Nei rapporti per il sinodo universale del prossimo ottobre da parte di alcune Chiese europee si sottolinea con vigore la questione femminile nella Chiesa e l’opportunità dell’ordinazione diaconale per le donne. Riprendiamo qui i passaggi relativi dei rapporti al sinodo della Chiesa austriaca, svizzera e della Repubblica ceca.
Austria: è giunto il momento di riconoscerlo
Al n. 2 del rapporto si dice:
Le donne nella vita e nella missione della Chiesa (SB9)
Nelle reazioni (delle comunità) la questione femminile è di straordinaria importanza per una Chiesa credibile in missione. La Chiesa austriaca ha conosciuto buone esperienze con donne in posizioni di rilievo, ma questa sembra essere solo una risposta parziale.
Ci si lamenta di una enorme perdita di credibilità della Chiesa in merito, una massiccia minaccia alla sua missione, finché non sarà risolta in modo soddisfacente. Mentre il sacerdozio femminile è menzionato occasionalmente, c’è un forte voto a favore dell’ammissione delle donne al diaconato, sostenuto dalla maggioranza delle diocesi (compresi i responsabili diocesani e i diaconi di Linz).
Si afferma che la missione della Chiesa nel mondo è oscurata e talvolta resa impossibile perché le donne non sono attualmente in grado di rappresentare sacramentalmente ciò che vivono. Come la primitiva comunità in Atti degli Apostoli (cap. 6) ha avuto bisogno di un nuovo servizio in ordine alla missione, noi oggi riconosciamo che l’apertura di questo ministero conferito sacramentalmente alle donne con l’imposizione delle mani è necessario perché la Chiesa del ventunesimo secolo possa svolgere adeguatamente la sua missione. Coloro che lavorano nella vigna del Signore hanno bisogno degli strumenti dell’azione sacramentale per farlo.
In coerenza col Vaticano II
L’apertura al diaconato è considerata coerente con il Concilio Vaticano II. In primo luogo, perché ciò riconosce l’impegno per la parità dei diritti delle donne anche all’interno della Chiesa come un «segno dei tempi», che, attraverso la riflessione teologica, deve portare alla decisione sulla chiamata al ministero ordinato (cf. Gaudium et spes nn. 8,9,29,52). In secondo luogo Lumen gentium riconosce il significato dell’antico diaconato come servizio che continua. Poiché questo servizio è oggi svolto sia da uomini che da donne, è giunto il momento di riconoscerlo in termini di teologia del ministero e del sacramento e di aprire il diaconato permanente a uomini e donne all’interno dell’unico «ordo».
Sulla decisione fondamentale, teologicamente fondata, dovrebbe esserci un corrispondente adattamento della legge della Chiesa. Conseguentemente le vocazioni delle donne dovrebbero essere riconosciute ed esaminate e, con l’offerta di programmi di formazione, dovrebbero essere ordinate sacramentalmente al diaconato nelle Chiese locali.
Un simile passo potrebbe anche giovare all’impegno globale della Chiesa nella lotta alla povertà e alla discriminazione contro le donne. Costituirebbe un importante rafforzamento della sua missione e un guadagno in ordine alla sua credibilità.
Svizzera: un diaconato «non differenziato»
Dal rapporto svizzero richiamo i numeri 1.11-1.13:
C’è anche la questione dei nuovi ministeri e uffici per una Chiesa sinodale. Una diocesi che finora ha conosciuto quasi esclusivamente il sacerdozio sta utilizzando i nuovi ministeri del lettorato e dell’accolitato per costruire una Chiesa più sinodale. Altre diocesi in cui, negli ultimi decenni, si è sviluppata una varietà di ministeri, uffici e professioni differenziati nella Chiesa e nella pastorale, stanno considerando di adattare questa diversità alla sinodalità.
La questione delle condizioni di ammissione a tutti i ministeri, in particolare delle donne, è un tema importante. Il fatto che le donne siano escluse dal sacerdozio, in molti luoghi non è più compreso. In questo contesto l’introduzione di «ministeri speciali» per le donne sarebbe vista da molti come espressione del mancato riconoscimento della pari dignità battesimale.
La dignità battesimale, in particolare, è stata fortemente sottolineata nelle fasi locali e continentali del processo sinodale. L’organizzazione del ministero ordinato e i criteri di ammissione che contraddicono la pari dignità battesimale sono percepiti in diversi ambiti come un «peccato originale» per una Chiesa sinodale. Ciò appare in tal senso in diretto contrasto con la missione della Chiesa in una società civile, come quella svizzera, che rispetta la parità di genere come standard culturale e legale.
