Assemblea continentale del Sinodo
Praga, 5-12 febbraio 2023
Nota conclusiva dei vescovi
Ringraziamo il Signore per l’esperienza di sinodalità che, per la prima volta a livello continentale, ci ha visti – vescovi, sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche – gli uni accanto agli altri. Ci rallegriamo perché, in questi giorni a Praga, abbiamo riscontrato che i momenti di preghiera vissuti insieme e, ancor di più, i lavori assembleari, sono stati esperienza profondamente spirituale e realmente sinodale. L’ascolto reciproco, il dialogo fecondo, il racconto di come le nostre comunità ecclesiali hanno vissuto la prima fase del processo sinodale e si sono preparate a questo appuntamento continentale, sono il segno evidente dell’unica appartenenza a Cristo.
I rapporti nazionali, i lavori di gruppo e i tanti interventi che abbiamo ascoltato sono confluiti nel documento finale presentato all’Assemblea e che sarà il contributo delle Chiese che sono in Europa per la stesura dell’Instrumentum laboris del Sinodo. Ringraziamo quanti hanno condiviso le loro esperienze con franchezza e nel rispetto delle diverse sensibilità; ringraziamo, inoltre, il Comitato Redazionale per il grande lavoro svolto nella stesura del documento.
Come frutto di questa esperienza sinodale, noi vescovi ci impegniamo a continuare a vivere e promuovere il processo sinodale nelle strutture e nel vissuto delle nostre diocesi. Questa esperienza della sollecitudine per tutta la Chiesa in Europa ci ha rincuorato nel nostro impegno per vivere con fedeltà la nostra missione universale. Ci impegniamo a sostenere le indicazioni del Santo Padre, successore di Pietro, per una Chiesa sinodale alimentata dall’esperienza della comunione, della partecipazione e della missione in Cristo.
Vogliamo camminare insieme, popolo santo di Dio, laici e pastori, pellegrini per le vie d’Europa per annunciare la gioia del Vangelo che scaturisce dall’incontro con Cristo e vogliamo farlo insieme a tanti fratelli e sorelle delle altre confessioni cristiane.
Vogliamo impegnarci per allargare lo spazio delle nostre tende, perché le nostre comunità ecclesiali siano luogo dove tutti si sentano accolti.
Praga, 11 febbraio 2023,
Memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes
Assemblea continentale europea
Raccomandazioni conclusive
Al termine di quattro giorni di ascolto e di dialogo a partire dalle risonanze suscitate dal Documento di lavoro per la Tappa Continentale in seno alle Chiese da cui proveniamo, come Assemblea Continentale europea ci rendiamo conto di aver vissuto un’esperienza profondamente spirituale attraverso il metodo sinodale.
È questo il frutto per cui rendiamo grazie allo Spirito che ci ha guidati e che vogliamo qui condividere. Abbiamo approfondito le intuizioni che le comunità ecclesiali del nostro continente hanno maturato grazie al processo sinodale, così come le tensioni e gli interrogativi che le Chiese europee si trovano di fronte[1].
Soprattutto, ancora una volta abbiamo sentito il dolore delle ferite che segnano la nostra storia recente, a partire da quelle che la Chiesa ha inflitto attraverso gli abusi perpetrati da alcune persone nello svolgimento del loro ministero o incarico ecclesiale, per finire con quelle provocate dalla violenza mostruosa della guerra d’aggressione che insanguina l’Ucraina e dal terremoto che ha devastato Turchia e Siria.
Questo lavoro, che è stato ricco e appassionante, anche se non privo di problemi e di difficoltà, ci ha permesso di guardare negli occhi la Chiesa che è in Europa, con tutti i tesori delle due grandi tradizioni latina e orientale che la compongono. Con una consapevolezza accresciutasi durante lo svolgimento dell’Assemblea, sentiamo oggi di poter affermare che la nostra Chiesa è bella, portatrice di una varietà che è anche la nostra ricchezza. Sentiamo di amarla ancora più profondamente, nonostante le ferite che ha inferto, per le quali ha bisogno di chiedere perdono per poter passare davvero alla riconciliazione, alla guarigione della memoria e all’accoglienza delle persone ferite. Siamo convinti che questi sentimenti riempiano il cuore anche di tutte le persone che, a partire dal settembre 2021, si sono lasciate coinvolgere dal cammino del Sinodo 2021-2024.
Lungo i giorni di svolgimento dell’Assemblea abbiamo vissuto un’esperienza spirituale che ci ha condotto a sperimentare, per la prima volta, che è possibile incontrarci, ascoltarci e dialogare a partire dalle nostre differenze e al di là dei tanti ostacoli, muri e barriere che la nostra storia ci mette sul cammino. Abbiamo bisogno di amare la varietà all’interno della nostra Chiesa e sostenerci nella stima reciproca, forti della fede nel Signore e della potenza del suo Spirito.
