Sinodo italiano: ancora un passo

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A che punto siamo col Cammino sinodale italiano? Con la pubblicazione – lo scorso 20 dicembre 2024 – dello Strumento di lavoro per la fase profetica è stato fatto un passo ulteriore verso la conclusione, che sarà celebrata tra inizio aprile (Seconda assemblea sinodale) e fine maggio (Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana). Nel frattempo, il Cammino è tornato in diocesi per una nuova fase dai tempi, purtroppo, molto ridotti.

Lo Strumento di lavoro – che ha come suoi orizzonti di riferimento il testo dei Lineamenti (settembre 2024) e il Documento finale del Sinodo universale (26 ottobre 2024) – è composto di 17 schede tematiche suddivise in tre sezioni, che rappresentano le dimensioni della triplice conversione necessaria per dare corpo alla coraggiosa riforma ecclesiale che si è messa in cammino: la conversione comunitaria («rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali»); la conversione personale («formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita») e la conversione strutturale («la corresponsabilità nella missione e nella guida delle comunità»).

Un guadagno importante – espresso bene per riferimento al pensiero di Y. Congar (Vera e falsa riforma nella Chiesa) – è la consapevolezza che una «vera riforma ecclesiale» richiede tutte e tre le conversioni. Non si afferma, dunque, nessun primato, nemmeno quello – che godeva di un certo credito – della conversione del cuore rispetto a quella delle strutture. Se è vero, infatti, che senza un cuore (evangelicamente) rinnovato nessun cambiamento delle strutture sarebbe efficace in ordine a una «vera riforma», non lo è di meno che senza un cambiamento coraggioso delle strutture – soprattutto delle istanze di partecipazione ai processi decisionali – risulterebbe quasi impossibile una conversione dei cuori e lo sviluppo di una diversa coscienza ecclesiale, più matura e diffusa.

Questo «circolo virtuoso» − che costituisce la trama della riforma intrapresa − lo Strumento di lavoro sembra presupporlo ed esprimerlo in un frequente rimando tra le tre dimensioni menzionate. Quello che a un primo sguardo può ancora apparire un elenco di temi giustapposti, si rivela non solo il frutto di una paziente, progressiva concentrazione delle questioni emerse nei primi tre anni del Cammino (selezionate sulla base, soprattutto, del consenso ricevuto), ma anche un intreccio interessante di temi che interagiscono e si influenzano a vicenda.

Solo per fare un esempio, la formazione (seconda sezione) è qualificata con tre aggettivi, «sinodale, comunitaria e condivisa» (scheda 7), l’ultimo dei quali si comprende nell’orizzonte di una promozione della corresponsabilità dei battezzati nella missione e nella guida pastorale delle comunità (terza sezione), verso la quale si deve crescere insieme. Infatti, una tale conversione è realisticamente immaginabile solo per mezzo di itinerari formativi capaci di coinvolgere insieme e con pari dignità tutti i battezzati, «laici, persone consacrate e presbiteri», favorendo la conoscenza reciproca, lo scambio di doni e l’incontro delle diverse generazioni, con l’indicazione esplicita di ridurre «le iniziative separate [di formazione] a quelle strettamente necessarie» (i percorsi specifici per i diversi ministeri).

L’appello alle Chiese è dunque quello di esercitare una creatività pastorale coraggiosa, che lungo le linee indicate dallo Strumento di lavoro dia vita a laboratori, o cantieri, capaci di trasformare l’esistente mediante l’assunzione di uno stile (sinodale) del fare le cose e del prendere le decisioni, che va appreso, consolidato, diffuso e dovrà essere dotato degli strumenti adeguati per divenire strutturale nelle nostre comunità. Gli organismi di partecipazione già previsti appaiono a questo scopo «uno degli ambiti più promettenti su cui agire per una rapida attuazione degli orientamenti sinodali, che conduca a cambiamenti percepibili in breve tempo» (Documento finale del Sinodo, n. 103). Non escludendo neppure l’ipotesi, da parte delle Chiese in Italia, di poter avanzare «la richiesta di alcune modifiche del Codice di diritto canonico e del diritto particolare per dare concretezza alla conversione sinodale e missionaria della Chiesa» (Strumento di lavoro, Criteri per le scelte operative, terza sezione, p. 39).

Avanti, dunque, con il cammino di riforma. Ma per questo ulteriore passo che coinvolge le Chiese locali i tempi sono davvero molto stretti. Si chiede infatti che nelle diocesi vengano attivati gli organismi di partecipazione e le altre realtà ecclesiali per portare avanti il discernimento su alcuni dei temi suggeriti dalle schede (a scelta delle singole diocesi) e offrire un contributo in vista della Seconda assemblea sinodale (31 marzo-3 aprile). In questa assemblea, i delegati diocesani saranno chiamati a trasformare lo Strumento di lavoro e i contributi delle Chiese locali in una lista di proposizioni, che saranno votate e consegnate alla valutazione dell’assemblea generale dei vescovi italiani (26-29 maggio 2025). Da quest’ultimo passaggio scaturirà il documento degli orientamenti pastorali delle Chiese in Italia per il prossimo quinquennio (2025-2030), «fase attuativa» del Cammino sinodale.

I contributi delle diocesi (della dimensione massima di «15 mila battute, spazi inclusi») devono giungere alla Segreteria del Cammino sinodale entro il prossimo 2 marzo, indicando «quali schede sono state approfondite, quali organismi e realtà sono stati attivati» e quali tra le proposte operative hanno ottenuto maggiore consenso.

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Un commento

  1. Giampaolo Centofanti 23 gennaio 2025

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