Il vescovo di Hildesheim, Heiner Wilmer, dehoniano, mette in guardia contro le aspettative troppo alte del cammino sinodale, con cui chierici e laici vogliono riformare la Chiesa cattolica. Il cammino sinodale vorrebbe troppe cose tutte in una volta.
Prima della quinta e ultima assemblea sinodale che si terrà dal 9 all’11 marzo a Francoforte, ha dichiarato al Rheinische Post: «Non capita tutti i giorni che uomini e donne siedano insieme ai vescovi attorno ad ampi tavoli e discutano tra loro. Ciò ha sollevato grandi aspettative. Hanno detto: “ora possiamo finalmente imprimere una svolta alla Chiesa”».
Secondo Wilmer, nella Chiesa si è condensato un grande bisogno di riforme, ma c’è troppa fretta di attuarle. «Io – ha spiegato – sono decisamente favorevole a un rinnovamento. Dobbiamo andare avanti, ma siamo troppo impazienti. In Germania, a volte, manca il lungo respiro. Manca la disponibilità a riconoscere che non tutto può essere realizzato nell’arco della propria vita».
Il vescovo 61enne è preoccupato per il tono degli ultimi dibattiti sul cammino sinodale, come il celibato e le donne nei ministeri ordinati. «Certamente non ho paura delle discussioni, ce ne sono sempre state, ne parlano anche gli Atti degli Apostoli». Le controversie sono sempre un segno di intensa partecipazione. «Ma dipende da come ci confrontiamo. E spero che non ci ingarbugliamo proprio ora».
Per questo egli si reca a Francoforte con «sentimenti contrastanti». A suo parere, il cammino sinodale, così come si sta sviluppando, «ci ha definitivamente cambiati, non importa come e dove finisca. La Chiesa cattolica in Germania già ora è diversa, e continuerà a cambiare».
Ma, «in termini di partecipazione, la Chiesa è ancora agli inizi. Nella Chiesa cattolica, siamo fondamentalmente una grande associazione di persone che stanno facendo la prima esperienza con la partecipazione di tutti. Non sto parlando della democratizzazione della Chiesa, ma del fatto che ora conosciamo elementi democratici», ha sottolineato. «Non dobbiamo avere paura. Il fatto è che l’umore si è emotivamente addensato. Mi auguro solo una maggiore serenità. Ciò non vuol dire: meno serietà; soltanto: meno drammaticità».
Dalle dichiarazioni di p. Heiner Wilmer si evince che egli ha un orientamento di fondo e dunque una visione d’insieme. Il suo richiamo ad una progressività – nei tempi e nei modi – mi sembra pertanto opportuna (buon senso). Dietro le sue parole non percepisco infatti atteggiamenti attendisti, né tantomeno strategie ecclesiastiche finalizzate a normalizzare e a fagocitare lentamente il cammino di riforma.
Concordo sulla cautela e sulla prudenza sollecitate dal vescovo. Devo dire che è bello sentire che in altri contesti ecclesiali ci sia entusiasmo. In Itala non mi pare si respiri un’aria simile, anzi noto e percepisco una depressione.
Spiegate al vescovo che una volta aperte le danze intorno al vitello d’oro è difficile farle smettere… ed ora Mosè (finalmente) pare stia tornando dalla cima del monte. Rotture in vista.