La “Dichiarazione della Santa Sede” di oggi (21 luglio) sul Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca è preoccupante. Desta sorpresa la scarsa comprensione da parte delle istanze vaticane del Cammino sinodale nei suoi sviluppi complessivi, tra l’altro ancora in atto in quanto i documenti saranno approvati definitivamente solo nel corso della prossima Assemblea plenaria di settembre, dopo le tre precedenti.
I testi provvisori dei quattro ambiti di lavoro (il potere nella Chiesa, il ministero, le donne nella Chiesa, la vita affettiva e sessuale) hanno subito profonde modifiche nelle stesure successive. La Dichiarazione ignora il processo condiviso del cammino sinodale e sembra non conoscere gli statuti che lo guidano, chiaramente ispirati alle indicazioni del Vaticano II.
Difficile comprendere l’accusa di «obbligare i vescovi», visto l’ampio consenso da loro manifestato e, ancora meno, le «nuove impostazioni di dottrina e morale» che non vengono indicate.
La «minaccia all’unità della Chiesa» sembra attribuibile alla paura delle poche e roboanti voci critiche fatte arrivare a Roma, le stesse che mettono in questione il processo sinodale in quanto tale, a partire da quello auspicato e avviato da papa Francesco. Fra queste le osservazioni discutibili dei vescovi polacchi e di alcuni paesi del Nord Europa, nonché di un gruppo di vescovi, in prevalenza americani, che sembrano tutti ispirati da ambienti conservatori polacchi.
Chi ha seguito il cammino compiuto dai sinodali riconosce l’accuratezza del discernimento, l’auto-correzione, la riformulazione, la distinzione fra diritto divino e diritto umano, fra potere sacramentale e potere giurisdizionale.
Il brevissimo testo vaticano mortifica la libertà dei cristiani e mina l’autonomia canonica della Conferenza episcopale tedesca.
Annullare il lavoro compiuto dal sinodo tedesco – come il testo sembra imporre – non arricchirà il lavoro del sinodo universale ma ne condizionerà negativamente il cammino e la ricezione.
Una pagina negativa dell’attualità ecclesiale, anche se papa Francesco ci ha abituati al riconoscimento onesto di possibili errori. Come nel caso delle accuse, rivelatesi vere, al vescovo cileno che aveva “coperto” le malefatte di mons. Fernando Karadima.
Sarebbe stato bello vedere anche il documento per apprezzare meglio l’articolo…grazie
Se clicca su “Dichiarazione della Santa Sede” (in rosso) può accedervi. Cordiali saluti, Marcello Neri
Gesù ha condannato l’ipocrisia e la doppiezza, l’ambiguo serpeggiare dei ragionamenti. Comunicati non firmati come questo ne sono un esempio lampante. E ci si può vergognare di essere parte di una istituzione che usa questi metodi – totalmente opposti a quelli che vorrebbe insegnare – in modo praticamente automatico e ripetuto, piuttosto che ricorrere ad un aperto dialogo, ad una esplicita correzione, alla palese spiegazione del proprio pensiero. Colpisce anche la totale mancanza di riconoscimento delle istanze positive che il cammino sinodale in Germania sta portando avanti, con originalità che può far bene a tutti – ma non certo se le proposte tedesche sono annacquate e gettate nel calderone della farsa del sinodo universale. A livello di sinodo universale quello che la persona singola ha detto è totalmente irrilevante e filtrato dalla gerarchia, è solo una enorme perdita di tempo e una presa in giro, un modo per i vescovi di far valere le proprie personali opinioni, dando loro un – falso! – colore sinodale.
Certamente un affondo così pesante ed anonimo non lascia ben presagire sulla tanto sbandierata riforma della Chiesa. Purtroppo l’autoritarismo dogmatico continua ad essere la nostra caratteristica dominante.
Calma e gesso! Seguirà rapidamente una qualche affermazione o provvedimento di segno opposto. Lo “spirito del Concilio” (che è cosa ben diversa dal Concilio Vaticano II) continuerà (ahimè) la sua corsa.
E comunque, ad una lettura attenta, il testo non sembra “annullare il sinodo tedesco” quanto sottolineare concetti a dir poco ovvi, ovvero che un sinodo non può stabilire nuove strutture o dottrine se non in comunione con la Chiesa universale. Penso che su questo punto anche gli ultraprogressisti dovrebbero concordare, altrimenti la definizione “cattolico” non avrebbe più senso. Certo – negli intenti di questi ultimi – il Synodale Weg costituisce l’occasione d’oro per il tipico “colpo di mano” che tutte le minoranze rivoluzionarie sognano… pare però che il governo Kerenskij pur avviando processi non sia disponibile a vederne gli esiti.
Quanto alla “libertà dei cristiani” non mi sembra esprimersi in un sinodo dominato da un autonominato “Comitato Centrale” dei cattolici tedeschi di cui già solo il nome – coi suoi riferimenti al defunto PCUS – fa venire i brividi.
Risibile l’adombrato complotto polacco-scandinavo-statunitense.
Il comunicato della Santa Sede riguardante il cammino sinodale tedesco mi lascia molto perplesso, perchè non porta la firma di nessuna persona e non si sa da quale dicastero è stato emesso (Dicastero per la dottrina della fede, Segreteria di Stato o altro dicastero???). Nel comunicato si usano termini ambigui: “pare necessario precisare”, “Non sarebbe lecito avviare”, “Pertanto si auspica che”. Penso che tale comunicato sia stato determinato dalla paura di uno scisma e dalla lentezza nel prendere decisioni già ampiamente discusse o nell’avviare discussioni. La storia dimostra ampiamente che lentezza porta dritti dritti agli scismi. A mio giudizio in Germania è già in atto uno scisma dei fedeli, che non frequentano più le chiese o se le frequentano vivono in modo autonomo. Bisogna ascoltare le persone e il Vangelo, invece le strutture ecclesiali fanno fatica ad ascoltare sia le persone e sia il Vangelo.