L’apertura al diaconato delle donne è apprezzata se esprime lo sviluppo del riconoscimento paritario della dignità battesimale di uomini e donne nella Chiesa. Una forma speciale del diaconato «per le donne», invece, sarebbe considerata nel contesto svizzero quale espressione di degradazione della donna, così come potrebbe essere vista la gradualità del ministero diaconale nell’ottica del ministero ordinato. Se la Chiesa vuole acquisire una credibilità di fondo nella sua missione all’interno della Svizzera, allora la piena uguaglianza nella dignità battesimale dovrebbe riflettersi anche nel suo ministero ordinato, al servizio dell’evangelizzazione della Chiesa.
Repubblica Ceca: più donna, più Chiesa
Il rapporto nazionale riassuntivo del gruppo sinodale della Cechia raccoglie, nella prima parte, le conclusioni del lavoro sinodale e, nella seconda, sei indicazioni espresse direttamente dai vescovi. In questa seconda parte l’interesse maggiore è relativo alla legittimità e all’autorità dei laici coinvolti nelle decisioni sinodali, al ruolo del nunzio e ai concistori cardinalizi. Di altro tono la prima parte. Il testo riportato è sotto il titolo: «Le donne nella vita e nella missione della Chiesa».
Nella Chiesa sinodale la complementarietà maschile e femminile deve essere vista come benefica perché l’interazione nel rispetto reciproco ha un forte potenziale missionario. Secondo alcuni la Chiesa “maschile” è impoverita dall’assenza della visione tipicamente femminile, cioè dalla diversità nel giudicare e discernere le questioni pastorali, spirituali e teologiche. Nel ministero dell’accompagnamento e dell’ascolto manca la comprensione dell’esperienza femminile. Per le donne spiritualmente ferite e abusate può essere difficile comunicare su questioni personali con un sacerdote uomo. In molte aree della vita parrocchiale il ministero specifico delle donne è apprezzato.
Tuttavia, persistono anche stereotipi nella divisione dei ruoli, con il risultato di un coinvolgimento limitato delle donne nei ministeri che, secondo il diritto canonico, dovrebbero essere accessibili a loro. È il caso del ministero dell’altare degli accoliti. Alcune parrocchie menzionano persino l’impossibilità di avere delle lettrici. C’è il desiderio di uno spazio maggiore in cui le donne possano servire nella Chiesa. Lo spazio non è ovvio e anche per le donne stesse non è facile esprimere il desiderio di partecipazione attiva nella vita della Chiesa, soprattutto in situazioni in cui il loro servizio è tollerato piuttosto che voluto […]
Buone pratiche
Esempi di buone pratiche:
– i gruppi hanno segnalato il coinvolgimento attivo delle donne nella catechesi, nell’accompagnamento all’organo, nella pulizia della chiesa, nella decorazione floreale, nell’organizzazione di eventi parrocchiali e gruppi di preghiera ecc.;
– la presenza di donne nei consigli pastorali ed economici, nella gestione delle riviste parrocchiali e nel servizio liturgico;
– ci sono esempi di servizio e accolitato femminile;
– accompagnamento spirituale offerto dalle donne, apprezzato da loro e dagli uomini;
– coinvolgimento delle donne nella formazione dei preti.
Proposte concrete:
– i gruppi sinodali suggeriscono di considerare la possibilità di una partecipazione delle donne alla dimensione pastorale della Chiesa;
– se questa possibilità è già utilizzata per la catechesi dei bambini durante la liturgia, si domanda se sia possibile, dopo un’adeguata formazione, estendere questo ministero a tutta la parrocchia, il che favorirebbe la trasmissione di una cultura femminile sulle questioni spirituali e teologiche;
– è necessaria anche la formazione delle donne per promuovere il sacerdozio comune dei fedeli. A questo si collega un maggior coinvolgimento nelle donne nei processi decisionali nei vari livelli della Chiesa (parrocchia, diocesi);
– in alcune diocesi si sono elevate forti richieste per rendere possibile il diaconato delle donne. In particolare per le assistenti ospedaliere che vedono nel servizio e nei sacramenti il senso e la continuità del loro ministero. Se la Chiesa non vuole seguire la strada del sacerdozio alle donne, si raccomanda di creare altri ministeri specifici nei quali coinvolgere sia uomini che donne;
– alcuni gruppi chiedono anche di rendere accessibile alle donne l’ordinazione sacerdotale;
– una revisione del linguaggio liturgico per una forma più inclusiva di uomini e donne;
– c’è anche il desiderio di un maggior coinvolgimento delle donne nella formazione dei sacerdoti.
Al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa» e «in virtù del [mio] ministero di confermare i fratelli [insegno] che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa – Ordinatio Sacerdotali a – San Giovanni Paolo II.
