Come si sa, per decisione di papa Francesco, la Chiesa cattolica dalla fine del 2021 è stata convocata in Sinodo.
Così leggiamo infatti nel Documento preparatorio preparato dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi e pubblicato nel 2021: «1. La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo. Il cammino, dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, si aprirà solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà la celebrazione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, nell’ottobre 2023. A cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari (cf. Episcopalis communio, artt. 19-21)».[1]
Spazio all’ascolto
In calce a tale inizio, venivano poi riportate, in forma di schema, le tappe programmate del lungo e articolato cammino sinodale che prevedeva una precisa successione di eventi e l’elaborazione di determinati strumenti di lavoro.
A dire il vero, queste tappe hanno subìto già dagli inizi variazioni e modifiche.
Così, ad es., la Sintesi dell’ascolto delle Chiese particolari è stata presentata alcuni mesi più tardi del previsto; non solo, essa inizialmente avrebbe dovuto concludere la fase dell’ascolto nelle Chiese locali, consentendo l’apertura della fase sapienziale. Così non è stato, giacché è stato deciso di introdurre una seconda fase dell’ascolto che, almeno in Italia, dovrebbe avviarsi nel settembre 2022…
Inoltre ancora non è chiaro come si attuerà la fase dell’Instrumentum laboris 1 e, ovviamente, deve essere ancora materialmente preparata la XVI Assemblea generale ordinaria…
Sottolineo questi dati materiali giacché fino ad ora il processo sinodale della Chiesa cattolica si è identificato con la fase iniziale del processo, ovvero l’ascolto, secondo quanto indicato già nel Documento preparatorio: «Un interrogativo di fondo ci spinge e ci guida: come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?
Affrontare insieme questo interrogativo richiede di mettersi in ascolto dello Spirito Santo che, come il vento, “soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va» (Gv 3,8), rimanendo aperti alle sorprese che certamente predisporrà per noi lungo il cammino. Si attiva così un dinamismo che consente di cominciare a raccogliere alcuni frutti di una conversione sinodale, che matureranno progressivamente. Si tratta di obiettivi di grande rilevanza per la qualità della vita ecclesiale e lo svolgimento della missione di evangelizzazione, alla quale tutti partecipiamo in forza del battesimo e della confermazione».[2]
La consultazione del Popolo di Dio
Mi sono fermato su queste parole perché esse vanno considerate con attenzione se si vuole dare una qualche risposta alla questione posta nel titolo, ovvero se il percorso sinodale 2021-2023 della Chiesa cattolica possa avere un significativo interesse per l’Ortodossia.
È evidente che tutta l’organizzazione cattolica del Sinodo tende ad attivare innanzitutto la partecipazione dei battezzati/cresimati alla vita della Chiesa risvegliando in essi la coscienza della comune appartenenza alla Chiesa e suscitando l’esercizio pieno della loro soggettività ecclesiale.
La concreta articolazione della modalità di sviluppo della coscienza e della partecipazione sinodale ha originato una pratica sinodale che, a mio parere, appare di fatto come una novità assoluta nella storia delle Chiese. Da tal punto di vista, non sorprende affatto che tutti i tempi organizzativi del Sinodo si siano allungati a partire dal raddoppio dei tempi dell’ascolto.
L’ascolto, in effetti, è la novità assoluta di questo Sinodo per il modo in cui il percorso sinodale è stato concepito e attuato.
Se in passato, infatti, il convenire sinodale intraecclesiale che dava voce alle varie componenti ecclesiali (principalmente, se non esclusivamente, quella episcopale) era legato a controverse questioni teologiche, liturgico-sacramentali, organizzative/di governo o canoniche, nel presente processo sinodale il momento primo di esso è diventato quello dell’ascolto generalizzato, inteso come un comune «mettersi in ascolto dello Spirito Santo, che come il vento “soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va”» (Gv 3,8).[3]
Si noti bene, tale ascolto generalizzato ha il carattere di una vera e propria generale “consultazione del Popolo di Dio”, promossa dal vescovo di Roma e sviluppata dall’intero episcopato.
Per questo suo carattere generale e considerato che il consultato è il popolo di Dio, l’ascolto si configura non tanto come una risposta del popolo di Dio all’invito dei vescovi quanto piuttosto come una sorta di “autoconsultazione” del Popolo di Dio nel presupposto della comune possibile mozione da parte dello Spirito in tutti coloro che partecipano al processo sinodale.
Il linguaggio qui da me usato non è casuale; è il linguaggio stesso del Documento preparatorio. Si noti: la quarta sezione si intitola La sinodalità in azione: piste per la consultazione del Popolo di Dio[4] e in esso l’interrogativo fondamentale che guida la consultazione è così descritto: «L’interrogativo fondamentale che guida questa consultazione del Popolo di Dio, come già ricordato in apertura, è il seguente: Una Chiesa sinodale, annunciando il vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare ? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “cammminare insieme”?».[5]
Concretamente, dunque, la consultazione avviene attraverso l’ascolto della soggettività di ogni fedele o di ogni persona che possa dire qualcosa alla Chiesa (anche non battezzato e/o non credente[6]), nel presupposto che lo Spirito possa e voglia dire qualcosa alla Chiesa attraverso tutti coloro che entrano o possono entrare nel percorso sinodale ecclesiale dell’ascolto.
