Con l’ultima assemblea plenaria si è concluso sabato a Francoforte il Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca. Ed è forse proprio in questa tornata finale che si è potuto apprezzare maggiormente lo spirito e la disponibilità assembleare al discernimento: nessun testo orientativo e/o pratico è stato bocciato.
Per alcuni si è deciso di consegnare le tematiche e le questioni aperte a una doppia linea di approfondimento: una affidata al Gruppo di lavoro sinodale che è stato costituito nella giornata di sabato; e l’altra al processo imminente del Sinodo universale sulla sinodalità della Chiesa cattolica.
Il prezzo del discernimento
Alcune modifiche introdotte dalla Conferenza episcopale dopo lo scadere dei limiti previsti dall’ordinamento nel testo pratico sulla “deliberazione e decisione comune” fra vescovi e laici, ossia quello che prevedeva la costituzione di consigli sinodali permanenti nelle parrocchie, diocesi e a livello nazionale verso cui si sono mosse le critiche più esplicite della curia romana (cf. SettimanaNews, qui), hanno generato qualche malumore da parte dei membri del Cammino sinodale.
Alla fine, però, l’esercizio del discernimento, e del realismo politico ecclesiale, ha consigliato di rimandarlo, nell’ultima versione presentata in Assemblea, allo studio e approfondimento del Gruppo di lavoro sinodale, che si impegnerà nei prossimi tre anni a portare avanti le riforme strutturali e pastorali decise in sede assembleare.
Questo consentirà anche di tene conto di quanto emerso nell’ultima discussione su questo tema decisivo dell’esercizio del potere nella Chiesa cattolica tedesca – strettamente collegato alla matrice originante l’intero Cammino sinodale degli abusi sessuali, spirituali e di coscienza, come di quelli legati alle forme di potere attualmente in vigore.
Sinodalità: potere e pratiche
Che in questo ambito, pur rimanendo all’interno dell’attuale ordinamento del Codice di diritto canonico, vi siano significativi spazi di manovra lo mostra l’ipotesi formulata dal card. Coccopalmerio a partire da un’intervista rilasciata a SettimanaNews (cf. qui).
Proposta canonica sull’esercizio del ministero petrino, questa, che non si allontana poi molto da quel vincolamento, volontario e autonomo, nel loro potere decisionale a quanto elaborato in sede sinodale che ha strutturato la stessa partecipazione dei vescovi al Cammino sinodale tedesco. In entrambi i casi, un’auto-limitazione puntuale del potere episcopale consente a un’assemblea sinodale di assumere un profilo non solo consultivo ma anche deliberativo in senso pieno.
Questa è la base che ha consentito al Cammino sinodale di essere quello che è stato, e di raggiungere risultati sicuramente significativi – non fosse altro che per l’esperienza pratica di anni di esercizio condiviso del pensiero, della dialettica tensionale di visioni diverse della Chiesa cattolica, di sensibilità pastorale per le sfide che si pongono davanti alla Chiesa tutta.
Certo, alla fine può sorgere il malessere per un compromesso che sembra essere al ribasso – come lamentato da alcuni in Assemblea. Ma questa sensazione è coltivata da coloro che pensano di cambiare le strutture della Chiesa a partire dalle idee, dimenticando che, nel corso millenario della storia di questa istituzione, sono state invece sempre le pratiche ad apportare i cambiamenti maggiori (Trento senza il Catechismo non sarebbe mai stato quello che è diventato).
Nonostante il malessere di alcuni, chi perché ci si è spinti troppo avanti e altri perché non si è arrivati dove si poteva giungere, la Chiesa cattolica tedesca non potrà più essere quello che era fino a prima dell’inizio del Cammino sinodale. L’orientamento verso cui portare questa riconfigurazione è sparso, in maniera armonica e chiara, sia nei testi deliberati insieme sia in quelli consegnati al lavoro comune del Gruppo di lavoro sinodale.
Decisioni
Alla richiesta sinodale tedesca al papa di verificare la possibilità di un mutamento delle condizioni di accesso al ministero ordinato nella Chiesa cattolica, è corrisposta un’apertura di Francesco nell’intervista rilasciata al portale argentino Infobae: «Non c’è alcuna contraddizione nel fatto che un sacerdote possa sposarsi. Il celibato nella Chiesa è una prescrizione temporale» – è proprio perché si tratta di una regola disciplinare nulla osta al fatto che essa possa essere rivista – ha continuato il pontefice.
