Donne, diaconato, gruppo 5: sinodali indignati

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Circa 100 delegati sinodali sono entrati ieri pomeriggio nella vecchia sala del Sinodo in cerca di risposte sul gruppo di studio segreto istituito dal Vaticano che era stato incaricato di esaminare la possibilità di ordinare le donne diacono. Tre fonti indipendenti hanno confermato ad America i dettagli dell’incontro. La maggior parte dei membri sinodali presenti credeva di incontrare i membri del gruppo di studio. Una prospettiva particolarmente interessante, dato che è l’unico dei 10 gruppi sinodali la cui composizione non è stata resa nota.

Invece, i delegati − tra cui cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici − sono stati accolti da due funzionari del Dicastero per la Dottrina della fede che hanno detto di non appartenere al gruppo di studio. Hanno chiesto ai delegati di mettersi in fila per ricevere, uno alla volta, una mezza pagina che li invitava in diverse lingue a «presentare le loro opinioni per iscritto al seguente indirizzo e-mail». America ha esaminato una copia di questo foglio e ha notato che l’indirizzo e-mail indicato non è lo stesso distribuito in altre riunioni di gruppi durante il sinodo, e comunicato al pubblico, per inviare richieste e riflessioni individuali ai gruppi di studio.

Secondo tre persone presenti alla riunione, che hanno chiesto l’anonimato perché l’incontro era riservato, alcuni dei partecipanti hanno controllato la riunione: una teologa, membro non votante del Sinodo, si è offerta di distribuire i documenti per permettere ai delegati di porre le domande ai funzionari di fronte all’intero gruppo. Per il resto della riunione, durata 75 minuti, i delegati hanno rivolto domande ai due funzionari. Inizialmente, i rappresentanti del Dicastero hanno cercato di rispondere. Ma dopo poco tempo hanno iniziato semplicemente a scrivere ogni domanda e a ringraziare i delegati per il loro feedback.

Un altro dei partecipanti, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha raccontato ad America come i delegati presenti in sala fossero «evidentemente indignati e frustrati», aggiungendo che l’incontro «lo aveva lasciato profondamente costernato».

Le domande sollevate dai delegati, secondo alcuni presenti all’incontro, riguardavano la composizione del gruppo di studio e il motivo per cui era stata tenuta segreta; riguardavano anche il motivo per cui si seguiva una procedura diversa dal resto dei gruppi di studio, nonostante le istruzioni di gennaio della Segreteria generale del Sinodo a garantire che tali gruppi procedessero «secondo un metodo autenticamente sinodale».

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Entrambi i funzionari si sono presentati solo con il loro nome di battesimo, ma uno è stato poi identificato da alcuni dei presenti come don Andrew Liaugminas, un sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago che lavora per il dicastero. Liaugminas ha spiegato che il gruppo di studio cinque stava seguendo il processo ordinario del Dicastero per la preparazione dei documenti per il papa: chiedere ai consultori un contributo, preparare un documento e farlo approvare dal suo «consiglio» permanente di vescovi, clero, religiosi ed esperti laici. Questo modo di procedere era stato delineato in un comunicato apparentemente poco notato del cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, letto durante un briefing con la stampa il 9 ottobre, ma il cui testo non è mai stato reso noto ai media.

I funzionari non hanno risposto alle domande su quali consulenti il Dicastero avesse coinvolto nello studio, o sul perché il gruppo stesse procedendo in modo diverso dagli altri gruppi, affermando solo che non erano stati autorizzati a fornire tali informazioni e che erano «ambasciatori» incaricati di raccogliere i feedback. Hanno sottolineato che l’ideale sarebbe stato un feedback scritto e hanno espresso la preoccupazione di non poter scrivere accuratamente tutte le domande poste loro, una per una, dai delegati.

Nelle loro domande e nei loro commenti, i delegati sinodali hanno espresso quella che una fonte ha definito una «intensa frustrazione» per il fatto che né il cardinale Fernandez né i membri del gruppo di studio fossero venuti all’incontro e che le loro domande non ricevessero risposta, pur chiarendo che non incolpavano i due funzionari per la situazione.

Molti hanno anche sottolineato come la decisione di inviare due funzionari che non avevano l’autorità per rispondere alle domande sul gruppo di studio fosse stata irrispettosa nei confronti dei delegati sinodali. Uno dei primi a intervenire, un vescovo con esperienza diplomatica, ha detto che nelle discussioni importanti è normale che ogni parte invii rappresentanti di pari livello.