Per questo desideriamo continuare a camminare in uno stile sinodale: più che una metodologia, lo consideriamo uno stile di vita della nostra Chiesa, di discernimento comunitario e di discernimento dei segni dei tempi. Concretamente desideriamo che questa Assemblea Continentale non resti un’esperienza isolata, ma diventi un appuntamento periodico, fondato sull’adozione generalizzata del metodo sinodale che permei tutte le nostre strutture e procedure a tutti i livelli. In questo stile sarà possibile affrontare i temi su cui i nostri sforzi hanno bisogno di maturare e intensificarsi: l’accompagnamento delle persone ferite, il protagonismo dei giovani e delle donne, l’apertura ad apprendere dalle persone emarginate…
Lo stile sinodale consente anche di affrontare le tensioni in una prospettiva missionaria, senza rimanere paralizzati dalla paura, ma traendone l’energia per proseguire lungo il cammino.
Due in particolare sono emerse nei nostri lavori.
La prima spinge a fare unità nella diversità, sfuggendo alla tentazione dell’uniformità.
La seconda lega la disponibilità all’accoglienza come testimonianza dell’amore incondizionato del Padre per i suoi figli con il coraggio di annunciare la verità del Vangelo nella sua integralità: è Dio a promettere «Amore e verità s’incontreranno» (Sal 85,11).
Sappiamo che tutto questo è possibile perché lo abbiamo sperimentato durante questa Assemblea, ma ancor di più perché lo testimonia la vita delle Chiese da cui proveniamo. Pensiamo qui in particolare al dialogo ecumenico e interreligioso, la cui eco è risuonata con forza nei nostri lavori. Ma soprattutto crediamo che è possibile perché c’è di mezzo la grazia: costruire una Chiesa sempre più sinodale, infatti, è un modo per dare concretezza all’uguaglianza in dignità di tutti i membri della Chiesa, fondata nel battesimo che ci configura come figli di Dio e membri del corpo di Cristo, corresponsabili dell’unica missione di evangelizzazione affidata dal Signore alla sua Chiesa.
Siamo fiduciosi che il prosieguo del Sinodo 2021-2024 ci possa sostenere e accompagnare, in particolare affrontando a livello di Assemblea sinodale alcune priorità:
- approfondire la pratica, teologia ed ermeneutica della sinodalità. Abbiamo da riscoprire qualcosa che è antico e appartiene alla natura della Chiesa, ed è sempre nuovo. Questo è un compito per noi. Stiamo facendo i primi passi di un cammino che si apre via via che lo percorriamo;
- affrontare il significato di una Chiesa tutta ministeriale, come orizzonte in cui inserire la riflessione su carismi e ministeri (ordinati e non ordinati) e sulle relazioni tra di essi;
- esplorare forme per un esercizio sinodale dell’autorità, ovvero del servizio di accompagnamento della comunità e di custodia dell’unità;
- chiarire i criteri di discernimento per il processo sinodale e a che livello, da quello locale a quello universale, vanno prese le decisioni.
- prendere concrete e coraggiose decisioni sul ruolo delle donne all’interno della Chiesa e su un loro maggiore coinvolgimento a tutti i livelli, anche nei processi decisionali (decision making and taking);
- considerare le tensioni intorno alla liturgia, in modo da ricomprendere sinodalmente l’eucaristia come fonte della comunione;
- curare la formazione alla sinodalità di tutto il Popolo di Dio, con particolare riguardo al discernimento dei segni dei tempi in vista dello svolgimento della comune missione;
- rinnovare il senso vivo della missione, superando la frattura tra fede e cultura per tornare a portare il vangelo nel sentire del popolo, trovando un linguaggio capace di articolare tradizione e aggiornamento, ma soprattutto camminando insieme alle persone invece di parlare di loro o a loro. Lo Spirito ci chiede di ascoltare il grido dei poveri e della terra nella nostra Europa, e in particolare il grido disperato delle vittime della guerra che chiedono una pace giusta.
Amare la Chiesa, la ricchezza della sua diversità, non è una forma di sentimentalismo fine a se stesso. La Chiesa è bella perché così la vuole il Signore, in vista del compito che le ha affidato: annunciare il Vangelo e invitare tutte le donne e tutti gli uomini a entrare nella dinamica di comunione, partecipazione e missione che costituisce la sua ragion d’essere, animata dalla perenne vitalità dello Spirito. Amare la nostra Chiesa europea significa allora rinnovare il nostro impegno per portare avanti questa missione, anche nel nostro continente, in una cultura segnata dalle tante differenze che conosciamo.
Affidiamo la continuazione della nostra assemblea sinodale ai Santi Patroni e Martiri d’Europa!
Adsumus Sancte Spiritus!
[1] Di questo lavoro darà testimonianza un documento più articolato, che verrà inviato alla Segreteria generale del Sinodo come contributo per i prossimi passi del processo sinodale, a partire dalla redazione dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea sinodale del prossimo ottobre. Insieme a molte informazioni sui nostri lavori e alle registrazioni di tutte le sessioni in plenaria, questo documento sarà disponibile sul sito dell’Assemblea Continentale di Praga, https://prague.synod2023.org, e nei siti delle Conferenze episcopali che vorranno renderlo pubblico nelle diverse lingue nazionali.