È tempo di dieta

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La rubrica dedicata al Sinodo dei giovani firmata da don Armando Matteo per la rivista Vita pastorale prosegue «Dopo il Sinodo», con alcune considerazioni a partire dal documento finale. Riprendiamo di seguito la prima delle puntate del dopo Sinodo.

Il Sinodo sui giovani si è concluso. A nostra disposizione è ora il documento finale che i padri sinodali hanno confezionato. Nell’attesa di vedere cosa papa Francesco farà di questo testo, è utile coglierne alcune provocazioni per le parrocchie, spronate a una maggiore prossimità verso le nuove generazioni.

In tale direzione, il primo capitolo del documento finale, intitolato Una Chiesa che ascolta, indica una prima e decisiva strategia: non si può continuare a fare come si è sempre fatto. È ora tempo di dieta. La vita media di quasi tutte le parrocchie è oberata da un’infinita serie di attività che ciclicamente si ripetono lungo l’arco dell’anno. Ed è così che ci si occupa di tutto. Questo, però, crea stanchezza, ripetitività e, soprattutto, incapacità di restare collegati con la realtà e con le sollecitazioni al cambiamento che essa ci invia. Sarebbe, quindi, un fallimento annunciato l’idea che l’applicazione spicciola di quanto è emerso dal Sinodo sia da realizzare come qualcosa da aggiungere alle mille altre già in atto da tempi remoti!

In verità, il confronto con le nuove generazioni, cui questo Sinodo ci ha prepotentemente sollecitati, è una preziosa occasione per verificare lo stato di salute delle parrocchie: che cosa in esse è “di più”, che cosa è ormai semplicemente “morto”, che cosa invece non è stato portato sino alla completa espressione delle sue potenzialità, che cosa ancora risulta semplicemente frustrante oltre che inutile.

Il fatto cioè che «la parrocchia fatichi a essere luogo rilevante per i giovani» non può più essere rubricato come semplice contingenza storica o passeggero malanno di stagione, destinati a risolversi in modo automatico. L’irrilevanza della parrocchia per i giovani è una sfida che va assunta con ogni energia da parte dell’intera comunità. Non affrontarla con il dovuto coraggio significa, lentamente ma inesorabilmente, avallare l’idea sempre più diffusa per la quale la fede cristiana è una cosa per bambini e finché si resta bambini. E che ciò che la Chiesa annuncia sia più o meno simile alle storie di Babbo Natale e della Befana. Cose appunto proprie dei bambini!

Giustamente, perciò, il documento finale del Sinodo richiede uno snellimento della pastorale ordinaria. Una dieta appunto, grazie alla quale sia sempre più evidente che l’interesse verso le nuove generazioni è qualcosa di reale, di concreto, capace di rimettere in moto ed in discussione assetti pastorali da tempo sedimentati e sedimentari.

È tempo, allora, di dieta, è tempo di tornare in forma, di ritrovare la “forma” stessa della parrocchia: luogo in cui si rinnova e si celebra quella sequela del Signore Gesù che attraversa e cementa tutte le fasi della vita di ogni credente; luogo in cui soprattutto si scopre e si trasmette «la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Evangelii gaudium, 87).

papa giovani

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