La XVI assemblea sinodale (4-29 ottobre; Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione) è entrata nella seconda settimana dei lavori. Dopo l’avvio (qui su SettimanaNews), l’assemblea affronta, numero dopo numero, l’Instrumentum laboris. Divisi in tavoli, i sinodali vivono quello che è stato definito «il più ampio esperimento partecipativo», a seguito della stagione dei lavori diocesani, nazionali e continentali.
Alcuni giorni iniziali sono stati dedicati agli esercizi spirituali a Sacrofano. Di notevole impatto sono risultate le riflessioni suggerite da p. Timothy Radcliffe, ex maestro generale dei domenicani, e da suor Maria Ignazia Angelini. Il contesto di preghiera è stato fortemente voluto dal papa e dalla Segreteria generale del Sinodo per sottolineare la forma specifica del confronto nella Chiesa.
La modalità dei “tavoli” è da tempo sviluppata nei contesti della vita consacrata e permette una più facile comunicazione personale, ma anche un più complesso lavoro di sintesi. Con la discrezione richiesta ai partecipanti, il modo di lavoro rallenta una comunicazione mediale. I giornalisti hanno mostrato di non gradire.
I 464 partecipanti (i votanti sono 365) stanno ingranando un cammino che verrà ripreso da una seconda assemblea nel 2024.
Il clima e la direzione
Si possono raccogliere alcune impressioni dall’interno e un autorevole, seppur limitata, lettura dall’esterno.
Il clima è di grande cordialità e libertà. La presenza di laici (uomini e donne) con diritto di voto, è stata assorbita senza scosse dai vescovi. La convinzione comune è che, progressivamente, i lavori saranno concentrati e diventeranno più spediti.
Non mancano le perplessità la cui pertinenza sarà provata dalle settimane successive.
Un primo limite è legato alla novità dell’impresa. La sinodalità non si inventa senza un percorso non occasionale e un lungo esercizio dentro le comunità cristiane.
Un discreto numero dei vescovi «stanno a guardare» con un’implicita distanza, anche se non oppositiva. Le numerose e buone suggestioni sembrano sparse e non convogliate in una direzione pensata e propositiva, in una visione strategica.
Secondo un esperto, «manca il corrispettivo di Montini dopo l’intuizione di papa Giovanni sul Concilio». Qualcuno, cioè, capace di dare forma e struttura ai lavori. Inoltre, la sinodalità implica la rifondazione complessiva dell’ecclesiologia. Ma in questo momento la teologia adeguata al compito sembra un po’ arrancare.
Francesco e il successore
Una lettura esterna è quella offerta da Ross Douthat sul New York Times (9 ottobre). L’assemblea sinodale, a guida di Francesco, ripercorrerà i passi già sperimentati nei sinodi precedenti e introdurrà elementi innovativi in una narrazione che vuole essere in perfetta continuità con la tradizione cattolica. Si può affidare a una nota – è successo in Amoris laetitia – un cambiamento significativo come la comunione ai divorziati risposati.
«Ancora una volta, come ha fatto con i sinodi precedenti, papa Francesco ha convocato una discussione che è presumibilmente aperta, dialogica con lo Spirito che soffia dove vuole, ma in pratica sembra intesa a fornire una copertura al papa stesso, l’unico vero decisore, per allineare maggiormente la Chiesa con la cultura dell’Occidente dopo la rivoluzione sessuale. Ancora una volta, vengono sollevate aspettative progressiste, mentre vengono ipotizzati cambiamenti importanti: la possibilità di benedizioni per le relazioni omosessuali, la possibilità che le donne vengano ordinate come diaconi. Ancora una volta, i cardinali conservatori stanno cercando di organizzarsi contro tali cambiamenti, con drammatiche dichiarazioni pubbliche e domande (i cosiddetti dubia) poste direttamente al papa».
