin dobbiamo riconoscenza per la sua fatica di traduttore del testo di Kardamakis, un’impresa non facile ma che egli, profondo conoscitore della lingua greca, ha saputo consegnare al lettore in uno stile scorrevole e garbato.
E complimenti anche all’Editrice Asterios che, impegnandosi nella pubblicazione di questi testi di nicchia, ci permette di conoscere autori e libri di rara bellezza, che ci introducono nel fascino della teologia e della spiritualità del mondo ortodosso.
- MICHAIL KARDAMAKIS, Un calice e un pane di fuoco. Liturgia ed eucaristia della Chiesa, ed. Asterios, Trieste 2023, pp. 271, € 29,00, IBAN 9788893132350.
Il nostro teologo dichiara: «Partecipare alla liturgia senza comunicarsi, è un segno di tradimento di Cristo, un’usanza arbitraria che oltraggia la Chiesa».
Forse è altrettanto oltraggioso chi si accosta alla comunione senza esserne degno.
Basta forse, a questo proposito, leggere il celebre passo della prima lettera ai Corinzi Cap. 11:
“26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. “