Non casualmente è così descritto: «vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio».[7]
Naturalmente la fase dell’ascolto è destinata ad essere seguita dalla fase sapienziale e decisionale ed emergeranno probabilmente a quel punto ulteriori e complessi problemi, a cominciare dal primo e decisivo: il discernimento da esercitare sull’ascoltato in ordine alla vita della Chiesa.
La modalità di attuazione di tale discernimento è concretamente tutta da sperimentare, nonostante la chiarezza teorica del documento teologico della Commissione teologica internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2 marzo 2018).
Non si può trascurare, infatti, che le conclusioni dell’ascolto nelle Sintesi (guidato dallo Spirito) tenderanno inevitabilmente a diventare “soggetto” del discernimento e non semplicemente “oggetto”. In altre parole, un discernimento che contestasse alcuni dati cognitivi offerti dalle Sintesi [8] potrebbe generare ampie occasioni di conflitto interpretativo a vari livelli.
Se quanto fin qui detto sulle caratteristiche del percorso sinodale cattolico è corretto, bisogna dire che l’Ortodossia, nella sua storia, ha vissuto e sperimentato la sinodalità in modo diverso.[9]
Un confronto con l’Ortodossia
Quello che appare particolarmente difficile da collocare nella percezione ortodossa è la prospettiva di una consultazione del popolo di Dio di tipo ecumenico, alla ricerca generica e generale di quello che lo Spirito dice alla Chiesa, prescindendo dalla questione dell’appartenenza alla Chiesa dei soggetti sinodali ovvero dalla questione della validità dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e dal cammino nella via della verità.
Se è vero, infatti, che il popolo di Dio è nell’esperienza ortodossa il portatore della Tradizione, della continuità esperienziale e liturgica della fede, è altresì vero che la Tradizione trova nei Padri e negli episcopali Concili Ecumenici la propria esplicitazione dotata di autorità in ordine alla determinazione della verità.[10]
Se si pone a confronto la modalità di convocazione e di esercizio dell’ortodosso Sinodo di Creta (2016) con quella della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo cattolico dei vescovi, apparirà chiaramente che, nel percorso ortodosso, non c’è niente di paragonabile alla fase dell’ascolto e che non appare davvero facile ritrovarvi i presupposti teologici di tale fase.
Apparentemente il rigetto “popolare” ortodosso del Sinodo di Firenze (1439) sembrerebbe offrire qualche punto di maggiore vicinanza. Tuttavia, a parere di chi scrive, le cose non stanno così. Se si può dire che esso nasce da una significativa – e ascoltata – reazione monastica e popolare (=interpretabile come espressione del popolo ortodosso), tuttavia si compie per il convergere di determinate condizioni storiche e politiche[11] che hanno offerto l’opportunità epocale di un ruolo rinnovato e primaziale del patriarcato di Costantinopoli in tutta l’area dell’antico Impero romano d’Oriente, ormai ottomana.
[1] Sinodo 2021-2023. Per una Chiesa sinodale. Comunione|partecipazione|missione. Documento preparatorio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2021, 1.
[2] Ibidem, 2. Vengono poi indicati gli otto principali [obiettivi] che declinano la sinodalità come forma, come stile e come struttura della Chiesa.
[3] Sinodo 2021-2023. Per una Chiesa sinodale. Comunione|partecipazione|missione. Documento preparatorio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2021, 2.
[4] Ibidem, 29.
[5] Ibidem, 30.
[6] Tra i dieci nuclei tematici che articolano la sinodalità vissuta nella fase dell’ascolto c’è il VI (Dialogare nella Chiesa e nella società) e il VII (Con le altre confessioni cristiane): Ibidem, 36. Ambedue ampliano i confini dell’ascolto possibile.
[7] Ibidem, 3.
[8] Le presenti considerazioni riguardano il processo sinodale in corso; non prendono in considerazione qui altre esperienze sinodali presenti nelle Chiese nazionali.
[9] Si veda in generale sull’Ortodossia quanto scrivo in B.PETRA’, Chiesa e sinodalità nell’Ortodossia contemporanea. Un percorso canonico e teologico in Riccardo Batocchio, Gianni Genre, Basilio Petrà, Sentieri di sinodalità. Prospettive teologiche interconfessionali, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2022, 127-169.
[10] Cf. B.PETRA’, L’etica ortodossa. Storia, fonti, identità, Cittadella Editrice, Assisi 2010, in particolare le pp. 69-89.
[11] In particolare, la caduta di Costantinopoli (1453) e la fine dell’Impero romano d’Oriente, al quale succede l’impero ottomano con Maometto II.