“E dagliela, ci risiamo!”, direbbe qualcuno. La novità sta nelle notizie. La spinta maniacale, che spesso condiziona i comportamenti, non si è mai interrotta.
Da una vita, incontro persone con il problema delle dipendenze patologiche. Voglio contribuire a riflettere su queste tematiche con alcune elementari suggestioni. Con la speranza di non essere maniacale a mia volta.
Parto da Sandro Tonali. Uno dei nomi che stanno sulle pagine dei giornali. Inizio con un elogio. I giornali dicono che abbia chiesto aiuto. Il coraggio di chiedere aiuto nasce dalla parte più nobile di noi stessi, il primo passo per uscire da quella maniacalità che spinge a non riconoscere i propri limiti.
Essendo tifoso del Brescia, ricordo molto bene come si muoveva quando era un giocatore della mia squadra. Davanti alla difesa, conteneva e smistava con sicurezza. Nulla più. Passato al Milan è migliorato moltissimo. Fondamentale la relazione con l’allenatore che l’ha spostato più avanti e, come risultato, maggior precisione nei passaggi e tanti suggerimenti agli attaccanti. Poi la Nazionale.
Successo e notevole miglioramento economico. Non più migliaia, ma milioni. Domanda più che legittima: che bisogno aveva di altri soldi?
Forse la relazione valorizzante con l’allenatore non era sufficiente per star bene con sé stesso. Allenatore come riferimento per il tentativo di essere sempre al massino. «…l’Altro al quale rivolgersi per tutta la vita un interrotto appello; non c’è atto del soggetto che non lo presupponga e a cui non si indirizzi» (Franco Lolli in La depressione, ed. Bollati Boringhieri). Ma quest’Altro non sarà mai sufficiente a riempire quei vuoti di relazioni importanti che hanno promosso la disistima di fondo.
La depressione, che è sempre dietro l’angolo, è sempre insopportabile. La maniacalità dei comportamenti è un modo illusorio per riempire certi vuoti. Gli applausi eccitano, ma non mai a sufficienza. Come pure le scommesse e tutto ciò che, eccitando, illude.
Si crea così quell’assuefazione all’eccitazione che spinge ad alzare la dose. Appiattiti sull’essere sempre più all’altezza delle prestazioni, ci si dimentica della propria vera identità. Si può essere cocainici anche senza assumere cocaina. Tutte le volte che la maniacalità del fare blocca il sentire.
Per ritrovare il senso del vivere, abbiamo bisogno di relazioni che promuovano pensieri, emozioni e sentimenti propri. Chiedere aiuto significa riconoscere di aver bisogno di una relazione «che colora contenuti affettivi intensi e stacca così dall’incantesimo del quale è prigioniero» (idem).
Per gli schemi di gioco basta un allenatore, per star bene con sé stessi occorrono persone che aiutino a crescere dentro e a trovare senso. Affidarsi per capirsi.
Complimenti a Tonali per aver saputo chiedere aiuto.