La Chiesa non ha il potere di ordinare donne, si sta discutendo di una cosa che non potrà semplicemente essere attuata. Storicamente è esistito il compito di diaconessa nella Chiesa, che è citato anche negli atti degli apostoli. Le diaconesse non erano come diaconi ordinati, ma avevano compiti di carità, soprattutto nella preparazione delle altre donne al battesimo ed erano legate al pudore esistente nei tempi antichi. Per approfondire suggerisco quanto scritto nel 2003 dalla Commissione Teologica Internazionale sul Diaconato (basta fare la ricerca su internet) , che dedica il capitolo IV alle diaconesse. Recuperare un ruolo del genere, a mio avviso, genererebbe altra confusione. Lascio con la Speranza che tutte le discussioni siano fatte nell’ umiltà e nella Verità. Un caro saluto
Io è da quando ero ragazzina che sognavo il mio Diaconato, ma….sono donna…. E non mi è permesso…..spero nel futuro….
Istituzionalizzare… è giusto questo… è giusto quello… Quanto sarebbe bello tornare a mettere vere radici nel vangelo! Soprattutto per le donne. Maria…. silenzio, preghiera, sofferenza donata. Le donne che seguivano Gesù… donne di servizio, donne che stavano tre passi indietro rispetto agli apostoli e.prima ancora ai discepoli, prima che diventassero apostoli. Voi donne non volete imitare Maria? Peccato davvero… peccato vogliate predicare quando Lei non ha predicato. Peccato vogliate vestire un paramento sacro quando lei non lo ha mai vestito. Penso che la Chiesa abbia davvero bisogno di voi donne, ma non come credete. Ordinare le donne sarebbe volere aggiungere il superfluo su meraviglie che Dio ha creato e che hanno bisogno di scoprire che sono già così doni di Dio alla Chiesa e all’umanità. Comunque… Auguri!
Bisognerebbe riflettere sul motivo per cui Maria e le altre donne hanno ricevuto lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. Forse per stare in silenzio o per predicare il Vangelo? Perchè Gesù Risorto ha dato il mandato a Santa Maria Maddalena di annunciare che Egli è vivo e risorto agli apostoli? Il problema è culturale e non teologico, perchè la testimonianza delle donne non veniva ritenuta credibile ma le donne hanno testimoniato lo stesso nel corso dei secoli. Rifflettiamo
Il giorno di Pentecoste, Lo Spirito Santo è sceso sugli apostoli e non su Maria che stava in preghiera con gli apostoli nel cenacolo. Maria era piena di Spirito Santo dalla nascita, l’Immacolata.
Trovo singolare che 4 su 5 commenti a questo articolo, nei quali ci si esprime favorevolmente all’apertura alle donne dei servizi ordinati, siano scritti da uomini. Infatti io donna e tante altre come me, non sentiamo affatto tale esigenza. E neppure ci sentiamo discriminate se non facciamo le diaconesse. Svolgiamo talmente tanti compiti e servizi, fuori e dentro la Chiesa che credo ne abbiamo abbastanza
Una donna, Maria Santissima, è stata la madre di Gesù, e quindi di Dio. La stessa donna è stata assunta in cielo in anima e corpo, come Cristo. Tra i discepoli di Gesù c’erano anche molte donne. Quando Gesù morì sulla croce, vicino a Lui c’erano solo donne. L’annuncio della resurrezione di Cristo venne fatta dell’Angelo a delle donne. Potremmo continuare con molte altre considerazioni. Ebbene, se delle donne sono state ed hanno fatto tutto questo, non si capisce perché mai non possa essere un sacerdote.
Nell’ Apocalisse c è scritto che saremo tutti sacerdoti di Cristo quindi se il Signore Gesù Cristo lo permetterà tramite la Chiesa xchè non fare delle donne sacerdoti. Isabella Gloria.
A mio avviso il problema è sì legato alla così detta tradizione, ma il problema principale è che la Chiesa per rimanere nella società è costretta a compromessi altrimenti non è più rappresenta.
Se nella Chiesa antica le diaconesse avevano il compito di battezzare le donne adulte e tale ministero è andato in disuso a causa del battesimo dei bambini. Ora le esigenze sono diverse e le donne non vanno discriminate nell’accesso al diaconato e diaconesse sono una opportunità in più per la Chiesa. Non c’è nulla che osti nè ieri e nè oggi per il diaconato femminile. Tutto ciò va ripensato nell’ambito di una Chiesa realmente sinodale altrimenti questo ministero femminile è fuori luogo. Vino nuovo in otri nuovi.
Spero e mi auguro che ci sia una seconda parte. Perché Austria, Svizzera e Repubblica Ceca sono alcune Chiese europee, non tutte.