Può la Zona di libero scambio continentale africana (AfCfta) essere un catalizzatore che renda il commercio sostenibile, nonché la biodiversità africana un fattore chiave per la ripresa e lo sviluppo post pandemia di covid-19?
La questione è oggetto di uno studio della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad). L’organismo onusiano invita infatti a dare maggiore spazio alla biodiversità e al commercio sostenibile nei negoziati sull’AfCfta, cosa che non è avvenuta finora, benché l’area sia già entrata ufficialmente in vigore, il 1° gennaio scorso.
“Si tratta di un’occasione mancata per raggiungere uno sviluppo sostenibile attraverso l’integrazione commerciale in Africa, come previsto dall’Agenda 2063 per l’Africa”, sottolinea l’Unctad, nel rapporto intitolato “Implicazioni dell’area di libero scambio continentale africana per il commercio e la biodiversità: raccomandazioni politiche e normative”. Lo studio, sviluppato in collaborazione con l’iniziativa Abs, esamina il legame tra commercio e biodiversità e gli impegni delle parti interessate all’accordo AfCfta.
Una delle vie possibili è l’iniziativa BioTrade, che secondo David Vivas, esperto legale dell’Unctad, potrebbe svolgere un ruolo centrale nello stabilire un percorso di sviluppo verde per i Paesi africani e quindi garantire una ripresa rispettosa dell’ambiente dalla pandemia di covid”.
La BioTrade comprende attività relative alla raccolta, la produzione, la lavorazione e il commercio di beni e servizi derivati dalla biodiversità che soddisfano criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, noti come Criteri e Principi BioTrade.
Lo studio individua punti di potenziale inclusione di considerazioni ambientali nel testo giuridico dell’Accordo attualmente in fase di negoziazione. Evidenzia gli incentivi economici positivi per il commercio sostenibile dei prodotti della biodiversità al fine di contribuire a obiettivi ambientali come la conservazione degli ecosistemi e la lotta ai cambiamenti climatici. “Il vantaggio comparativo che molti Paesi africani hanno nelle risorse biologiche e nei sottoprodotti rappresenta un’enorme opportunità economica”, ha affermato Vivas.
Il commercio di prodotti derivati dalla biodiversità – sostiene lo studio – costituisce una parte importante delle esportazioni dei Paesi africani. Nel 2017, quasi 78 miliardi di dollari di prodotti biologici sono stati esportati dai membri dell’Unione Africana, ovvero il 3,5% del loro Pil combinato. Il capitale naturale rappresenta tra il 30 e il 50% della ricchezza totale della maggior parte dei Paesi africani.
Inoltre, l’Africa ospita otto dei 36 hotspot globali di biodiversità – regioni biogeografiche con livelli significativi di biodiversità – e si ritiene che quasi un quinto di tutte le specie di mammiferi, uccelli e piante vivano sul continente.
Oltre alle considerazioni sullo sviluppo sostenibile, lo studio chiede anche l’inclusione nell’accordo AfCfta di un protocollo aggiuntivo che colleghi il commercio alle considerazioni ambientali, in un capitolo a sé stante.
“Un tale strumento potrebbe svolgere un ruolo importante nell’affrontare e consentire il commercio di risorse biologiche e genetiche, tra le altre cose”, ha affermato Frederic Perron-Welch, consulente dell’Unctad e autore dello studio. “Lo stretto legame tra commercio e ambiente, come esemplificato da BioTrade, dovrebbe essere incorporato anche negli strumenti esistenti e in quelli ancora in fase di negoziazione”, ha aggiunto.
L’AfCfta copre la più vasta area commerciale regionale del mondo e comprende il maggior numero di Paesi partecipanti dall’istituzione dell’Organizzazione mondiale del commercio. Fondato nel 2018 dai membri dell’Unione Africana, rappresenta un mercato di 1,2 miliardi di persone e un Pil di 2,5 trilioni di dollari.
La seconda e la terza fase dei negoziati sono attualmente in corso e dovrebbero concludersi entro la fine del 2021. Comprendono protocolli aggiuntivi su temi come i diritti di proprietà intellettuale, gli investimenti, le politiche di concorrenza e il commercio elettronico. Nonostante i negoziati ancora in corso, il commercio tra i membri dell’area è iniziato il 1 gennaio 2021.
La Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite ritiene che l’accordo AfCfta abbia il potenziale per aumentare il commercio intra-africano del 52, 3% eliminando i dazi all’importazione e che questo commercio potrebbe raddoppiare se le barriere non tariffarie venissero abbassate.
- Dalla rivista Africa.