Da bambino leggevo avidamente le opere di Jules Verne, poi, da adolescente, ho divorato centinaia di romanzi e racconti di fantascienza, molti dei quali dipingevano uno sbalorditivo progresso tecnologico fatto di viaggi spaziali, mentre altri autori raccontavano sarcasticamente, o tragicamente, scenari futuri tutt’altro che ottimistici, fino all’autodistruzione del’umanità.
La fantascienza è spesso letteratura di grande qualità, e tutt’altro che marginale, dato che molti scritti si sono poi trasformati in film celeberrimi, alcuni utopistici e “progressisti”, da 2001 Odissea nello spazio, scritto da Kubrick in collaborazione con il grande Arthur C. Clarke, alla saga di Guerre stellari, ispirata al ciclo galattico di Isaac Asimov. Di genere del tutto opposto fu invece Blade Runner, capolavoro assoluto di Ridley Scott, tratto da un romanzo di Philip Dick, profondamente distopico e amaro.
Perché questa introduzione? Perché da anni la domanda che mi pongo è, appunto, in che futuro siamo finiti? Se dovessi scegliere un autore che ho letto con sconcerto e ammirazione, e che mi pare ci abbia preso più di tutti, penserei a James G. Ballard, che gli scenari peggiori li ha raccontati tutti. Ricordo bene due tremende copertine di Urania, del mitico disegnatore Karel Thole, una per Deserto d’acqua (1963) e l’altra per Terra bruciata (1966), due romanzi che dipingono futuri disastrosi, solo in apparenza contraddittori.
Che cosa pensare infatti, dopo un’estate di terribile siccità nel sud e mesi di continue alluvioni nel centro e nel nord dell’Italia? Provo ad elencare di seguito i principali eventi estremi di questi ultimi mesi del 2024, senza alcuna pretesa di ricordare tutto:
29-giu |
Cervinia e Cogne |
Alluvioni e gravi danni |
01-ago |
Mestre |
Bomba d’acqua |
18-ago |
Milano |
Bomba d’acqua |
19-ago |
Italia |
Maltempo improvviso e fortissimo in molte località |
27-ago |
Roma est |
Bomba d’acqua e allagamenti |
05-set |
Torino e paraggi |
Alluvioni, un disperso |
05-set |
Milano |
Esonda il Seveso |
08-set |
Milano |
Esonda il Lambro |
18-set |
Modigliana (RA) |
Piena dei torrenti e allagamenti |
19-set |
Faenza e Bagnacavallo |
Esondazioni per pioggia enorme (350 mm) |
19-set |
Ancona e provincia |
Allagamenti ed esondazioni |
27-set |
Emilia Romagna |
Venti fortissimi da sudest in pianura |
03-ott |
Catania |
Oltre 35 °C |
08-ott |
Genova entroterra |
70 mm in 90 minuti |
10-ott |
Milano |
Esonda il Lambro |
16-ott |
Ponente ligure |
Esondazioni di torrenti |
17-ott |
Genova e Levante ligure |
Esondazioni di torrenti, piogge oltre i 100 mm |
17-ott |
Toscana, dalla Versilia a Siena |
Allagamenti per piogge intense |
17-ott |
Appennino bolognese |
Piogge intense e allagamenti |
19-ott |
Bologna città e dintorni |
Alluvione Ravone, Zena e altri corsi minori, 1 morto |
19-ott |
Catania |
Allagamenti per piogge intense |
20-ott |
Cadelbosco di Sotto (RE) |
Rottura argine del Crostolo |
22-ott |
Catanese |
Allagamenti in aree urbane |
20-ott |
Licata (AG) |
Esonda il Salso |
23-ott |
Ischia |
Alluvione lampo |
27-ott |
Piemonte e Liguria |
Piogge enormi ed esondazioni, un disperso |
27-ott |
Francia |
Alluvione a Saint-Tropez |
27-ott |
Sardegna |
Nel sud dell’isola alluvioni, un disperso |
29-ott |
Spagna |
Alluvione lampo nella regione di Valencia |
A ben guardare è come se la natura fosse scesa in guerra contro l’Italia. Naturalmente la guerra non riguarda affatto solo il nostro paese, è anzi globale: basti ricordare la rapida e devastante sequenza di uragani in America (“Helene” e “Milton”) che tra settembre e ottobre hanno fatto centinaia di morti, la tempesta “Boris” in Europa centrale a metà settembre, e le imponenti alluvioni di inizio ottobre in Bosnia ed Erzegovina; anche qui senza alcuna pretesa di essere esaustivo.
Tutto questo è il risultato – atteso – di una fase ormai ultraventennale di potente e rapidissimo riscaldamento globale, senza alcun dubbio causato dalle colossali emissioni di gas serra (CO2 in primis) derivanti dai continui ed incessanti consumi di sostanze fossili quali carbone, petrolio e gas metano. Non è solo l’atmosfera che si riscalda, anche il mare Mediterraneo, sollecitato dall’ennesima estate torrida, emette sempre più vapore acqueo, che le perturbazioni trasportano sui rilievi dell’entroterra e trasformano in piogge torrenziali, di tipo tropicale.
Le cose potrebbero peggiorare ancora? Senz’altro sì, perché l’umanità sembra incapace di comprendere cosa accade, non modera i propri consumi, e soprattutto non sta cambiando il proprio sistema energetico con la velocità necessaria. Per uscire dal sistema fossile che abbiamo messo in piedi in quest’ultimo scorcio della nostra breve permanenza sul pianeta gli strumenti ci sarebbero, come documentano ampiamente Armaroli e Balzani nella recentissima quarta edizione del loro importante testo Energia per astronave Terra (qui). Calcoli più precisi, compresi quelli riguardanti la necessaria moderazione, sono invece riscontrabili nel recente testo dell’ing. Marco Giusti, correttamente intitolato L’urgenza di agire: perché e come abbandonare rapidamente le fonti fossili (qui).
Faccio un esempio banale, se butto via la vecchia macchina a petrolio con cui faccio 20mila km l’anno e la sostituisco con una elettrica, caricata con il mio impianto fotovoltaico, ecco che spariscono 3 tonnellate di CO2 emesse ogni anno. Se butto via la caldaia a gas e la sostituisco con una pompa di calore, ottengo un risultato molto simile. Se evito di saltare su un aereo alla prima offerta allettante che mi arriva sul cellulare, ecc. Se qualche milione di famiglie fa la stessa cosa, gli effetti sono facili da immaginare.
Su altra scala, se spegniamo le due centrali a carbone sarde e le sostituiamo con un numero sufficiente di impianti eolici e fotovoltaici eliminiamo di colpo decine di milioni di tonnellate di emissioni. E come bonus otterremmo anche aria molto più pulita e un miglioramento generale della salute pubblica.
In sostanza, parafrasando il titolo di un recente volume del professore californiano Mark Jacobson, non servono miracoli, ci serve invece un governo che non perda tempo e soldi (quali?) dietro alle chimere nucleari, e che si affretti a lasciare lo spazio necessario per quelle nuove installazioni di rinnovabili che potrebbero portare il nostro paese verso emissioni dimezzate di qui a fine decennio, azzerate di qui a metà secolo, come giustamente chiedono l’Unione europea e il trattato di Parigi.
Nel frattempo, tutte le autorità, da Roma all’ultimo dei comuni, devono lavorare alla protezione del territorio e dei cittadini. Servono tanti soldi, ma non per le centrali nucleari o per il fantomatico ponte di Messina: servono soldi per adattare il nostro paese a difendersi dalle mazzate di questo nuovo clima, evitando così a tutti noi di finire come in un disastroso film di fantascienza.