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Il pomeriggio del 18 ottobre era stato riservato dagli organizzatori del Sinodo ai delegati per incontrare i membri dei gruppi di studio. Originariamente previsto come libera discussione, i delegati hanno invece optato per incontrare i membri dei gruppi di studio dopo che i responsabili di ciascun gruppo avevano presentato il loro rapporto intermedio il 2 ottobre nell’aula sinodale. Hanno voluto porre delle domande e condividere le loro riflessioni.

L’aggiornamento del 2 ottobre del gruppo di studio 5, su «alcune questioni teologiche e canoniche riguardanti specifiche forme ministeriali», tra cui «la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato», è stato presentato dal cardinale Fernández. Prima dell’aggiornamento di ogni gruppo di studio, è stato proiettato un breve video che includeva i nomi e le foto dei membri e introduceva l’argomento di studio del gruppo. Tuttavia, per il gruppo di studio 5 non sono stati forniti nomi. Il video mostrava solo rapidamente due foto: una del personale del Dicastero per la Dottrina della Fede, e l’altra di alti funzionari del Dicastero.

Quel giorno il cardinale Fernández ha sorpreso la sessione sinodale quando ha annunciato che il gruppo di studio aveva spostato la sua attenzione dalla questione delle donne diacono, che era stato incaricato di affrontare dopo il Sinodo dello scorso anno. «Sulla base dell’analisi effettuata finora… non c’è ancora spazio per una decisione positiva» sull’ordinazione delle donne diacono, ha detto il cardinale nei commenti rilasciati il 2 ottobre all’assemblea sinodale. Il gruppo di studio si sta invece concentrando sui vari modi in cui le donne hanno esercitato l’autorità nella Chiesa.

Poiché ai delegati sinodali non è stata data la possibilità di porre domande ai gruppi di studio dopo i loro aggiornamenti, gli organizzatori del Sinodo hanno deciso di riservare il pomeriggio del 18 ottobre a questo scopo.

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In un articolo di Christopher White pubblicato su National Catholic Reporter, pubblicato poco dopo la conclusione della riunione del 18 ottobre, un membro del sinodo ha affermato che l’assenza del cardinale Fernández dalla riunione è stata «una vergogna».

Più tardi, quella sera, il cardinale Fernández ha inviato un comunicato ai partecipanti al sinodo che non è stato ufficialmente diffuso alla stampa. Si è scusato per il «malinteso» sulla sua presenza. «Ho appreso del dispiacere espresso da alcuni membri del Sinodo per la mia assenza all’incontro di questo pomeriggio con il gruppo di lavoro numero 5», ha scritto il cardinale in una traduzione non ufficiale diffusa tra i membri del Sinodo.

«Sono io stesso dispiaciuto per il malinteso. Nella mia comunicazione all’assemblea del 9 ottobre avevo già precisato che due funzionari del Dicastero [per la Dottrina della Fede] sarebbero stati presenti all’incontro. Questo non era dovuto a una mia riluttanza, ma a una mia oggettiva impossibilità a partecipare nel giorno e nell’ora previsti». Il cardinale Fernández ha aggiunto di essere «lieto di incontrare, giovedì prossimo alle 16.30, i membri del Sinodo interessati all’argomento del gruppo di studio n. 5 per ascoltare le loro riflessioni e ricevere da loro eventuali documenti scritti».

Austen Ivereigh, un delegato sinodale presente all’incontro, ha dichiarato ad America che «l’effetto dell’incontro dei delegati sinodali con il gruppo 5 è stato quello di porre le serie domande che il Sinodo ha sull’impostazione e sul modo di procedere del gruppo 5. Tali questioni sono ora sul tavolo e il Sinodo è in grado di affrontare il problema e, chiaramente, a esse si deve dare una risposta. Il cardinale Fernández dovrà rispondere giovedì».

L’incontro del 18 ottobre è stato «un momento importante, perché ha dimostrato che l’assemblea ha una forza esecutiva e voleva chiaramente essere trattata con rispetto». Ivereigh ha aggiunto di ritenere che la decisione del cardinale Fernández di incontrare i delegati giovedì sia stata la «risposta giusta» e abbia mostrato «rispetto per il sinodo come soggetto».

«L’altra cosa piuttosto speciale», ha aggiunto Ivereigh, «è che tutti hanno avuto il medesimo sentire. Non intendo dire che tutti sentissero allo stesso modo la questione, ma tutti si sentivano uguali sul modo in cui venivano trattati, sia che fossero sacerdoti o vescovi, religiosi o laici. Questo mi ha colpito molto».

  • Pubblicato il 19 ottobre 2024 sulla rivista America
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