Il punto mediatico di maggiore apparente frizione con il Vaticano è stato quello della deliberazione assembleare del Cammino sinodale per la benedizione di coppie che vivono un legame di amore reciproco al di fuori del vincolo sacramentale del matrimonio. Molti media hanno giocato su questo punto per affermare una rottura della Chiesa tedesca con il Vaticano, senza la quale le loro attese di una “notizia” eclatante sarebbe rimasta vana. Questo sulla base del documento della allora Congregazione per la dottrina della fede, nel quale si affermava che la «Chiesa non ha il potere di benedire relazioni che implicano una relazione sessuale al di fuori del matrimonio».
Si tratta però di un testo che il papa stesso ha mal digerito e che sembra essere stato messo nei cassetti curiali – come comprova il fatto che le linee pastorali dei vescovi fiamminghi del Belgio del settembre del 2022, che prevedono un momento liturgico di preghiera benedicente sulle/con le coppie omosessuali, non abbia ricevuto nessuna obiezione da parte di Roma (cf. SettimanaNews, qui).
È questa la cornice all’interno della quale collocare oggi l’approvazione del testo sulla Celebrazione liturgica di benedizione per coppie omosessuali e di divorziati risposati – passato, per quanto riguarda i vescovi, con l’80% di voti positivi (percentuale resa possibile perché l’ordinamento sinodale prevede che gli astenuti non vengano contati). Alla preparazione di un orientamento liturgico per questa celebrazione lavorerà un gruppo misto composto da rappresentanti della Conferenza episcopale e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi.
Il testo sull’Annuncio del Vangelo da parte dei laici con la parola e il sacramento è stato scorporato: si è deciso in favore di una predicazione laicale (donne e uomini qualificati) nel corso delle assemblee liturgiche su mandato della Conferenza episcopale; mentre la questione della partecipazione laicale alla prassi sacramentale (battesimo, assistenza ecclesiale nella celebrazione del matrimonio, la verifica della possibilità di riconsiderare l’antica pratica della confessione a laici nell’ambito dell’accompagnamento spirituale e quella di una compartecipazione nella benedizione e unzione dei malati) vengono affidate a un processo di consultazione che includa gli ordini religiosi e le associazioni cattoliche del paese – da iniziare quanto prima, per giungere in tempi brevi a una decisione pastorale.
Due testi riguardanti il tema degli abusi, uno nei confronti delle donne (in prima lettura) e uno su procedure più severe nei confronti di preti colpevoli di abuso sessuale, sono stati approvati all’unanimità.
Da ultimo, è stato approvato, con larga maggioranza anche tra i vescovi, un testo che chiede al papa di adoperarsi per arrivare al ministero diaconale delle donne nella Chiesa cattolica – tenendo aperta contestualmente la riflessione argomentata per ciò che concerne altri ministeri al suo interno.
In merito, dopo il non esito dei lavori di una prima commissione, Francesco ne ha nominata una seconda per portare avanti la verifica storica ed ecclesiologica della possibilità di ordinazione diaconale delle donne. Anche in questo caso la decisione del Cammino sinodale si è mossa dunque lungo un solco sintonico con il magistero del papa attuale.
Punto di non ritorno
Il Cammino sinodale della Chiesa tedesca è terminato e, forse, l’affermazione più importante che ne viene fuori è quella dell’esplicita volontà di portare avanti la pratica sinodale come elemento di riconfigurazione del vissuto e dell’esercizio pastorale di questa Chiesa locale.
Si tratta di una volontà condivisa tra la maggioranza dei vescovi e dei laici tedeschi, qualsiasi sia il nome della forma che la strutturerà nella concretezza del vissuto ecclesiale. Come ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale mons. Bätzing: “su questo stiamo tutti imparando” – si è aperto così un processo di Chiesa che non potrà più essere ricondotto alla sua forma precedente, proprio perché è passato attraverso il crogiuolo della pratica condivisa del credere insieme.
