Oltre 181 miliardi di euro. Questo hanno perso, in undici anni, gli italiani che hanno speso i loro soldi nel gioco d’azzardo. Il fatturato complessivo del settore, negli anni indicati, ammonta a ben 760 miliardi di euro. Questi e altri dati sono contenuti nel dossier “Gioco d’azzardo: i numeri di un mercato fuori controllo”, curato da Filippo Torrigiani, consulente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA) e della Commissione parlamentare Antimafia, e don Armando Zappolini, presidente del CNCA.
«Sono cifre impressionanti – dichiara don Zappolini – che danno un’idea molto chiara del travolgente successo del gioco d’azzardo nel nostro paese. Il dossier – che si deve soprattutto al lavoro e alla passione di Filippo Torrigiani – presenta numerosi dati, facilmente comprensibili tramite tabelle, che permettono di avere una fotografia piuttosto esaustiva del volume enorme e delle tante facce che il settore dell’azzardo ha assunto in Italia. La nostra Federazione è impegnata da tempo, anche come promotore della Campagna Mettiamoci in gioco, per ridurre i rischi del gioco d’azzardo. E anche questo dossier è un piccolo contributo a una causa per cui vale davvero la pena di battersi: difendere il diritto alla salute dei cittadini e, in particolare, di quelli più deboli».
«Secondo le ultime stime – nota Torrigiani – il mercato mondiale del settore, a fine 2016, si è attestato su un valore di circa 470 miliardi di dollari, equivalente al fatturato dell’anno 2012 del Gruppo Apple o al Pil della Russia. Per anni si è erroneamente creduto che, se lo Stato avesse ampliato, controllato e gestito l’offerta del gioco lecito, si sarebbe disgregato il mercato illegale. Non era vero. Le tenaglie dell’illegalità, di fatto, prosperano certamente su un binario “parallelo” e con un giro di affari difficilmente quantificabile; in realtà, però, resta il fatto – incontrovertibile – che, a fronte di una maggiore “offerta del gioco legale”, sia più semplice per i clan malavitosi trarre profitti tramite pratiche di usura, riciclaggio, estorsione, imposizione».
Alcuni dati contenuti nel dossier
I dati per l’Italia dimostrano che, già oggi, la raccolta di denaro che proviene dalle video lottery terminal (oltre 23 miliardi di euro nel 2016), è quasi pari a quella delle slot machine (poco sopra i 26 miliardi), pur essendo molto inferiori di numero. L’intenzione del Governo di ridurre il numero delle slot senza voler intervenire sulla quantità di apparecchi video lottery, molto più aggressivi, presenti sul mercato, appare perciò inadeguata.
Appare anche molto preoccupante il numero di infrazioni constatate dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm): 4,6 infrazioni amministrative e 1,5 di carattere penale al giorno, nel 2016, con sanzioni applicate per 30 milioni di euro e 245 persone denunciate all’autorità giudiziaria (2.545 nel periodo 2012-2016).
Colpisce anche il volume del gioco on line, con quasi 6.400 siti inibiti da Adm nel periodo 2006-2016, che hanno registrato quasi 10 milioni di tentativi di accesso illegali.
Non dovrebbe perciò sorprendere che il fatturato complessivo del gioco d’azzardo nel nostro paese nel 2016 (quasi 96 miliardi di euro), sia di gran lunga superiore a quello conseguito nello stesso anno da una delle principali imprese italiane, l’Enel (quasi 74 miliardi di euro).
Nessun commento