«Le ribellioni conservatrici contro il papa si sono finora rivelate autolimitanti, a causa delle contraddizioni implicite nella resistenza conservatrice all’autorità papale e della mancanza di meccanismi efficaci per tale resistenza al di fuori di un vero e proprio scisma. (Persino il critico papale più esplicito nell’episcopato americano, il vescovo Joseph Strickland del Texas, ha riconosciuto che avrebbe obbedito se rimosso dall’incarico). A sua volta, papa Francesco è stato attento a non rischiare di imporre uno scisma ai suoi critici. In questo senso, la notizia pre-sinodale che ha fatto clamore, secondo cui il papa è aperto alle benedizioni per le coppie gay, sembra una continuazione dell’approccio adottato sulla comunione ai cattolici divorziati risposati in una precedente tornata di controversia sinodale. Combina una riaffermazione formale dell’insegnamento cattolico, in questo caso sull’impossibilità del matrimonio tra persone dello stesso sesso, con un tacito permesso affinché i singoli sacerdoti prendano le proprie decisioni sull’offerta di benedizioni – a condizione che tali decisioni non siano formalizzate in alcun modo o regolate. L’atto di bilanciamento previsto è quello di inquadrare la liberalizzazione come eccezionale e caso per caso, in modo che i progressisti della Chiesa ottengano le innovazioni che desiderano nella pratica, mentre i conservatori si rassicurano che la teoria è ancora intatta».
Secondo Ross Douthat, la spirale del conflitto interno tra progressisti e conservatori continuerà ad allargarsi. E toccherà al successore di Francesco evitare che la trasformazione imploda in un dramma.
Chiacchiericcio vuoto e insulso. Questo non è un sinodo è una scampagnata dove con la scusa di aver messo dentro cani e porci alla fine dopo una buona bevuta in cantina il pranzo malcotto e disgustoso passerà per un sublime pranzo. Si vuole agire sulla prassi , comunione agli adulteri , fingendo di salvare la dottrina. Questo si chiama ingannare Dio Padre. Scismatici sono i partecipanti non noi pecorelle fedeli ma non fesse. Grazie
Praticamente i vescovi sono scismatici (oltre a essere cani e porci) ma lei e i suoi sodali siete a posto?
La finezza del suo linguaggio e dei suoi toni è un inno sublime alla volgarità. Complimenti.
in un suo commento precedente raccontava di essere stato un catechista, ma di essere stato mandato via perchè troppo ‘dogmatico’
ecco, forse il dogmatismo non è il problema, ma i modi ‘bruschi’ e la scarsa capacità di argomentare
Vedremo come andrà il Sinodo, quale direzione prenderà. Certamente ci sono dei dubbi che andrebbero sciolti (https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-2.html e https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-1.html). Le aspettative da entrambe le parti sono tante. Ognuno cerca di portare acqua ala proprio mulino. Vedremo… magari lo Spirto smuoverà le acque! Ottima la prassi del digiuno della parola da parte dei padri sinodali in modo tale da non deludere le aspettative degli uni e degli altri.
Sbirciando qualche sito conservatore si nota che , pur negando la sinodalita’, c’è gran voglia di dire la propria su questioni e sulle vicende interne la Chiesa soprattutto da parte dei laici. Vedo che si parla molto sul web ma all’interno della Chiesa si parla poco o nulla perché le strutture pur essendoci vengono poco utilizzate come luoghi di dialogo e confronto. Bisogna imparare a parlare meno sul web e parlare di più nelle comunità. Sono ottimista però ci vorrà tempo perché bisogna scongelare molti preti, che non vogliono aprire un dialogo serio.
Buongiorno,
È molto giusto.
Io credo che un malinteso rispetto della gerarchia impedisca a tanti di dire chiaramente quel che pensano.
I preti poi molto spesso hanno semplicemente paura delle ritorsioni.
Nella mia diocesi un parroco veramente pieno di fede è stato mandato via alcuni anni fa con delle scuse puerili.
Era troppo “prete”.
È triste ma è così.