E molto rimane ancora da imparare in merito – e lo si potrebbe fare anche guardando ad alcune esperienze civili, politiche e giuridiche di maggior rilievo del XX secolo.
Perché l’ingresso nella dinamica sinodale voluto da papa Francesco pone oggi la Chiesa cattolica in una situazione che è molto prossima a quella a cui dovette far fronte il nuovo costituzionalismo del ’900 – con i suoi processi costituenti inclusivi, concreti e sociali. Anche da questa pratica costituente della cultura giuridica europea potremmo, come Chiesa, imparare molto.
Conosco bene la Chiesa tedesca av endo vissuto tantissimi anni in quel Paese. Consiglierei a S.E. Bätzing di andare a rileggersi in Vangelo e di imparare soprattutto il Diritto canonico: le pressioni esercitate sui vescovi tedeschi a Francoforte (uno stava in città ,ma no si è proprio presentato!!!) sono state tante e tali (soprattutto con riferimento ai finaziamenti spettanti o non spettanti) che soltanto 4 hanno avuto il coraggio di dire il loro no. Il vescovo Bätzing, se conoscese il diritto canonico, saprebbe che le decisioni dell’Ausschuss non sono affatto definitivo e non inficiano in nulla il diritto canonico stesso. E, se fosse più a contatto con i suoi fedeli, avrebbe da tempo capito che il sacerdozio femminile non servirebbe affatto a riempire le chiese tedesche (ancora più vuote di quelle italiane o francesi), così come non servirebbe a riempire le chiese riammettre al sacerdozio i sacerdoti sospesi o annullare il celibato!!! Povera Germania!!!!
Tendenzialmente sono anche io favorevole ai presbiteri sposati, ma noto un grave problema nelle discussioni: non si parla del ‘giorno dopo’! Cioè, una volta stabilito che si possono ordinare al sacerdozio uomini sposati, come verrà gestita la cosa? quali saranno i criteri per l’ammissione all’ordinazione? potranno essere reintegrati i chierici che hanno dovuto lasciare il ministero per sposarsi? i preti sposati verranno nominati parroci o meno, pur avendo meno tempo da poter dedicare al Popolo di Dio che gli è stato affidato? come verranno gestite le tensioni con il clero celibe? si potranno ammettere uomini sposati (o vedovi) all’episcopato? come reagiranno i fedeli al clero sposato? faranno discriminazioni? In generale: la Chiesa Latina da secoli ha modellato le sue strutture attorno al fatto di avere solo clero celibe, come verrà gestito questo cambiamento?
L’ironia della liturgia sulle conclusioni del cammino sinodale tedesco, dal vangelo di oggi: “Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero” (Gv 4). Il giocherellare con benedizioni e paraliturgie varie non basterà a soddisfare le pretese di matrimonio egualitario same-sex. La nuova chiesa teutonica non solo va a rotta di collo contro la cattolicità della Chiesa ma anche contro la stessa volontà del Signore circa il matrimonio, così come è espressa con chiarezza nei Vangeli.
Se la chiesa vuole rimanere unita deve imparare a far convivere le differenze a rigettare l’uniformità. Come dice il Card Kasper in questa situazione si può incappare in uno scisma (anche senza volerlo veramente) non solo a seguito delle decisioni della chiesa tedesca ma anche dai settori più tradizionalisti, a seguito del motu proprio “Traditionis custodes” e del “Rescriptum” del 20 febbraio 2023. Bisogna imparare dalla storia: le riforme nella chiesa si sono fatte solo dopo una crisi profonda e delle seperazioni (vedi la riforma dell’XI secolo e del XVI secolo). Bisogna abbandonare visioni troppo rigide per permettere un dialogo serrato, ma costruttivo e il sinodo del prossimo ottobre serve proprio a questo.
Ancora una volta ho l’impressione che in Germania sia stato fatto un faticoso lavoro che, al di là dei risultati e/o delle attese verso l’imminente sinodo della Chiesa universale, porterà a suo tempo frutto. Già che vescovi (tanti) e laici (tanti) si parlino e cercano di raggiungere insieme un accordo lo trovo una cosa straordinaria. Sogno una possibilità simile in Italia dove molti vescovi si sentono dei piccoli principi, più o meno illuminati.