Papa Francesco ha ricevuto il presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. S. Gadecki. Al centro del colloquio, come riferisce una nota stampa apparsa sul sito della Conferenza episcopale, l’impegno della Chiesa polacca a fronte della drammatica crisi umanitaria provocata dall’invasione russa dell’Ucraina.
Nella stessa nota si legge che mons. Gadecki ha espresso al papa la sua preoccupazione e quella dei vescovi polacchi per alcuni aspetti che concernono la Chiesa universale. Di questo plurale si sente la necessità di rimarcare solo il Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca. Quali siano le altre preoccupazioni globali dell’espiscopato polacco non è dato saperlo – ma sarebbe cosa gradita e anche importante per un confronto tra le Chiese.
Facendosi poi portavoce del papa, Gadecki ha detto che Francesco “non condivide” il processo sinodale in atto in Germania – senza dire cosa eventualmente il papa non condivide e perché. Anche questi sarebbero elementi importanti se si vuole davvero comunicare nella Chiesa e fra Chiese. Ma Gadecki di tutto ciò non sembra preoccuparsi, anzi.
La lettera che egli aveva inviato qualche tempo fa al presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Bätzing, nella quale a rappresentanza dei vescovi polacchi ammaestrava quelli tedeschi su come si è e deve essere fedeli alla dottrina della Chiesa e all’insegnamento del Vangelo, è stata recepita con ovvia e legittima irritazione da parte tedesca. Sia per il modo, una lettera aperta che non cerca nessun vero dialogo, sia per il tono. Di pochi giorni fa la risposta in forma riservata di Bätzing a nome della Conferenza episcopale tedesca.
Il nuovo affondo pubblico di Gadecki, che piega una visita al papa avvenuta per ragioni sinceramente ben più importanti del Cammino sinodale tedesco e su una eventuale valutazione su di esso, va in fin dei conti in direzione opposta a quello stile di cordiale sinodalità fra cattolici e fra le Chiese locali che il papa si auspica.
Ma auto-nominandosi “portavoce” del papa Gadecki ha anche costretto quello ufficiale, Matteo Bruni, a intervenire in materia. Raggiunto da un’agenzia di informazione cattolica che chiedeva lumi in merito all’incontro di Francesco e Gadecki, Bruni ha affermato che il contenuto del colloquio è confidenziale (per il papa, non altrettanto lo sembra essere per Gadecki) e che comunque la posizione del papa rispetto al Cammino sinodale della Chiesa tedesca è espresso nella sua lettera ai cattolici in Germania del 2019. Quanto lì espresso rappresenta ancora oggi la posizione di Francesco, con buona pace di Gadecki – che è riuscito nella notevole impresa di farsi licenziare come portavoce ufficioso del pontefice nell’arco di solo una giornata e mezza.
Questa strategia di chiedere udienza dal papa e uscirne poi riportando la sua “grossa preoccupazione” e “distanza” dal Cammino sinodale tedesco è un giochetto che si ripete da tempo. Mai prima però l’Ufficio stampa del pontefice aveva sentito la necessità di intervenire per chiarire le cose: lo zelo eccessivo di Gadecki è riuscito a far fare anche questo – proprio quando la nostra preoccupazione e attenzione dovrebbe essere concentrata altrove dove è questione di vita e di morte.
L’articolista non riesce a celare il disappunto per la distanza espressa dal papa nei confronti del Synodale Weg.
Al di là di ogni considerazione formale (e formalista) sul farsi o meno portavoce del papa è evidente che il cammino sinodale tedesco – con le sue corse “in avanti” – sta mettendo in grosso imbarazzo il papa come moltissime altre chiese.
Forse la prima lezione che dovremmo imparare tutti sulla sinodalità è che essa è un camminare insieme. La traduzione immediata di questa lezione dovrebbe essere che da soli – e cercando di tirare per la giacchetta tutti gli altri – non si va da nessuna parte se non verso la rottura della comunione cattolica.
Sulla considerazione – poi – che la dottrina della Chiesa sia o no una questione di vita o di morte ci sarebbe molto da argomentare e discutere.